Incontro con il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel

Conference

Dio non uccide
Vita del premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel

La Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento ospita il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, uno dei grandi protagonisti della resistenza alle dittature che hanno insanguinato l'America Latina nel Novecento. L'incontro si terrà il 3 luglio, alle 20,30, nella sala grande del Castello del Buonconsiglio. Oltre al premio Nobel interverranno il presidente del Consiglio della Provincia Autonoma Bruno Dorigatti, l'autore della prima biografia in italiano dedicata a Esquivel (edita da il Margine) Arturo Zilli, la referente italiana della Fondazione presieduta da Esquivel (Serpaj - Servizio pace e giustizia) Grazia Tuzi. Modererà l'incontro Francesco Comina, coordinatore del Centro per la Pace del Comune di Bolzano, che ha invitato il premio Nobel in Italia. È previsto anche un saluto da parte del sindaco di Trento Alessandro Andreatta.

Un nonviolento difensore dei diritti umani
Per la prima volta sarà possibile rileggere la memoria di un radicale nonviolento, che è uno dei testimoni più amati a livello mondiale dai movimenti sociali e ambientali e da movimenti ecclesiali di base. Il libro Dio non uccide. Vita del premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel è una pagina del vangelo. La sua vita di questo tenace difensore dei diritti umani parla a nome delle migliaia di vite soffocate dalla preopotenza delle dittature e delle tirannie. Esquivel è presidente del Tribunale permamente sui diritti degli uomini e i diritti dei popolo (tribunale Russel).

Dios no mata
Dios no mata, Dio non uccide aveva letto sui muri di una delle tante celle in cui venne scaraventato alla metà degli anni Settanta nell'Argentina dei generali guidata dall'allora presidente Videla. Fu nel 1977, nel famigerato"tubo" (una prigione bassa, stretta e lunga due metri senza bagno, senza letto, senza acqua) che gli si rivelò il grande inganno religioso. La dittatura infatti amava definirsi cristiana. Aveva l'idea di un Dio che stava dalla parte della violenza, degli stermini, delle torture, degli omicidi. Era il dio della violenza. In mezzo a tante scritte lasciate dai prigionieri torturati fatti sparire nei gorghi dell'oceano attraverso i "voli della morte" (trentamila desparecidos mancano ancora all'appello), ce n'era una che salvava Dio dalla furia sterminatrice dell'idolatria. Ecco come Esquivel ricorda quel momento in un passaggio del libro di Arturo Zilli: «Restai come paralizzato, non potevo smettere di guardare né di sentire un tremore nel profondo dell'animo mentre le lacrime correvano sulle mie guance. "Dios no mata", "Dio non uccide", era scritto con il sangue. Una donna o un uomo, in quel momento limite della vita e della morte, nel dolore della tortura compì un atto di profonda fede e scrisse con il suo stesso sangue Dios no mata, Dio non uccide».
Una storia commovente quella di Esquivel, che merita di essere consegnata ai più giovani perché sappiano quello che è accaduto pochi anni fa in un mondo ferito dalle ideologie di dominio asservite al puro interesse di mercato.

Il libro
Il libro ha la prefazione della famosa pacifista austriaca cristiana Hildegard-Goss Mayr (moglie di uno dei grandi testimoni della resistenza francese, Jean Goss che poi fondò il Mir, Movimento internazionale per la riconciliazione). Hildegard è profondamente legata da vincoli di amicizia con Esquivel. Fu lei che mosse l'opinione pubblica mondiale sul caso Esquivel affinché gli conferissero il Nobel nel 1980. L'introduzione è affidata al noto scrittore argentino Mempo Giardinelli, vittima della repressione. La postfazione invece è scritta da Grazia Tuzi, la referente italiana di Esquivel per il Serpaj (il Servizio Pace e giustizia presieduto da Esquivel) che lavora per il recupero dei bambini di strada di Buenos Aires e per altri progetti sui diritti umani e diritti ambientali.

ADOLFO PEREZ ESQUIVEL - SCHEDA
Adolfo Maria Pérez Esquivel (Buenos Aires, 26 novembre 1931) pacifista argentino ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 1980, per le denunce contro gli abusi della dittatura militare argentina negli anni Settanta. Ha frequentato l'Escuela Nacional de Bellas Artes e l'Universidad Nacional de La Plata dove è diventato architetto e scultore. Le sue opere pittoriche e di sculture sono esposte in prestigiosi sedi internazionali e musei. Per venticinque anni, ha insegnato architettura alle scuole secondarie e a quelle di livello accademico. Negli anni Sessanta Perez Esquivel inizia a collaborare con alcuni gruppi pacifisti di cristiani latinoamericani. Nel 1974 decide di lasciare l'insegnamento per dedicarsi interamente all'assistenza ai poveri e alla lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attraverso la prassi del metodo della nonviolenza. Dopo il colpo di Stato di Jorge Rafael Videla, ha contribuito alla formazione di "El Ejercito de Paz y Justicia" un'associazione di difesa dei diritti umani che si è prodigata anche per assistere le famiglie delle vittime del regime e della guerra delle Falklands. Viene arrestato nel 1975 dalla polizia brasiliana e nel 1976 viene incarcerato in Ecuador. Nel 1977 viene fermato dalla polizia argentina che lo tortura brutalmente e, senza processo, lo tiene in stato di fermo nei famigerati "buchi", celle di un metro di altezza e di due metri i lunghezza per 14 mesi. Mentre si trova in prigione riceve il Memoriale della Pace di Papa Giovanni XXIII. Nel 1980 viene insignito del Premio Nobel per la Pace per i suoi sforzi contro la dittatura ed in favore dei diritti umani. Nel 1999 riceve anche il Premio Pacem in Terris. Nel 1995, pubblica il libro Caminando junto al Pueblo nel quale racconta la sua esperienza. Dal 2003 è presidente della Lega internazionale per i diritti umani e la liberazione dei popoli. È inoltre membro del Tribunale popolare permanente.

Roberta Zalla

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