"Il dialetto inForma"

"Ogni rospo è bello per mamma sua."  Il rospo, anzi "el pantaz"

[ Matilde Castelli]

La scorsa volta ( la prima di questa rubrica sul dialetto), sceso nell’orto ho parlato dell’ ”andivia”, ovvero dell’indivia. Rimaniamo ancora nell’orto, magari ci potremo trovare, a sera, il “zavàt”.

Che cos’è?: una ciabatta al maschile? No: è uno dei nomi trentini dialettali del rospo, assieme a  “ciavàt”, “pantàz”, “ròsch”, “scarpazzón”, “zavatón” ecc.

Il rospo vive 10/12 anni in libertà, sino a 35 in cattività ( se c’ è qualcuno che se lo vuol tenere in casa, magari qualche bella che sogna come un giorno possa diventare un principe…). È un piccolo anfibio molto adattabile: vive nelle aree incolte e coltivate, in prati, pascoli, boschi umidi così come nei centri abitati, nei parchi, giardini, orti: mangia zanzare, mosche, vespe, ragni e altri insetti. È quindi un animaletto anfibio molto utile (ma vallo  a raccontare alle  mosche e alle zanzare…).

Talvolta “el pantàz el vén spantazzà”, ovvero schiacciato. Da chi? Dagli stupidi. Si sa che la definizione più classico dello stupido è “colui che danneggia gli altri senza trarne alcun vantaggio”. Il rospo va in letargo tra le radici di qualche albero, nel buco di un muro, sotto una pietra. Quando l’inverno sta per finire, se ha  almeno tre anni, si dirige verso una pozza o uno stagno per accoppiarsi. Le strade sono le grandi nemiche dei rospi: in alcune località della regione come Mori e Salorno sono state collocate barriere per proteggere il loro cammino e segnali stradali per avvertire gli automobilisti.

Il rospo è un anfibio e può quindi vivere sia in acqua che fuori. Sulla terra è un animaletto estremamente indifeso (non ha denti, zanne, artigli, non sa correre..) L’ unica sua difesa sono i suoi sputi urticanti. Altrimenti, appena avverte un pericolo, si appiattisce sul terreno cercando di mimetizzarsi.

Victor Hugo - che è stato anche un eccezionale  poeta oltre che un grande romanziere - ha scritto forse la sua più bella poesia su un rospo salvato da un asino macilento che con grande sforzo riesce a togliere un carretto dalle “rodane” in cui sta l’animaletto (solidarietà tra reietti).

“Brut come en zavàt” dice uno dei tanti detti in dialetto legati al rospo. Quanto a voialtri, se siete brutti come un rospo “no sté butarve zó”.

Parafrasando: "ciascun rospo è bello per mamma sua"

Renzo Francescotti - Poeta e scrittore, fondatore del Gruppo Pablo Neruda. Autore, tra l'altro de "Il dialetto inForma"

30/01/2015