Educazione interculturale

Riccardo Mazzeo intervista Agostino Portera

Biblioteca della Provincia, 18 giugno 2019.

Riccardo Mazzeo: Cominciamo parlando di identità, un concetto di cui hai parlato con Bauman nel tuo libro Intercultural Identity and Need of Education. L'identità, di cui tanto si parla come costrutto solido e inscalfibile, è in realtà porosa, composita, multiforme, in pratica “interculturale”.

Agostino Portera: Certo, continuo a constatarlo e confermarlo nei miei corsi che tengo nelle università di tutto il mondo. Esistono cifre specifiche, connotazioni peculiari ai diversi popoli, ma se si lacera il sipario della superficie ci si avvede subito della variegatezza di ciascuno.

RM: Ti apparento in qualche modo ai grandi autori che hanno manifestato con maggiore pregnanza un'identità interculturale: a parte Bauman, che è stato fatto sentire straniero nella sua Polonia, un alieno in Israele e comunque un forestiero nella sua seconda patria, Leeds, abbiamo l'esempio di Jacques Derrida, Juan Goytisolo e prima di loro Alfred de Musset...

AP: Be', si parva licet hai certo ragione visto che sono nato a Porto Empedocle, ho studiato a Friburgo, ho insegnato in Australia e adesso divido il mio insegnamento fra l'università di Verona, alcuni atenei tedeschi e molti altri sparsi dal Giappone a Israele. Nell'ultimo mese ho tenuto una settimana di corsi a Seoul e un'altra a Riga, in Estonia. Devo ammettere che mi entusiasma la varietà degli atteggiamenti e delle intelligenze del mondo.

RM: Tu sei il massimo esperto italiano di educazione interculturale, e nel vostro libro tu e Bauman siete quasi sempre dello stesso avviso, quantunque delineato in termini differenti. Non siete però concordi nella visione e nell'approccio per lui discolon (pessimista) e per te eucolon (ottimista). Che cosa ci dici in proposito?

AP: Sono d'accordo con Bauman sulla commistione di bene e di male che albergano in ogni animo umano, e trovo appropriato che lui, da sociologo, tenda a enfatizzare gli aspetti più critici su cui è necessario lavorare. Dal canto mio, poiché mi occupo di educazione, è normale che sottolinei invece gli aspetti positivi da riprodurre su più larga scala, come ha fatto Albert Bandura con l'uso di soap operas e radiodrammi per sconfiggere l'analfabetismo in Messico e l'Aids e le gravidanze indesiderate in Africa.

Riccardo Mazzeo

27/06/2019