L’impegno di Valeria Solesin continua con Eleonora Matteazzi

L’assegno di ricerca intitolato alla memoria della giovane ricercatrice uccisa negli attentati di Parigi dello scorso anno va a un’altra giovane ricercatrice che proseguirà negli studi sull’intreccio fra scelte familiari e lavorative

[ Fotoservizio Alessio Coser]

 «Valeria Solesin è stata parte della nostra comunità universitaria. La sua storia ha catalizzato un’attenzione vastissima. Oggi ricordiamo la persona che era, una donna giovane, piena di vita, che con entusiasmo ha intrapreso percorsi avventurosi, non comodi, e ha scelto di fare qualcosa di importante della propria vita per costruire il suo futuro professionale ma anche per seguire la sua passione». Con queste parole il rettore Paolo Collini ha aperto questa mattina al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale la cerimonia per la presentazione dell’assegno di ricerca dedicato alla memoria della giovane studiosa italiana uccisa negli attentati di Parigi del 13 novembre 2015.L’assegno di ricerca, finanziato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e consegnato oggi alla presenza dei familiari di Valeria Solesin – la mamma Luciana Milani e il papà del fidanzato Andrea, Corrado Ravagnani – è stato bandito dall’Università di Trento ed è stato assegnato, dopo selezione, a Eleonora Matteazzi. Un’altra giovane ricercatrice che con Valeria ha in comune l’esperienza di ricerca post dottorato all'Istituto studi demografici a Parigi e l’interesse per i temi legati a famiglia e economia del lavoro.

Il rettore Collini ha ricordato la commozione di una Piazza Duomo gremita di studenti e studentesse, quando, un anno fa all’indomani della tragedia di Parigi, a Trento si celebrava la cerimonia delle lauree. «Quella emozione, quel sentimento di forte collegamento rimane ancora. Ricordiamo il suo impegno nello studio, ma anche nella società sulle cause che la appassionavano. Valeria sarà sempre parte della nostra università e rimarrà nel nostro cuore perché rappresenta ciò che di meglio possiamo fare e vorremmo fosse realizzato. Il modo migliore di ricordare un ricercatore o una ricercatrice è sostenere il lavoro per cui ha dato tanto».

«Non capita a caso ed è altamente significativo – ha sottolineato l’assessora provinciale Sara Ferrari – che in Trentino sia in corso in questi giorni il Festival della famiglia, dove ci stiamo interrogando sulla transizione dei giovani verso l'età adulta. Un percorso non facile, ma non nero per loro. Deve piuttosto essere visto come una pagina bianca da scrivere. I nostri giovani non sono persone disorientate. Hanno aspettative e capacità di innovare che dobbiamo saper accompagnare con gli strumenti migliori. Il tema della conciliazione tra vita e lavoro è al centro delle politiche di questo territorio. E quelle sulla natalità vedono il Trentino ai primi posti a livello nazionale. Il lavoro di Valeria su questi temi e il suo percorso erano esemplare della positività che i giovani hanno rispetto alle occasioni. Quel percorso spezzato oggi viene raccolto e quei fili riannodati da chi porterà avanti il suo lavoro».Alla cerimonia di oggi era presente il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie con delega alla Famiglia, Enrico Costa: «È fondamentale partire dall'analisi dei dati e dai contributi scientifici per la formulazione delle politiche e delle scelte per la collettività – ha detto nel suo intervento –. Questo assegno di ricerca consentirà a una giovane ricercatrice di approfondire gli studi di Valeria Solesin in materia di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, costituendo una tappa importante in un percorso virtuoso per migliorare la nostra società».

Per il direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, Mario Diani: «Quella di oggi è una celebrazione che avremmo preferito non fare. Tuttavia è una celebrazione della ragione, della ragionevolezza, uno dei principi risorsa di cui il genere umano si è spesso dimenticato soprattutto all'inizio di questo terzo millennio. Valeria è stata una delle tante vittime di una serie di conflitti che vengono interpretati in misura crescente e preoccupante dal punto di vista moralistico. Questo accade perché sono venute meno le categorie di interpretazione e ci manca un linguaggio. Quindi si adoperano termini moralistici, come “amico” o “nemico”. La Sociologia non giustifica moralmente ma, nei suoi limiti, cerca di capire i fenomeni, per tentare di risolvere i problemi. Valeria stava muovendo i primi passi della sua carriera. Si occupava di disuguaglianza (una delle principali, quella di genere), di conflitti. E aveva fatto una scelta a favore della ragione, per costruire una società più morale e non moralista. La borsa di ricerca rappresenta un passo in quella direzione».

Con emozione e attraverso le testimonianze di amici e compagne di corso, la prorettrice alle politiche di equità e diversità, Barbara Poggio, ha ricostruito la storia di Valeria a Trento, quando era studentessa di Sociologia e poi come ricercatrice venuta da Parigi in occasione di un convegno. «La sua è stata una storia esemplare. Una persona solare, appassionata, determinata nello studio e in ogni causa che valesse la pena, capace di divertirsi e di fare sul serio nel lavoro. Capace di andare al di là propri orizzonti, fino in Francia, per inseguire la sua passione. Il nostro Paese dovrebbe saper valorizzare di più persone come lei».Come componente del Comitato scientifico per l’assegno di ricerca in memoria di Valeria Solesin, Poggio ha poi introdotto la vincitrice dell’assegno di ricerca, Eleonora Matteazzi. La sua attività di ricerca futura prenderà le mosse – come la stessa Matteazzi ha ricordato – dagli stessi temi trattati da Valeria e che riguardano l’intreccio fra scelte familiari e lavorative, le pratiche di conciliazione, la relazione tra fecondità e attività professionale e gli atteggiamenti valoriali tra Francia e Italia. Analisi utili per valutare, ad esempio, l'impatto delle politiche pubbliche.Infine ha preso la parola la mamma di Valeria Solesin, la signora Luciana Milani che ha voluto ringraziare e lanciare un messaggio positivo e di grande incoraggiamento: «Occorre darsi un obiettivo da portare a termine con il lavoro quotidiano. Il destino è nelle nostre mani, va portato avanti in prima persona, senza aspettarsi troppo dagli altri, con impegno e determinazione».(Ufficio stampa Unitn)


02/12/2016