Educazione professionale: a Rovereto il cantiere italiano.

C'è attesa per la prima conferenza internazionale del 30 e 31 gennaio. Obiettivo: connettere ricerca e azione. Viene presentata l'attività di MAppES del Dipartimento di psicologia e Scienze cognitive dell'Università di Trento

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L'educazione professionale socio sanitaria (Social Health Education) studia le metodologie per attuare specifici progetti educativi e riabilitativi, volti a uno sviluppo equilibrato della personalità dei soggetti coinvolti ed a un miglioramento del benessere delle comunità locali. È una disciplina a supporto degli interventi dell'educatore professionale, del volontario, del familiare, del giovane in servizio civile: sono queste le figure chiave che cercano di curare il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà, con obiettivi relazionali, in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana, all'interno del territorio di appartenenza.

Ma la ricerca universitaria italiana in questo campo sta muovendo i primi passi e vuole aprirsi al resto del mondo. L’expertise e le creatività della pratica in questo settore sono invece molto diffuse e comprendono i vari ambiti di intervento educativo, con l’obiettivo di tutelare i diritti fondamentali delle persone in difficoltà sociali e sanitarie di ogni età e genere: diritti di educazione, salute, sussistenza, istruzione, inclusione sociale, cultura, formazione professionale e lavoro.
Oggi questi obiettivi appaiono sempre più lontani da raggiungere non solo in Italia, ma in molte altre zone del pianeta a causa di politiche economiche e fattori di globalizzazione finanziaria che hanno aumentato le disuguaglianze economiche e sociali nel mondo.

In Italia i dati attestano un numero rilevante di persone impegnate in relazioni di aiuto: 5 milioni di volontari, 25mila educatori professionali, 40mila assistenti sociali, 37mila psicoterapeuti. Il solo settore non-profit conta sul contributo lavorativo di più di 1 milione di persone tra formatori, educatori, psicologi, operatori, animatori, tecnici e amministrativi, religiosi e ragazzi del servizio civile.

Eppure negli ultimi vent’anni le politiche nazionali sembrano quasi non essersi accorte di questo vasto movimento di cittadini e professionisti dediti quotidianamente a realizzare il bene comune. Anche i mezzi di comunicazione di massa hanno continuato a concentrarsi sullo scalpore della cronaca piuttosto che sulle buone pratiche di cura delle persone e dei territori. Nella loro agenda le priorità sono sempre state altre.
Ricerca, formazione e sviluppo si sono realizzate sempre in condizioni di affanno e di impossibilità a pianificare programmazioni a carattere pluriennale. Il mondo dell’educazione ha dovuto camminare dentro ad una palude fatta di incomprensioni, ostacoli legislativi, promesse non mantenute, precarietà lavorative, disinteresse della politica….Sono solo 13 i corsi di laurea in Educazione professionale in Italia e l’investimento in ricerca è ancora molto basso.

Abbiamo la consapevolezza dei limiti della ricerca italiana in questo settore rispetto ad altri paesi europei, ma anche la viva curiosità nello sguardo. Lo abbiamo visto negli occhi delle 300 persone presenti al Primo convegno nazionale di Rovereto dello scorso anno.

Il prossimo convegno di fine gennaio - cui sono stati riconosciuti 15 crediti ECM - si è dato il compito di iniziare a mettere a confronto attività di ricerca svolte in Italia e in diversi paesi d’Europa al fine di facilitare processi di internazionalizzazione accademica sia nella formazione che nella ricerca. 

Explorans è un nuovo spazio che, dall’interno dell’università, cercherà di supportare quanti stanno continuando a entusiasmarsi per la persona umana e cercano ancora di risignificare il proprio impegno non solo attraverso l’azione diretta, ma anche con la ricerca rigorosa di metodi e contenuti di intervento educativo

Dario Fortin - Responsabile scientifico Social Health Education & Training International Conference, Università di Trento

15/01/2015