“Le avventure di Numero Primo” vince il Premio Mario Rigoni Stern

Il riconoscimento intitolato al grande scrittore italiano è andato a Marco Paolini e Gianfranco Bettin

La fantafavola di Marco Paolini e Gianfranco Bettin mette in scena un mondo futuro trasformato dalla biotecnologia in cui, però, l'intelligenza artificiale scopre di poter avere, senza saperlo, anche un cuore. In questa realtà la montagna preserva una sua irriducibile differenza rispetto a un mondo globalizzato, in cui Marghera e Venezia invadono la pianura fino alle Alpi e lo stesso mare perde la sua specificità. Dalla montagna viene alla luce Nicola, un Numero Primo come preferisce essere chiamato, lo strano e delizioso protagonista del libro. Emergendo da un ghiacciaio. La montagna è il rifugio dove lui, la capra bionica e Ettore, il padre adottivo, riparano nel momento del pericolo. E la montagna è dove muore Matilda – la “madre” – uscita vincitrice nella sua lotta per la preservazione dell'Uomo. In un rifugio di ghiaccio a chiusura del cerchio”.

Questa la motivazione con cui la giuria composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, coordinata dalla giornalista Margherita Detomas, ha decretato “Le avventure di Numero Primo” (Einaudi) di Marco Paolini e Gianfranco Bettin vincitore dell'edizione 2018 del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi.

La giuria del Premio Mario Rigoni Stern ha ricevuto quest'anno molti più libri che nelle precedenti edizioni, ben 54 volumi. In considerazione della originalità e varietà delle opere pervenute, ha quindi ritenuto opportuno portare eccezionalmente la rosa dei segnalati a cinque. Due volumi affrontano temi di particolare criticità della montagna oggi: la fragilità del suo paesaggio e la presenza di nuovi abitanti venuti da lontano. Tre invece con grande capacità narrativa raccontano la montagna passata e presente.
Le molteplici forme di “ritorno alla montagna” segnano i nostri anni e rinnovano anche la tipologia delle opere presentate al premio, non più marcate come segno troppo prevalente dalla nostalgia e dal rimpianto.

Le segnalazioni

AAVV, Per forza o per scelta. L'immigrazione straniera nelle Alpi e negli Appennini (Aracne)
Elaborazione e ampliamento saggistico di un convengo (Bolzano, 2017) questo volume riunisce gli approcci multidisciplinari di sociologi, antropologi, economisti, sul grande e attualissimo tema della Immigrazione straniera nelle Alpi e negli Appennini.
Antonella Tarpino, Il paesaggio fragile (Einaudi)
L'affresco colto e pensoso di Antonella Tarpino esplora i territori, materiali e simbolici, di un'Italia vista dai margini, suggerendo “un nuovo sentire dei luoghi” con quattro itinerari 'minori' diversi e affini tra Piemonte e Liguria, ispirati e conclusi da un “uso ecologico della memoria”.
Gaëlle Cavalié, Cent heures de solitude (Paulsen – Guerin)
La salvezza che arriva dal cielo in forma di elicottero, dopo quattro giorni e quattro notti di bivacco solitario a quattromila metri, dà vita al piano-racconto del flusso dei pensieri, dei rimpianti, dei piccoli gesti, della paura, della giovane Gaëlle Cavalié. Senza veli e senza retorica offre uno splendido sguardo sulla dimensione più interiore dell'alpinismo moderno.
Ilaria Tuti, Fiori sopra l'Inferno (Longanesi)
Ilaria Tuti propone una immagine della montagna lontana da ogni compiacimento e visione edulcorata. L'ambiente alpino è magistralmente descritto dall'autrice nelle sue durezze e malvagità che tuttavia non ne compromettono fascino e suggestione. Le indagini della protagonista portano alla luce storie e dinamiche dove il presente e il passato si intrecciano creando uno scenario ai limiti della credibilità.
Massimo Bubola, Ballata senza nome (Frassinelli).
Grande Guerra e montagna è un binomio inscindibile. Massimo Bubola nella sua Ballata senza nome canta e rievoca la conclusione del primo conflitto mondiale dando identità e voce alle spoglie dei soldati fra i quali fu scelto il Milite Ignoto.


14/03/2018