Morire per la scienza: il pollo di Bacone. Aspettando Expo2015

"Sono i primi giorni della primavera 1626 quando Bacone nota come il passaggio delle ruote della carrozza riveli, sotto la neve, un’erba dal bel colore verde" di Massimiano Bucchi, Università degli studi di Trento

da Il pollo di Newton (Guanda, 2013) di Massimiano Bucchi  

Sono i primi giorni della primavera 1626 e la neve continua a imbiancare Londra. Ma Francesco Bacone, Visconte di Saint Albans, grande teorico e apologeta della neonata scienza moderna, non teme le intemperie. Tra le sue abitudini vi è quella di passeggiare nel bosco in compagnia del giovane Hobbes, al quale affida il compito di trascrivere le proprie intuizioni. Quando piove, Bacone spesso ordina di lasciare la carrozza scoperta in modo da godere i benefici “dell’irrigazione, che egli diceva essere molto salutari per via del nitro [nell’aria e dello spirito universale del mondo”.

Quel giorno del 1626 Bacone viaggia in carrozza verso Highgate con l’amico Witherborne, medico di Re Giacomo. Il suo umore non è lieve. Qualche anno prima, Bacone è stato condannato per corruzione, legata alla concessione di monopoli in settori quali l’oreficeria nella sua veste di Lord Chancellor. Ha scontato la pena con quarantamila sterline di ammenda, con l’interdizione dai pubblici uffici e addirittura con alcuni giorni di prigionia nella Torre di Londra.

Sporgendosi dal finestrino della carrozza, Bacone fa notare a Witherborne come il passaggio delle ruote della carrozza riveli, sotto la neve, un’erba dal bel colore verde, quasi che fosse appena spuntata. Bacone attribuisce il fenomeno alla neve e al ghiaccio, e ipotizza che questi possano essere utilizzati per conservare alimenti freschi, come si fa con il sale.

Witherborne risponde che gli sembra un’assurdità. Bacone si irrita e ordina al cocchiere di fermarsi immediatamente. Scende incurante della temperatura e cammina, finché individua una casa che gli sembra disporre di ciò di cui ha bisogno. Bussa e alla donna che gli apre chiede di comprare un pollo, facendoselo eviscerare sul momento. Afferrato il pollo dalle mani della donna, il Visconte si china sulla neve e a mani nude ‘farcisce’ il pollo, lo mette in una sacca e poi lo copre ancora di neve. Poco dopo, inizia a sentirsi male per il freddo. Witherborne e il cocchiere capiscono che non c’è tempo da perdere e invece che a casa sua lo portano dal Conte di Arundel, che abita lì vicino, e lo mettono subito a letto. Ma il letto si rivela umido e le condizioni di Bacone peggiorano rapidamente, finché muore un paio di giorni dopo, il 9 aprile 1626, all’età di 65 anni, “di raffreddore e soffocazione” secondo l’amico Hobbes, di polmonite acuta secondo altri.

L’episodio del pollo di Bacone, sulla cui autenticità gli storici continuano a discutere, si inserisce rapidamente in quella mitologia della rivoluzione scientifica che ne incarna i valori fondativi: la mela che cade sulla testa di Newton - epitome dell’intuizione improvvisa e serendipitica – , Copernico che sul letto di morte abbraccia la prima copia del suo De revolutionibus orbium caelestium, prototipo del disinteresse e della dedizione al progresso della conoscenza. “Il grande apostolo della filosofia sperimentale era destinato a essere il suo martire”, commentò lo storico Thomas Macaulay.

Mirabile incarnazione – in tutti i sensi – della testardaggine con cui la nuova scienza intende confrontarsi con il dato empirico, della dedizione completa con cui lo scienziato si dedica a indagare la natura (al punto da mettere in gioco la propria incolumità), l’esperimento di congelamento del pollo è non di rado l’unico aneddoto per cui i non addetti ai lavori ricordano il grande filosofo e uomo politico.

Poco importa, naturalmente, che sino ad allora Bacone non avesse mai compiuto alcun esperimento, che il suo trafficare con la neve e il pollo abbia assai pochi degli elementi caratteristici di una vera prova sperimentale (mancava, ad esempio, ‘un pollo di controllo’, non refrigerato, o conservato nel sale, come punto di riferimento); e soprattutto, che nessuno abbia mai fornito un resoconto del risultato finale (il pollo si conservò? Per quanti giorni? Fu poi effettivamente consumato? E se sì, con quali effetti?).

Hanno scritto de Il Pollo di Newton:

“Un libro sagace e divertente”, A. Torno, Il Corriere della Sera.

“Il piatto è ricco e gli ingredienti sfiziosi … tanti, succulenti aneddoti … un saggio articolato, proprio come un menu, che interroga la scienza sul bancone della cucina”, C. Tagliabue, Il Sole 24 Ore.

“Centosettanta pagine veloci e briose”, M. Niola, La Repubblica.

“Una miniera di curiosità”, F. Battaglia, Panorama.

“Il risultato è decisamente adatto a tutti i palati”, M. Capocci, Le Scienze.

“Un libro affascinante e pieno di storie avvincenti e inaspettate che connettono scienza e cucina”, Helsingin Sanomat (principale quotidiano finlandese) 

Massimiano Bucchi - Professore di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento e autore de Il Pollo di Newton. La Scienza in Cucina (Guanda, 2013, tradotto anche in finlandese, portoghese e coreano).

25/02/2015