Candido o L'ottimismo

di Voltaire

A metà strada tra un racconto filosofico e un romanzo di viaggio e di formazione, critica con sottile ironia la massima leibiziana per cui “tutto è bene”.

In Westfalia, in uno "splendido" castello "dotato anche di porte e finestre", di proprietà del barone di Thunder-den-Tronckh, "il più grande signore della provincia e perciò del mondo", vive un giovane dal carattere ingenuo e sincero, di nome Candido; è orfano ma si dice che sia figlio della sorella del barone e del suo amante, un nobile delle vicinanze, che non aveva potuto sposarla perché non aveva abbastanza "quarti di nobiltà". Suo precettore è Pangloss, che insegna a lui e alla figlia del barone la "metafisico-teologo-cosmologo-nigologia", la dottrina filosofica secondo la quale il mondo è "il migliore dei mondi possibili" in quanto "tutto ciò che esiste ha una ragione di esistere". 
Attraverso le incredibili disavventure di un giovane inguaribilmente ottimista l'autore demolisce ironicamente la dottrina del filosofo Leibniz, che vedeva realizzato nell'universo "il migliore dei mondi possibili".

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Voltaire (1694-1778), pseudonimo di François-Marie Arouet, scrittore, filosofo enciclopedista fu uno dei protagonisti del movimento culturale dell' illuminismo.

Le convulse e mirabolanti avventure di Candido offrono alla scintillante, ironica e incisiva penna di Voltaire l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista leibniziano e della teoria del migliore dei mondi possibili. E il lettore di ieri, come quello di oggi, preso dal frenetico ritmo narrativo cede all'incantesimo e si rende partecipe del sottile e intelligente gioco con il quale la consumata maestria dell'"ultimo degli scrittori felici" (Barthes) lo induce a passare
velocemente dall'arbitrio narrativo alla meditazione filosofica.

redazione

30/03/2020