"Lem der bòlt", "Vivere il bosco"

Fino al 31 ottobre al Bersntoler Kulturinstitut/Istituto culturale mòcheno di Palù del Fersina la mostra sul rapporto dialettico tra la comunità mòchena e il bosco

Barbara Tomasi del Bersntoler Kulturinstitut/Istituto culturale mòcheno ci introduce al percorso espositivo che fino al 31 ottobre è visitabile nella sede dell'Istituto stesso, a Palù del Fersina. 

"La mostra propone una panoramica sul rapporto dialettico tra la comunità mòchena e il bosco e sull'evoluzione di questo rapporto nel tempo, puntando l’attenzione sulla percezione e sugli usi del bosco e delle sue risorse - esordisce Barbara Tomasi -. Diversi sono, in tal senso, gli aspetti che andiamo ad affrontare.

Il paesaggio, innanzitutto, attraverso testi e immagini che intendono dar conto di come si è plasmato il territorio a partire dai primi insediamenti in valle fino ai giorni nostri - riprende -. Uno degli aspetti più visibili del rapporto tra uomo e ambiente è sicuramente l'architettura. Si prosegue con la toponomastica e un approfondimento sulla presenza nella Valle del Fèrsina di nomi di luogo legati al bosco. Uno spazio è dedicato quindi ai molteplici aspetti della cultura materiale con l'esposizione di diversi attrezzi realizzati nella Valle del Fèrsina e utilizzati per la segagione e per la realizzazione di manufatti. A questo proposito, emerge l'importanza del legname, una delle risorse fondamentali del bosco, ma anche di altre risorse secondarie, quali  pigne, piccoli frutti e funghi. Non manca la menzione ad altre attività in qualche modo legate al bosco, come quelle agropastorali, e neppure uno sguardo sull'immaginario che scaturisce dal bosco quale luogo del favoloso, abitato da miti e leggende".  

Raggruppati per ambiti tematici - quali il lavoro del bosco, i saperi tradizionali, i protagonisti di fiabe e leggende, riservando attenzione anche alle parole che Robert Musil ha dedicato alla valle - Tomasi ci descrive alcuni degli oggetti che caratterizzano il percorso espositivo.

Iniziamo dalla slitta che rappresentava "uno dei mezzi più usati dai privati per trasportare la legna di piccole dimensioni,  trascinata da uomini e anche da donne (come si vede nella foto della locandina, ndr) e fatta scivolare anche in inverno sulla neve e sul ghiaccio. Con le schintln (scandole), invece, nella Valle del Fersina, così come in gran parte delle Alpi, si ricoprivano gli edifici. Si tratta di assicelle di legno, lunghe circa 70 cm, larghe 15 e spesse 1,5-2 cm - specifica -. Nella comunità mòchena venivano realizzate soprattutto con il larice. La scelta degli alberi migliori e del momento giusto per tagliarli, la lavorazione delle scandole e la loro posa sono frutto di saperi tradizionali trasmessi attraverso un apprendimento silenzioso di generazione in generazione. In Valle ci sono ancora artigiani in grado di costruire tetti in scandole. Quello del Filzerhof è stato restaurato negli anni Novanta da questi artigiani e conta 30.000 scandole - aggiunge -".

Interessanti anche i kospn (dalmedre)"scarpe che avevano tradizionalmente la suola in legno di larice o abete rosso, scavata grazie ad attrezzi particolari come lo“schupferl - prosegue -. Sono poi rappresentati protagonisti di fiabe e leggende che abitano il bosco quali Graustana (Graostana), la strega da cui i bambini devono guardarsi bene, e Bilmònn (l’uomo selvatico) che preferisce vivere in luoghi solitari, temuto per la sua forza fisica cui si accompagna una primitiva ingenuità - conclude”.

Robert Musil e la natura della Valle del Fèrsina sono richiamati in mostra attraverso alcuni versi dalla novella Grigia.

Bianchi e viola,/ verdi e marrone erano i prati […] / Un bosco incantato di larici antichi/ ricoperti di tenero verde/ su un pendio verde smeraldo./ Sotto il muschio di certo vivevano/ cristalli bianchi e viola. [Robert Musil – Grigia]

Per approfondire vi consigliamo il nostro pezzo che trovate su questa pagina in alto, a destra

redazione

24/07/2015