E quindi uscimmo a riveder le stelle

Il Dantedì: il 25 marzo è la data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia

Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,

salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

(Inferno, Canto XXXIV)

La parola "stelle"  conclude ciascuna delle tre cantiche della Commedia, il viaggio che Dante compie intorno al 1300, il cui inizio gli  studiosi collocano proprio oggi 25 marzo. Tutto per il Poeta inizia in una "selva oscura", il luogo dell'indecifrabile che provoca in lui smarrimento e angoscia, ma il suo è un viaggio che dall'incertezza porta alla sempre maggiore capacità di comprensione, quello che per Dante è uno "stenebrarsi" (Se così è, qual sole o quai candele/
ti stenebraron sì, che tu drizzasti/poscia di retro al pescator le vele?)

Il senso letterale di tutto il poema è il viaggio, « il “fatale andare” di Dante, smarrito, attraverso l’Inferno e il Purgatorio fino alla selva antica del Paradiso terrestre […], e quindi l’ascesa attraverso le sfere celesti […]. E in questo viaggio e in questa ascesa Dante porta con sé il suo ‘stato civile’ con tutta la sua ricca umanità, con tutte le sue aspirazioni personali, letterarie, politiche, morali e religiose, sì che il pronome personale io risuona dal secondo al terz’ultimo verso della Commedia. […] Questo, sì, è il senso letterale del poema ed è il solo che veramente ci commuova sino a farci trasalire»

Perché uno dovrebbe leggere Dante? : così si interroga Claudio Giunta, professore di letteratura italiana all'Università di Trento, in un'attenta disamina che vale assolutamente la pena di leggere, e di cui abbiamo riportato il breve virgolettato. 


25/03/2020