A passo lento: l’economia trentina tra due censimenti (1951-1961)

A Povo, centro polifunzionale, la mostra che racconta il boom economico del secondo dopoguerra: 797 nel 1951 le automobili presenti nel Comune di Trento   

[ Fondazione museo storico del Trentino]

L’Italia ha appena superato i traumi della guerra e gli affanni della ricostruzione; eppure, in breve tempo, la parte più evoluta del Paese inizia a marciare. Tra il 1951 e il 1961 cambia radicalmente la struttura dell’occupazione, specchio di un mondo del lavoro che si fa meno contadino, sempre più industriale e legato all’economia dei servizi. Ma non è così ovunque: perciò è importante osservare il ritmo attraverso cui varie parti del Paese sostengono, apprendono, o subiscono, le novità di quel periodo.

Mettendo in primo piano i numeri e le statistiche, la mostra si propone di cogliere il mutamento in corso in Trentino, a Trento, nei suoi sobborghi, tra l’inizio degli anni Cinquanta e i primi Sessanta, interrogando vari indicatori come l’occupazione, i consumi, la motorizzazione e il tempo libero. 

Così, per esempio, le automobili presenti nel Comune di Trento erano 797 nel 1951, aumentano a 2.230 nel 1955, saranno 9.134 nel 1963: il 1.046% in più. In città, gli abbonati Tv sono 2.321 nel 1959, quasi triplicano nel 1963, e si portano a 6.500. Il 180% in più. Prendiamo ancora la spesa per spettacoli a livello provinciale. Essa aumenta da 1.305 lire pro capite del 1952 a 2.169 lire del 1961, pari al 66,2% in più.

Tuttavia, il prodotto interno lordo del Trentino cresce meno negli anni Cinquanta rispetto alla media nazionale: del 4,8% contro il 6,7%. E l’occupazione industriale conosce un incremento solo dell’8,3%, tra il 1951 e il 1961, rispetto a un aumento medio nazionale del 35,7%.

Dunque: un conto è l’atmosfera da boom che si respira anche in Trentino, più in città che nelle valli, più a Trento che in periferia; altro conto sono i valori economici, che rimarcano un certo ritardo rispetto al dato medio nazionale, una distanza che aumenta se guardiamo alla periferia e la confrontiamo con le aree più galoppanti del nord.

Le automobili, così come le televisioni, le lavatrici, i frigoriferi sono presenti – si è visto – in provincia, anche se con un’ampiezza minore rispetto ad altre aree del Paese. Ma tutto ciò non aiuta a modificare la stratificazione produttiva. Negli anni Cinquanta, i trentini saranno anche curiosi osservatori, e medi acquirenti di beni simbolo del boom, ma non attori attivi di quella stagione di crescita.

Chi ha affrontato analiticamente il caso trentino ha parlato di crescita industriale ritardata rispetto al contesto nazionale, di quasi “dieci” anni: è nel decennio 1960-1970 che va collocato il più timido “«boom» industriale trentino”.

I dati accompagnano e puntualizzano le immagini tratte dall’archivio del quotidiano «L’Adige»: esse costituiscono l’ossatura portante della mostra, un registro d’impatto emotivo per raccontare, con «le istantanee», quegli anni.

Infine, si attinge alla documentazione di prima mano di quattro importanti organismi, come le Casse rurali di Povo, Villazzano, Vigo Cortesano, Sopramonte, casse-forti di un territorio, ma anche spie rilevatrici di una società in movimento.

Alberto Ianes - curatore della mostra

19/02/2015