Felicette

L’intervista all’autrice dei testi Elisabetta Curzel

Felicette è una gatta di strada parigina lanciata nello spazio “nell’epoca della corsa” alla conquista dell’universo tra Stati Uniti d’America e l’allora URSS. Un animale intelligente, il gatto, un elettrodo, un lancio. Tutto qui! In verità è tutto più complesso: siamo nel 1963, il 18 ottobre per la precisione, ed era da poco iniziata la “guerra fredda”. Oggi, siamo appena usciti da un lockdown impensabile e il 30 maggio 2020 il veicolo privato della SpaceX ha riportato in auge i viaggi dell’uomo oltre l’atmosfera terrestre. Quali possibili connessioni ci possono essere tra questi eventi?

Questa è in effetti una coincidenza straordinaria, che permette a Félicette di essere perfettamente al passo con i tempi. La sua vicenda si svolge anni or sono, eppure ci sono condizioni talmente estranee alla quotidianità - il lancio verso l'ignoto, le tante domande inespresse, il sollievo del rientro - che per noi, anche e forse soprattutto dopo aver vissuto questo inaspettato e fagocitante lockdown, è facile immaginare.

Il parallelo con lo SpaceX è poi generoso: la missione di Elon Musk segna nella storia dell'astronautica una nuova era, la storia di Félicette non ambisce a orizzonti tanto drastici. Una cosa però è sicura: Félicette fu la prima gatta ad andare nello spazio, e questa sarà per sempre una pietra miliare che le appartiene.

Una giornalista scientifica che con le avventure spaziali ha sempre dialogato, un libro scritto per divulgare ai bambini una questione “calda”, l conquista umana dello spazion oltre la Terra. Quali sono le difficoltà che hai incontrato o ti sei sentita completamente a tuo agio in questo nuovo ruolo?

Quella di Félicette è una storia che mi ha fatto innamorare all'improvviso, appena l'ho incontrata. Ho scoperto di lei una sera, mentre stavo scrivendo un articolo sull'ultima scoperta effettuata a bordo dell'ISS (la stazione spaziale internazionale). Tra una ricerca incrociata e l'altra si menzionava la storia di un gatto nello spazio: ma quando mai? Sono molte le persone che come me ricordano Laika, la cagnetta russa lanciata nello spazio pochi anni prima (1957) di Félicette e mai recuperata (il rientro non era previsto); ma di un gatto non sapevo nulla. Mi sono incuriosita, ho cominciato a cercare e ho scoperto una storia bella e struggente: quella di un gatto - anzi una gatta - di strada, che ho immaginato abituata a tutt'altro stile di vita, che si ritrova nello spazio. Tra un posto e l'altro dobbiamo immaginare allenamenti anche pesanti, un elettrodo nel cervello per monitorarne le condizioni neurobiologiche, e infine, per fortuna, il suo rientro sulla Terra.

Non ho avuto timori nel narrare la storia per intero. Il primo obiettivo della narrazione era quello di far conoscere la storia di Félicette al pubblico, e renderle un dovuto omaggio. Lo sforzo mio è stato quello di raccontare la storia attraverso i suoi occhi, che sono occhi di gatto, quindi non facili da interpretare. Poi certo il libro può essere un primo spunto per fornire al bambino e alla bambina, e agli adulti di riferimento, occasioni di dialogo e confronto su temi come la ricerca scientifica, l'ambizione umana e persino la sperimentazione animale. Io sono convinta che ogni tema sia affrontabile a ogni età: certamente, con coscienza e rispetto per gli strumenti cognitivi e linguistici dei lettori più giovani.

Il risultato è quindi una storia interpretabile su più livelli, e questo è stato possibile grazie alla straordinaria delicatezza delle immagini di Anna Resmini.

Nel libro, accenni alla velocità del "dimenticare", di quanto gli avvenimenti umani, posti uno dietro l'altro, siano difficili da fermare nella memoria; accenni alla supremazia delle azioni umane su quelle naturali; accenni alla "funzionalità" degli esseri animali agli obiettivi che l'uomo si prefigge. Dal 1963, sono temi sempre attuali, forse oggi particolarmente importanti in un dialogo sul futuro con i bambini. Che ne pensi?

Qui per rispondere vorrei raccontare un dettaglio del "dietro le quinte". Quando ho scoperto di Félicette, ne ho riscritto la storia pensandola per un albo illustrato: il messaggio finale era quindi fin dalle intenzioni affidato a testo e immagini. Con Giovanna Zoboli, editrice, ho più volte ragionato sul tema: quale sarebbe stata l'accoglienza di un libro che sfiora, sia pur implicitamente, il tema della sperimentazione animale? Avrebbe suscitato proteste di qualche tipo?

Abbiamo riflettuto a lungo, e considerato la situazione da vari punti di vista - ma alla fine la verità è che il libro celebra la storia di un gatto e del suo sguardo sul mondo. Non si schiera affatto da una parte o dall'altra; non cela la realtà, certo: ma discuterne è una cosa che spetta poi ai lettori giovani e meno giovani.

A libro ultimato Zoboli mi ha proposto di allargare l'omaggio a tutti gli animali che si sono ritrovati astronauti involontari prima di Félicette: da qui nasce la decorazione dei risguardi a fine testo, per la quale di nuovo ringrazio la creatività di Anna Resmini. Sono moscerini della frutta, topi neri, cani e primati che prima del 1963 si ritrovarono anche loro, proprio come la nostra gatta, in una situazione davvero inaspettata.

Pensi che Félicette si sia sentita “stralunata!”?

Io credo di sì, ma non necessariamente in senso negativo. Félicette venne scelta, tra tutti gli animali a disposizione in laboratorio, per il carattere straordinariamente mansueto. Anche il più tranquillo essere vivente, però, si sentirebbe stranito se il suo contesto di riferimento venisse stravolto - e Félicette si ritrovò prima su un razzo, poi nello spazio a fluttuare, e infine in una capsula che ritornò sulla Terra a gran velocità. Credo che un'esperienza del genere, che capovolge qualsiasi criterio di normalità, faccia sentire stralunati anche gli astronauti di oggi. Immagino però che una volta tornata a casa abbia provato un profondo e piacevolissimo sollievo.

E tu, ti sei mai sentita “stralunata”?

Sì certo. E' la mia normalità. Se cambiasse diventerei stra-stralunata, un'evenienza alla quale non riesco nemmeno a pensare.

redazione
parte di: straLUNATI

17/06/2020