Conversazione con Francesco Filippi

A cura di Riccardo Mazzeo

Mercoledì 11 dicembre in biblioteca della Provincia Riccardo Mazzeo ha conversato con Francesco Filippi, partendo da Mussolini ha fatto anche cose buone

Riccardo Mazzeo: Nel suo libro, storicamente documentatissimo, lei sfata una serie di miti che inducono una quota sempre più cospicua dei nostri connazionali a riabilitare, in un certo senso, il fascismo di Benito Mussolini: dal “duce previdenziale” a quello bonificatore, da quello costruttore a quello della legalità, senza dimenticare il duce economista, condottiero, statista, femminista e umanitario.
Francesco Filippi: Certo! Per smentire l’umanità di Mussolini basta ricordare che le sue leggi razziste sono state promulgate ancor prima di quelle tedesche del 1938. Nelle colonie italiane vigeva una sorta di apartheid in difesa della purezza della razza italiana. Oppure pensiamo alla trasformazione delle donne da soggetti a oggetti, da individui a grembi, espulse dal mondo del lavoro e da quello dell’istruzione. Sotto il fascismo studiare diventa inutile, e la donna viene considerata inferiore, inidonea a ricoprire incarichi.
RM: Mussolini è stato un grande comunicatore. Parlava con l’esibizione del corpo, mentre Hitler lo faceva con la voce che rappresentava l’inconscio dei tedeschi. In entrambi i casi si è tesaurizzato uno scontento diffuso, ci si è focalizzati sulle emozioni di un popolo risentito, semplificando concetti complessi e attingendo dalle “banche dell’odio e del rancore". Mi sembra che qualcosa del genere si stia verificando anche oggi…
FF: La politica, come dice lei, è complessa, la democrazia è spesso farraginosa, è evidente che un popolo disgustato dalla latitanza dello Stato, dal peggioramento delle condizioni economiche, spaventato dalla globalizzazione e dai flussi migratori, può essere sedotto da qualcuno che si palesi “uomo forte”, “uomo della provvidenza”, e che può avere buon gioco nell’ispirare fiducia anche quando un’analisi appena più ponderata ne rivelerebbe i lati oscuri, dalla corruzione alle trame segrete che ne consentono le risorse ingenti e la forza d’impatto. La storia, quella vera e non vagheggiata e trasfigurata, può costituire un antidoto alle derive possibili oggi.

Riccardo Mazzeo

18/12/2019