"Orlando Gasperini. Nei labirinti del mito"

A Trento, Palazzo Trentini, fino all'11 ottobre la mostra che porta nel mondo sotterraneo di Gasperini

Non ci sarà sortita. Tu sei dentro/ e la fortezza è pari all'universo/ dove non è diritto né rovescio/ né muro esterno né segreto centro. Jorge Luis Borges, Elogio dell'ombra 

Alessandro Fontanari- studioso, responsabile della Biblioteca di Civezzano - con il Minotauro ci porta al cuore di "Orlando Gasperini. Nei labirinti del mito", la mostra visitabile fino all'11 ottobre presso Palazzo Trentini, a Trento:

"Tra le ultime opere di Orlando Gasperini, così dense di ricerca intellettuale e così visivamente, nella sua "maniera" particolare, allegoriche, il dipinto Minotauro (appartenente al ciclo Esseri mitologici, 2008) rappresenta il paradigma conclusivo della sua arte, della sua posizione di pittore e quindi della sua vicenda esistenziale. 

In uno spazio claustrofobico di tenebre e di bagliori rossastri – un mondo sotterraneo, una notte senza fine – si erge il torso del Minotauro con il ben noto aspetto che l'arte occidentale, dalle pitture vascolari della Grecia arcaica alle immagini  del Novecento, ci ha consegnato: testa taurina su corpo umano. Ma già qui il dipinto di Orlando Gasperini presenta una netta modificazione formale che trasforma il mito: la possente testa ferina non è più visibile, è una piatta superficie nera dalla quale spuntano le corna, rese invece con accurato realismo. Già in un altro dipinto intitolato Minotauro (un polittico in 8 pezzi per il ciclo Di-Stanze, 2002) il mostro domina la composizione con lo stesso oscuramento della testa che ne cancella l'identità e allo stesso tempo accentua il lato "ombra" (animale e istintuale nel senso indicato da Jung) dell'uomo.  La parte umana del mostro è raffigurata con virtuosistica aderenza a un corpo reale di perfetta conformazione: giovane e muscoloso, pieno di forza e di armonia, modellato e patinato come la statua bronzea di una divinità. Quasi tutti i corpi nudi delle opere di Orlando Gasperini mostrano una perfezione gelida e statuaria che allude ironicamente allo stato adamitico perduto.

Corpo umano visibile, testa taurina invisibile il cui sguardo però è  rivolto al mirino di una telecamera digitale tenuta sollevata con il braccio sinistro attorno al quale è attorcigliato un filo rosso che si dipana da un lato dell'inquadratura, tenuto tra pollice e indice dell'altra mano per proseguire poi fuori campo a destra verso il basso. Sul bicipite del braccio sinistro è tatuato un labirinto di forma classica, che risale alla preistoria e all'antichità greca, composto da sette volute che conducono progressivamente e inesorabilmente al centro, dove attende il mostro.

Tatuaggi in funzione allegorica, cifre araldiche che sfidano l'interpretazione o moltiplicano una rete simbolica di analogie e di rimandi, sono frequenti sui corpi nudi dipinti da Orlando Gasperini; a volte sono ironici richiami "pop" pescati nel folklore di massa: il cuore con la scritta "love me" sul petto del Centauro, la rosa sulla schiena della Medusa; spesso sono simboli religiosi dell'iconografia cristiana: croci, cuori con fiamme e spine in Vizi e Virtù (1998-99); figurazioni ricavate dai bestiari: serpenti,draghi, scorpioni; sono infine immagini più complesse ed enigmatiche: ad esempio la torre con nuvole in La vita è un sogno (2008), lamano alata in Satyricon (2002).

Un altro labirinto tatuato appare sul braccio di una figura affranta di Anime salve (1999) perduta nel mondo infero e in attesa della salvazione, ma nel Minotauro la sua funzione è quella di una "mise en abyme", un modo compositivo rappresentativo del manierismo allegorico del pittore:  il labirinto oscuro dove si aggira il mostro contiene la sua copia tatuata producendo una vertigine visiva e filosofica come nei racconti di Borges. Ritrovo in Orlando Gasperini le caratteristiche individuate dall'acuta analisi di Gustav René Hocke sul manierismo e attribuite a molta parte dell'arte del Novecento: l'interesse per l'enigma, il geroglifico, il mostruoso, il tempo distruttore, la morte;  l'iperrealismo che trapassa nella deformazione fantastica; la costruzione di un universo misterioso, labirintico, sconvolto e frantumato; l'onnipresente aura pietrificante della malinconia.

Il Minotauro di Orlando Gasperini ha sconfitto Teseo e così ha rovesciato la trama principale del mito classico che narra del mostro ucciso dall'eroe con l'aiuto di Arianna. Il filo di Arianna si è dimostrato inutile, anzi ingannevole, e ora il mostro lo rigira tra le mani come fosse un trofeo".

Note biografiche Orlando Gasperini: nato nel 1954 a Borgo Valsugana (TN), è sempre vissuto a Martincelli, frazione del comune di Grigno (TN).
Si è diplomato presso l'Istitituto Statale d'Arte A. Vittoria di Trento nel 1972. Ha lavorato per 16 anni come disegnatore presso la Ceramica Valverde di Castelnuovo. 
Dal 1989 è stato bibliotecario a Grigno sino alla sua morte nel 2008.

Alessandro Fontanari - studioso, responsabile della Biblioteca di Civezzano

06/10/2015