L'Ucraina oggi: tra sfide e prospettive europee

Fernando Orlandi discute con Yevhen Perelygin , ambasciatore dell’Ucraina in Italia. Introduce Massimo Libardi.

Incontri e convegni

Il referendum dell’1 dicembre 1991 in Ucraina fu il momento cruciale della fine dell’Unione Sovietica. In ogni entità amministrativa che componeva l’allora Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina (24 oblast’, una repubblica autonoma e due città a statuto speciale) la maggioranza dei votanti si espresse in modo schiacciante a favore dell’indipendenza. Il quesito del referendum era semplice e chiaro.

La domanda cui gli elettori dovevano rispondere era: Confermi l’Atto di dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina? L’Atto era stato approvato dal Parlamento il precedente 24 agosto.

Il sostegno fu schiacciante: votarono in 31.891.742 (l’84.18%) e i “Sì” furono 28.804.071 (il 90.32%), mentre i “No” solo il 9,68%. Anche in Crimea, da tempo divenuta terra di “buen retiro” di funzionari governativi, alti ufficiali delle forze armate e uomini della sicurezza di stato, il KGB, il 54,19% votò per il distacco da Mosca, per l’indipendenza e la sovranità nazionale.

Si trattò di un evento cruciale, quello che decretò la fine dell’URSS.

Il distacco da Mosca fu sofferto fin da quel momento da tutti i gruppi dirigenti succedutisi al Cremlino, a partire da Boris El’tsin. Una costante, perché senza l’Ucraina non può esistere l’“Unione”, ovvero l’impero.

A dispetto di tutte le avversità e dinamiche negative, a partire dalla corruzione, e nonostante l’attuale “guerra asimmetrica” condotta dalla Federazione Russa, il paese sta mutando.

Guerra asimmetrica ha voluto dire invasione. Una invasione che ha poi portato a un atto gravissimo, l’annessione della Crimea. L’Anschlussdella Crimea rappresenta un punto di non ritorno nella storia dell’Europa contemporanea. Uno stato garante dell’integrità territoriale di un altro (Russia), prima porta la guerra al suo interno (in Ucraina) e poi se ne annette una parte (la Crimea), interrompendo decenni di pace nel continente europeo.

La “garanzia” era frutto di un trattato, depositato all’ONU, il “Memorandum di Budapest” del 5 dicembre 1994, di cui Mosca era parte contraente. Quale valore avrà d’ora in poi la firma apposta da Mosca in un trattato internazionale?

L’1 marzo 2014, il noto storico e filosofo Andrei Zubov, in un articolo pubblicato da “Vedomosti”, comparò le azioni di Putin in Crimea all’Anschluss dei nazisti. Un paio di settimane dopo Zubov venne licenziato dal MGIMO, l’Istituto statale moscovita delle relazioni internazionali, per avere criticato la politica estera delsuo paese. Grave reato esprimere le proprie opinioni in quel regime.

Sullo sfondo di questo passato tragico e con la guerra in una parte del paese, l’Ucraina odierna sta percorrendo un lungo cammino per arrivare al traguardo democratico ed europeo. Si tratta di un Paese che aspira al pieno accesso all’Unione Europea. Ambizioni che si fondano sull’appartenenza alla comune storia europea, alla posizione geografica, al ruolo svolto nei processi europei e mondiali, compreso quello nel processo di disarmo nucleare, oggi più che mai nuova sfida mondiale. Non va dimenticato che, dopo il crollo dell’URSS l’Ucraina rinunciò al terzo potenziale nucleare del mondo.

Quest’anno l’Ucraina è stato membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite partecipando, insieme all’Italia, a pieno titolo alla soluzione di problemi globali. Ma quest’anno cade anche il 25esimo anniversario dell’instaurazione dei rapporti diplomatici tra Roma e Kyiv.

Un quarto di secolo, guardando in retrospettiva, è un periodo di tempo breve nelle relazioni internazionali. Ma questi sono stati anni intensi. Proprio per questo veniamo ad interrogarci su quali sono le prospettive del paese, quali i suoi rapporti con l’Italia e con l’Unione Europea.

L'incontro-dibattito avrà luogo nella “Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale 

L'evento è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO .

 


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