Albi illustrati e disabilità visiva

Il progetto di Logos edizioni e CBM

CBM Italia Onlus fa parte della più grande Organizzazione Umanitaria Internazionale impegnata nella prevenzione e nella cura della cecità e disabilità nei Paesi a Sud del mondo.

L’Organizzazione sostiene progetti a carattere medico, educativo e di sviluppo che abbiano come obiettivo l’aumento del benessere di chi è colpito da cecità. La collaborazione con la piccola casa editrice indipendente di Modena, Logos edizioni, nasce nel 2017 con la pubblicazione di Blind: dal buio alla luce di Lorenzo Mattotti. Prosegue con Lucia di Roger Olmos nel 2018 e Anna dei Miracoli di Ana Juan nel 2019.

L’obiettivo generale del progetto editoriale è quello di aprire una finestra sulla disabilità e di creare empatia – cosa non facile - a partire dal principio di inclusione per tutti.

La caratteristica della collana è quella di lavorare, visivamente, sulla dicotomia luce-buio, nero-colore, chiaro-scuro, traghettando il lettore in una dimensione che probabilmente non gli è propria. Sono libri che provocano la vista, interrogando la nostra mente su cosa sia la disabilità, su quale sia “lo sguardo” da assumere per entrare in contatto con “l’assenza dello sguardo”. Sono albi illustrati di raffinatezza espressiva nei quali parole e immagini sono diventano un tutt’uno, non per nulla autore e illustratore coincidono.

L’albo illustrato, Blind, passa dalla buio alla luce addestrando la vista del lettore: lo conduce fino al buio più completo, una pagina nera, per poi immergerlo, piano piano, dallo sfumato al dettagliato, nella dimensione variopinta della gioia, della libertà, del divertimento. Il libro è un inno al movimento, del corpo, della mente e degli occhi, ma anche un sogno: è mai possibile vedere un mondo così allegro e colorato? Esiste davvero? Siamo noi che non riusciamo a vederlo?

Lo stile è quello “mattottiano” che tanto ci piace e il carisma stilistico dell’artista penetra velocemente nei nostri occhi, rimbalza e accende l’immaginazione, vivificandola.

Lucia di Roger Olmos presenta la disabilità visiva da una prospettiva differente grazie alla messa in scena della ricchezza immaginativa che la giovane protagonista è stata capace di sostituire alla mancanza di vista ottica. Lucia ha creato un suo mondo fantastico, fatto di colori, forme, personaggi mai visti ma perfettamente presenti nella sua mente. L’olfatto l’aiuta a riconoscere gli umori e i caratteri delle persone che incontra nel tragitto casa-scuola. È una bambina felice, perché “vede a colori”, anzi sollecita la vista del lettore a farsi più inventiva, più fantastica, più ricca, più giocosa. Quello di Lucia è un immaginario che risente della lezione della storia dell’arte europea: c’è Bosch con le sue figure oniriche e insieme reali, c’è George Grosz nella dimensione grottesca, c’è la resa scultorea delle figure, c’è il colore dell’espressionismo. È un albo che interroga sulla nostra capacità di vedere oltre le apparenze, oltre il dato di realtà, oltre noi stessi. La tavola che presenta Lucia “salutare gli alberi” in un parco, nel quale solo lei percepisce l’importanza della natura, mentre tutti i vedenti sono chiusi, singolarmente, nel loro mondo digitale, è quasi profetica, oggi nel maggio 2020.

Con Anna dei Miracoli si ritorna alla dicotomia chiaro-scuro, dimostrando l’abilità pittorica dell’autrice, Ana Juan, a suggerire atmosfere e stati d’animo. Qua e là il giallo dorato apre spiragli di luce e porta i lettori “visivi” verso una porta che si può aprire: è necessario trovare la chiave e aver voglia di spingere il battente.

La protagonista è Helen, una bambina, che a soli due anni perde la vista: centinaia di farfalle nere le si posano sugli occhi, fino ad impedirle di ammirare il mondo. Anche l’udito è occluso dallo sbattere potente delle ali dei lepidotteri. Helen cresce nonostante tutto. Cresce capricciosa e scontrosa, chiusa in se stessa, ostile verso la sua famiglia. Finché un giorno, arriva dal Nord una donna, Anna, ed Helen riesce di nuovo a comunicare con l’esterno. Nella lotta corpo a corpo tra la bambina e la “fata madrina” emerge il conflitto interiore per aprire un varco tra sé e il mondo circostante, per lasciare un posto sicuro, seppur al buio, per uno sconosciuto.

La storia è vera: Hellen Keller e Anne Sullivan vivevano in Alabama intorno al 1880. Hellen, grazie alla costanza di Anne, riesce a diventare la prima persona sordocieca a laurearsi, a intraprendere la carriera di scrittrice e di insegnante nonché ad essere attivista per i diritti delle persone con disabilità.

Se avete voglia di approfondire:

https://youtu.be/QCrXPQzpCbE

https://youtu.be/9R7phWUahsM

https://youtu.be/yu5sn0OZYSc

redazione
parte di: straLUNATI

24/06/2020