Forme di culto in area alpina

Questo il tema dell'intervento di Franco Marzatico a Roma nell'ambito degli incontri dell' Istituto di studi sul Mediterraneo antico

[ Ufficio beni archeologici Provincia di Trento]

Franco Marzatico, archeologo, ci ha raccontato in anteprima il suo contributo al convegno: 

"Un aspetto della ricerca specialistica che negli ultimi anni ha suscitato attenzione nel mondo accademico è quello dell’espressione del culto nell’area alpina, tema attorno al quale si è ravvivata l’attenzione anche in seguito agli scavi nella zona dello Sciliar in Alto Adige, e ai Campi Neri di Cles condotti dall'Ufficio Beni Archeologici della Provincia autonoma di Trento sotto la direzione di Lorenza Endrizzi.  

Sono emerse testimonianze importanti che pongono interrogativi sulle implicazioni di natura ideologica delle pratiche di culto, sulle divinità oggetto di venerazione, sugli elementi distintivi delle aree santuariali 'a cielo aperto' che confermano la propensione che ha l'uomo di riconoscere nelle manifestazioni naturali e negli eventi del contingente la presenza di entità sovrannaturali, di manifestazioni del sacro.

Particolare interesse ha suscitato il fenomeno dei roghi votivi che si riscontra diffusamente nell'area alpina centro orientale, riconosciuto in Trentino in molti siti, fra i quali Stenico, Mechel, Campi Neri di Cles e sul monte Ozol, in val di Non, che chiude verso settentrione il lago di santa Giustina, una sorta di montagna sacra.

Tali manifestazioni del sacro in qualche caso, come sullo Sciliar, si trovano oltre i 2000 metri, in luoghi che apparentemente non presentano caratteristiche di riconoscibilità, se non quella della vicinanza alla sfera celeste e della visibilità da lontano. Un tipo di culto sui cui inizi ancora si discute ma che si può senz’altro far risalire all’età del Bronzo, verso il XV-XIV secolo avanti Cristo, con una lunga persistenza che raggiunge l’epoca romana, fino perlomeno il IV secolo dopo Cristo. In qualche caso luoghi frequentati per il culto in epoca preromana hanno visto addirittura la sovrapposizione di chiese, come nel caso di quella di San Lorenzo di Cavedine, non più esistente, dove è stato scoperto un accumulo di oggetti di ornamento frammentati ritualmente ed esposti al calore del fuoco.

Una tradizione secolare di venerazione e di culto che caratterizza alcuni luoghi di cui sfugge spesso l'elemento connotativo che li faceva prediligere come sedi per l'accensione ripetuta di fuochi rituali accompagnati dal sacrificio di animali e dall'offerta di prodotti della terra come cereali, inoltre di contenitori in ceramica, oggetti in metallo, non solo ornamenti per il corpo e le vesti, ma anche armi e di vasellame, talvolta realizzato in miniatura come dono simbolico. In alcuni siti sono stati rinvenuti degli altari in pietra o accumuli con ceneri, resti carboniosi e ossi bruciati di oltre un metro di spessore.

Ma quali potevano essere le divinità ?

A Spinera di Breno in Valcamonica il succedersi a roghi votivi di un'area santuariale dedicata a Minerva offre un indizio importante. Qui il paesaggio è fortemente caratterizzato dalla presenza di fonti. Questo elemento naturale si ritrova presso la fenditura rocciosa di Telfes nella Stubaital a nord del passo del Brennero e anche ai Campi Neri di Cles . L’acqua pare in questi casi una componente paesaggistica determinante e si può pertanto intravedere un nesso particolare fra questo elemento naturale e l’accensione di fuochi rituali, accompagnati da sacrifici e offerte di manufatti.

In area alpina sono state identificati due aspetti, in parte sovrapposti, nel quadro complesso delle offerte rituali: una caratterizzata dal dono singolo di oggetti di valenza simbolica in cima alle vette o nelle acque. Presumibilmente si trattava dell’omaggio del capo di una comunità alla divinità per richieste o ringraziamenti a nome della collettività.

Con i roghi votivi invece, la celebrazione si estende a una collettività più ampia, a comunità di uno o più insediamenti, talvolta con la presenza, in santuari di dimensioni "sovraregionali", anche di doni di provenienza esotica, forse esito di scambi o bottini o, ancora, al transito di "stranieri".

Ai Campi Neri come a Stenico la pratica dei roghi votivi si avvia in corrispondenza di sepolture più antiche. Si è anche ipotizzato pertanto che possa essere un rito collegato al culto degli antenati. Fra i depositi di cenere e carboni state trovate ossa umane e ci si chiede se non fossero praticati sacrifici umani o se i roghi votivi non fossero in relazione alla cremazione, quindi a riti funerari".

redazione

29/05/2015