"Pastori dell'alpe.” 100 storie, 100 volti per nutrire il Pianeta

Dopo la tappa ad Expo in città, Rho, Villa Burba, dal 19 giugno (inaugurazione alle 18) al 24 agosto la mostra approda a Trento, Palazzo Roccabruna 

All’incontro di oggi (5 maggio) nell’ambito di Cultura Informa sono intervenuti Claudio Martinelli, dirigente servizio Attività culturali - Provincia autonoma di Trento; Roberta Bonazza, ideatrice e curatrice della mostra; Annibale Salsa, antropologo e presidente del comitato scientifico Accademia della Montagna

“Un lavoro di ricerca di quasi tre anni restituito in Expo con l’idea di portare in una cornice internazionale storie e volti di cento uomini e donne, per la maggior parte sconosciuti, i cosiddetti ‘vacher’ – ha esordito Roberta Bonazza -. Con generosità, mi hanno raccontato le loro storie, legate all'ultima fascia abitata della montagna: in ciascuna di esse qualcosa di interessante, aspetti che mettono in luce un percorso che conduce alla consapevolezza di sé e delle scelte intraprese. L’esposizione è a Villa Burba (Rho), elegante edificio seicentesco, poco discosto da Expo. Il cuore del progetto sono le interviste: ottanta storie di chi ha vissuto l’esperienza prima del boom economico degli anni sessanta, e venti di chi ha scelto di ‘ritornare’ alla montagna. L’avvicinamento alle storie avviene quasi metaforicamente, percorrendo un sentiero di montagna, circondati dal paesaggio alpestre, mentre nella sala filatoio si svolge l’incontro con le persone. Le foto di Trentino marketing illustrano la bellezza dei luoghi, accompagnate dai testi scientifici di Alessio Bertolli. Siamo così introdotti a una densità di narrazione, a una polifonia che dalla testimonianza del bambino di otto anni costretto a recarsi in malga con il padre, approda all’esperienza di chi torna all’alpe, quasi in una dimensione di destino che lo riconduce nei luoghi di partenza. In mostra sono rappresentati uomini e donne del sistema alpeggio, che rispetto alla transumanza restituisce anche la dimensione architettonica che tiene insieme e dà ordine alla malga".  

Annibale Salsa ha portato invece l’attenzione sulla necessità di fare operazione un’operazione di rivisitazione del significato delle parole. “Ci siamo appropriati di parole che non corrispondono all’etimologia iniziale – ha spiegato -. Alpi deriva proprio da alpeggio, l’anima profonda delle Alpi è l’alpeggio. Anche parole come montagna e monte nella rappresentazione di significato della cultura alpina fanno riferimento all’alpeggio, è stato con il turismo che l’attenzione si è spostata alla cima. L’alpeggio è la sostanza profonda delle Alpi, i malgari sono costruttori di paesaggio, contribuiscono a modificare l’habitat naturale in direzione di un paesaggio culturale".                           Tre le fasi storiche su cui si è soffermato. "Una finisce negli anni cinquanta e con essa si conclude un modello di civilizzazione durato più di mille anni, cedendo il posto a una trasformazione importante - ha ripreso -. Al settore primario subentra il secondario, il modello economico di tipo fordista che favorisce gli spazi grandi della pianura e l’aspetto quantitativo. Inizia un processo di rimozione di un mondo arcaico con il quale non ci si identifica più perché ricorda il tempo della povertà. La terza fase prende avvio nella seconda metà degli anni novanta: si interrompe il processo di abbandono e iniziano i primi timidi tentativi di ritorno. La montagna intesa però non quale luogo di evasione, non in chiave romantica, ma come prospettiva supportata da scelte politiche. Il popolamento delle Alpi, poco dopo il Mille, ricordiamolo, non è spontaneo ma indotto dai signori feudali che lo attuano attraverso degli incentivi economici. Fuori da questa prospettiva, la montagna diventa solo un’esercitazione retorica".

Due secondo Claudio Martinelli le principali ragioni per cui la Provincia "ha sostenuto il progetto: l’assunzione della prospettiva della biodiversità anche dal punto di vista culturale e l’intento di narrare il valore di questa ‘terra di mezzo’  sparita dall’orizzonte di ciascuno, e ora rivisitata in modo moderno. Importante in tutto ciò la collaborazione con il Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste, rappresentato all'incontro dal dirigente Romano Masè, che ha parlato di "opportunità per il Trentino creata in un contesto mondiale, incrociando le sue specificità e le sue unicità di tipo culturale e ambientale". 

redazione

05/05/2015