Le "recondite armonie" di Attilio Lasta

La mostra dedicata al pittore trentino a Villa Lagarina, Palazzo Libera 

Il pittore di Villa Lagarina attraversa con serenità le varie fasi della sua vita artistica, sempre alla ricerca di un luogo definito dell’animo, sia esso la grande montagna nel rosa del tramonto, sia la torre della cittadina di Wels nell’Austria del suo servizio militare, sia i cimiteri e le piccole chiese dei suoi itinerari di pietà, come la freschezza della sua frutta e dei suoi vetri trasparenti.

In ognuno di questi luoghi che hanno originato le sue visioni egli ha cercato luce ed equilibrio, lasciandosi alle spalle ogni trappola sentimentale e nostalgica, anche se, è pur vero, che a un certo punto della sua vita operò una sorta di scelta definitiva nella direzione più domestica e più acquietante, alla soglia dei cinquant’anni. Non smise però in seguito, anche ripetendosi, di ritornare su alcuni paesaggi, specialmente quelli legati alla sua piccola Heimat e alle sue passeggiate.

Speculare a questo discorso può essere anche uno sguardo sui suoi rapporti con gli altri artisti, molto più intensi di quanto possa apparire dal ritratto, che pure ha il suo fondamento, di un Lasta appartato e solitario, riservato e chiuso nel suo studio. A parte le vivaci frequentazioni degli inizi con capesarini e buranelli come Umberto Moggioli e Luigi Pizzini, quella straordinaria con Luigi Ratini, da lui definito valente maestro e amico affezionato, testimoniata dai suggestivi ritratti del Lasta che in tempi diversi questi andò eseguendo, anche con Fortunato Depero non mancò un affettuoso legame. Non si possono poi tralasciare i confronti con i giovani artisti anche nell’ultimi periodi della sua lunga esistenza.

Dopo la guerra Attilio Lasta si ferma nel suo borgo, partecipa a mostre collettive, per lo più alle cosiddette sindacali ed espone in due sole personali per arrivare ormai in tarda età, qualche anno prima della morte, a due grandi antologiche organizzategli dalla sua gente a Villa Lagarina. Molti anni dunque di vero e proprio ritiro, per quanto operoso, che, viste le premesse e le relazioni precedenti non era certo prevedibile, ma anche un ritiro strategico, di concentrazione e di meditazione, di consolidamento delle radici e di affinamento dello sguardo, che finisce, anche non totalmente, per concentrarsi su quella che lui amava chiamare natura silente.

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Mario Cossali - curatore della mostra

11/12/2015