I Tirolesi nella Grande Guerra

Continua con successo presso la Sala affreschi della Biblioteca comunale di Trento il ciclo “Sguardi sulla storia del Tirolo”

[ Biblioteca Archivio del CSSEO]

Oggi, mercoledì 30 marzo alle 17.30 l’attenzione si sposta su I Tirolesi nella Grande Guerra, l’incontro-dibattito con Luca Girotto, introduce Massimo Libardi.  

Luca Girotti anticipa in questi termini i contenuti dell’incontro:

Le modalità con le quali, nell’estate del 1914, l’iniziale conflitto austro-serbo si era trasformato in una conflagrazione dapprima europea e poi mondiale mandò completamente all’aria i datati piani di mobilitazione e di guerra degli strateghi imperiali.

L’estensione geografica dei fronti di guerra, le enormi perdite materiali e soprattutto umane che caratterizzarono i primi mesi del conflitto, le caratteristiche orografiche e strategiche del terreno di battaglia e il carattere stesso della prima ‘guerra di massa’ si dimostrarono da subito incompatibili con i privilegi concessi al popolo e al territorio tirolese con il tardomedievale “Landlibell”: consentire che le truppe a reclutamento tirolese venissero impiegate esclusivamente per la difesa del territorio del Tirolo storico avrebbe infatti creato problemi logistici e tattici quasi insormontabili, oltre a stabilire un precedente pericoloso per la compattezza della multietnica compagine dell’armata austro-ungherese. Un’accorta opera legislativa, in buona parte occultata alla pubblica opinione, aveva peraltro rimosso, già prima della guerra, molti dei paletti a suo tempo posti dall’imperatore Massimiliano a limitazione dell’impiego dei contingenti armati provenienti dal Tirolo.

Quando la mobilitazione generale distribuì le forze armate imperiali sui fronti russo e balcanico non vi furono dunque preferenze, e nemmeno un occhio di riguardo, per i combattenti tirolesi. Da subito i quattro reggimenti Kaiserjäger e i tre reggimenti Landesschützen furono in prima linea “sui campi di Galizia”, risultando letteralmente decimati già al primo Natale di guerra. Il fronte balcanico, dal canto suo, risucchiò le forze e gli organici dei battaglioni del Landsturm tirolese: padri di famiglia, uomini per l’epoca già avanti negli anni, con scarso addestramento e un ancora più scadente equipaggiamento, vennero gettati allo sbaraglio in una guerra d’invasione contro i motivatissimi combattenti serbi e montenegrini i quali, oltre ad essere temprati dalla recente e cruentissima esperienza delle guerre balcaniche, difendevano il suolo della loro patria.

I disastri, derivanti anche dalla pochezza evidenziatasi nella direzione suprema della guerra e dalla quasi immediata subordinazione alle strategie dell’arrogante alleato germanico, incisero a tal punto sul materiale umano da rendere necessario già nel novembre 1914 l’ampliamento delle classi di leva del Landsturm, estese in un sol colpo dai 42 ai 50 anni d’età. Anche i cinquantenni finirono sui gelidi Carpazi.

Quando, nel 1915, l’Italia dei Savoia entrò a sua volta nel conflitto, le risorse umane dell’impero erano già state messe a durissima prova e anche il Tirolo venne chiamato ad un’ulteriore, estremo, sacrificio: l’ultima leva possibile fu quella messa insieme con la mobilitazione dei “bersaglieri immatricolati”, gli Standschützen. Quasi solo ad essi, adiuvati da pochi battaglioni di milizia ferroviaria appartenenti al Landsturm, spettò la difesa dei confini del Tirolo Italiano nei primi mesi del conflitto. Solamente nel 1916, infatti, ci si risolse a riportare sul fronte italiano i reggimenti Kaiserjäger e Landesschützen, però depurati di buona parte della componente italofona, riunita nei cosiddetti “Sud-West Baonen” e lasciata a combattere sul fronte orientale.

Fino all’ottobre 1917, pur senza una precisa volontà del Comando supremo austroungarico in tal senso, le truppe tirolesi tornarono sostanzialmente al compito loro affidato sin dai tempi di Massimiliano I: la difesa dei confini tirolesi sull’Ortles come sulle Tofane, sul Pasubio come a passo Rolle. Ma dopo il crollo dello schieramento delle regie truppe sul fronte isontino in conseguenza dell’offensiva detta “di Caporetto” (24 ottobre 1917), quando la guerra si spostò in territorio italiano, non vi furono esitazioni nel far avanzare Kaiserjäger e Landesschützen verso la fertile pianura padana, ove furono ben presto seguiti anche dal Landsturm. Solo gli Standschützen vennero a quel punto trattenuti in Tirolo, peraltro concedendo anche ad essi, qualora il singolo reparto ne avesse fatto esplicita richiesta, di proseguire i combattimenti a fianco delle truppe regolari. È il caso, ad esempio, del battaglione Stsch. Meran, che il 12 novembre 1917 ebbe un ruolo di primo piano nella conquista di forte Leonesu cima Campo, opera corazzata italiana di confine a oriente di Castel Tesino.

La fine della guerra, con il ben noto “rebaltòn”, sorprese i reggimenti tirolesi sulle prime linee dal Pasubio al Grappa e al Piave, a difendere con accanimento quella crosta militare che per tutto l’ultimo anno di guerra fece da scudo ad una nazione ormai economicamente prostrata e socialmente in dissoluzione. Una difesa ostinata, al punto che la quasi totalità dei “cacciatori imperiali” e dei “bersaglieri territoriali” finì per mesi, se non per anni, nei campi di prigionia del regno. Solo agli Standschützen fu possibile, in linea generale, un rapido rientro alle proprie case con la cessazione delle ostilità: ma anche qui, almeno per gli ex militari di lingua italiana, si materializzò l’aspetto peggiore del nuovo regime sotto forma di “deportazione preventiva” allo scopo di prevenire la diffusione di sentimenti antiitaliani e del bolscevismo nei paesi “redenti”.

 

Luca Girotto da quasi un trentennio si dedica allo studio degli avvenimenti bellici del 1915-18 sul fronte tra la Valsugana, il Lagorai e la Val Cismon, nonché della guerra austro-russa sul fronte della Galizia.

Tra le sue pubblicazioni:

 

1915-1915. La lunga trincea”(Rossato, 1995); “1914-1918. Tra le rocce, il vento e la neve …” (Aviani, 1996); “1866-1918. Soldati e fortezze tra Asiago ed il Grappa” (Rossato, 2002); “Forte Tombion – La sentinella del Canal di Brenta” (Litodelta, 2008); “1915-1918 Al fronte con Paolo Monelli- I luoghi ed i volti de Le scarpe al sole” (Litodelta, 2008); “Guerra segreta sui Lagorai e nelle Dolomiti” (Itinera, 2009); “I forti di Primolano – Un Giano bifronte” (Silvy, 2010); “1916 Un giorno sull’altopiano” (Silvy, 2012); “1918 Die Baricatastraße – L’ultima strada dell’Impero” (Silvy, 2013); “In cento non tornarono” (con Stefano Delucca, Sily, 2014); e “1915-1916 Kaiserjäger in Marmolada” (DBS 2015).


30/03/2016