Il Santuario di San Romedio

La figura di Romedio e l’iconografia del santuario al centro del nuovo percorso espositivo permanente 

“Un risultato che nasce come esito di un accordo tra la Provincia di Trento e le rappresentanze ecclesiastiche, riguardante il Santuario di san Romedio, che dal punto di vista culturale e turistico rappresenta uno dei luoghi di eccellenza dell’offerta culturale trentina”.

Introduce con questo sguardo il soprintendente Franco Marzatico  il percorso espositivo permanente "San Romedio. Mille anni di storia, arte e devozione",  presentato oggi presso lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas in piazza Cesare Battisti a Trento. Insieme con Marzatico, dirigente della Soprintendenza per i Beni cultural, sono intervenuti: don Marco Saiani, vicario generale dell’Arcidiocesi di Trento; padre Giorgio Silvestri, rettore del Santuario di San Romedio; Roberto Festi, autore del progetto museale e di allestimento. È stata inoltre presentata in anteprima la video-guida del percorso espositivo realizzata da Wasabi Filmakers su incarico della Soprintendenza provinciale cui, entro giugno, farà seguito il film prodotto sempre da Wasabi con la regia di Katia Bernardi, riguardante l'eremo nel suo complesso. 

Il percorso espositivo – allestito in tre ambienti al piano terra del santuario dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento in seguito ad un protocollo d’intesa stipulato nel 2011 con l’Arcidiocesi di Trento e gli Enti territoriali e a conclusione di un’impegnativa campagna di restauro del complesso monumentale anaune – sarà inaugurato mercoledì 31 maggio alle ore 17.30. 
Il progetto museale e di allestimento è stato curato dall’architetto Roberto Festi, con il coordinamento scientifico di Salvatore Ferrari e di Ermanno Tabarelli de Fatis. 

Sono stati esposti una quarantina di ex voto, reperti archeologici rinvenuti ai piedi della rupe, alcuni riquadri affrescati strappati nel 1932 e applicati su tela, i preziosi sportelli con specchiature in scagliola policroma provenienti da un reliquiario a cassetta del 1666, materiali archivistici e librari e varie riproduzioni finalizzate a illustrare l’iconografia del santo e del suo santuario.

“Un luogo che sposa, anche in termini ideali, il binomio fede-devozione e capacità di richiamo – riprende Marzatico. Gli ex voto instaurano una relazione tra il sacro e la suggestione che il luogo conferisce ai credenti e non, uno spazio utile per coltivare la dimensione di attenzione alla spiritualità. Il fatto che si tratti di un ben tutelato rappresenta un impegno perché luoghi come San Romedio ci aiutano a coltivare il senso del decoro, del bello - aggiunge -. La loro finalità non riguarda quindi solo il richiamo turistico ma l’attitudine ad alimentare la capacità di riflessione. Si tratta di quella 'profondità' che si fonda su valori quali il rispetto e il desiderio, tutto umano, di comunicare con il sovrannaturale. San Romedio si presenta come un assemblaggio quasi fantasioso di aspetti architettonici - osserva ancora il soprintendente - che colpisce il visitatore e ci fa capire la sua storia quasi millenaria. In esposizione, infatti, ci sono anche oggetti archeologici trovati nelle zone circostanti”.

L’attenzione di Marzatico si rivolge quindi alla fitta rete di soggetti culturali che agiscono sul territorio della val di Non, in particolare Castel Valer, da poco riaperto al pubblico, senza dimenticare il Museo Retico che raccoglie gli oggetti "che di continuo restituisce quel territorio privilegiato - conclude Marzatico".

Qualche notizia in più:

Tra il 2012 e il 2016 la Provincia autonoma di Trento, tramite la Soprintendenza per i beni culturali e in seguito ad un protocollo d’intesa stipulato con l’Arcidiocesi di Trento e gli Enti territoriali, ha finanziato importanti lavori di restauro per la valorizzazione del santuario di San Romedio. A conclusione della campagna di conservazione di questo straordinario monumento di storia, arte, fede e devozione popolare, è stato progettato l’allestimento in tre ambienti al piano terra, per presentare la figura di Romedio e illustrare l’iconografia del santuario; far conoscere alcuni reperti archeologici rinvenuti ai piedi della rupe ed esporre una selezione di ex voto, restaurati per l’occasione, oltre ad alcuni riquadri affrescati. Un percorso espositivo permanente per raccontare gli aspetti storici, artistici, iconografici, religiosi e devozionali di uno dei santuari più belli della regione alpina.

Il Santuario
Il complesso monumentale, molto articolato nella struttura, è il risultato di aggiunte di vari corpi edilizi costruiti in epoche diverse, dal nucleo più antico (XI-XIII secolo) – che comprende il sacello delle reliquie e la cappella di San Nicolò – sorto sulla sommità dello sperone di roccia calcarea, fino alla cappella dell’Addolorata rinnovata nel 1923. Nel 1487 la famiglia Cles fece costruire la cappella di San Giorgio, mentre i Thun, che sul santuario esercitarono il patronato per tre secoli e mezzo (1514-1865), promossero l’edificazione della chiesa di San Michele arcangelo (1514-1516) e della chiesa maggiore (1536). Altri ambienti di vita e di servizio, tra cui la scalinata d’accesso alla parte superiore del santuario e la loggia che cinge due lati del cortile interno, furono aggiunti o ampliati tra Sei e Settecento.
Nel 1948 la cura spirituale del santuario fu affidata ai Frati Minori, passata nel 2005 ai Frati Minori Conventuali che reggono anche la Basilica dei Santi Martiri Anauniesi a Sanzeno.


29/05/2017