Caravaggio. Il Contemporaneo

Da un'idea di Vittorio Sgarbi

Il rapporto tra antico e contemporaneo è al centro dell’indagine della nuova stagione del Mart di Rovereto, programmata dal Presidente del museo che già in un saggio del 2012 scriveva:

“Conviene ribadire due concetti fondamentali e apparentemente contraddittori: tutta l’arte è arte contemporanea; contemporaneo è un dato non ideologico, ma semplicemente cronologico. È questa la forza dell’arte in divenire, che va ritenuta contemporanea non in quanto più o meno sperimentale, più o meno avanzata, ma solo in quanto concepita, elaborata ed espressa nel nostro tempo. Non c’è altro modo di essere contemporanei che essere qui e ora. Così, insieme alla contemporaneità di ciò che esiste, c’è la contemporaneità di ciò che è esistito e continua a vivere”.

Muovendo da questa posizione, il nuovo palinsesto del Mart attraversa i secoli.

I maestri classici e moderni dialogano tra loro e con le opere di una collezione pubblica tra le più ricche d’Europa. Alla ricerca delle connessioni tra la storia, i grandi classici e i linguaggi del XX secolo, il Mart pone a confronto epoche distanti, offrendo nuove stratificate letture della grande arte italiana e contribuendo alla formazione contemporanea.

Ottobre | Caravaggio

Dal 9 ottobre al 4 dicembre l’attesa mostra Caravaggio. Il contemporaneo offre ai visitatori l’opportunità di contemplare il Seppellimento di Santa Lucia, la più antica opera siciliana di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, normalmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Attraverso la proposta di diversi livelli di dialogo possibili, la mostra sottolinea, ancora una volta, l’attualità spirituale di Caravaggio. Il capolavoro seicentesco si riverbera in una selezione di opere e fotografie contemporanee.

Nel 1608 Caravaggio, condannato a decapitazione e continuamente in fuga, evase da Malta e giunse a Siracusa. Qui realizzò il Seppellimento di Santa Lucia per l’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la Santa fu martirizzata e sepolta. La scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire.

Si tratta della tela imponente di un Caravaggio ormai maturo, ossessionato dall’idea della decapitazione, maestro nella regia di composizioni articolate in dipinti sempre più silenti e spirituali.

La sua forza espressiva emerge soprattutto attraverso i rapporti tra personaggi e spazio scenografico, dalla tensione conferita grazie a una luce guizzante e dalla materialità della tela e del colore. Nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura, si percepisce il senso della forma che si sgretola, della forma che diventa “non-forma”, nella quale lo spettatore contemporaneo può individuare un effetto espressivo accostabile all’Informale. Seguendo liaisons concettuali, il Mart propone un confronto tra questo capolavoro e una selezione di opere del grande maestro dell’Informale italiano: Alberto Burri. In un continuo rimando tra immagini, simboli e affinità, completano la mostra il grande dipinto I naufraghi (1934) di Cagnaccio di San Pietro, le opere dell’artista Nicola Verlato e del fotografo Massimo Siragusa, alcune fotografie sulla vita e la morte di Pier Paolo Pasolini.


18/09/2020