"ReteCastelli del Trentino"

È in dirittura di arrivo il programma di animazione dell'estate nei castelli trentini: Franco Marzatico ce ne dà alcune anticipazioni

 “Il progetto 'ReteCastelli del Trentino', in questo contesto in cui si chiede alla cultura di contribuire al rilancio dell’economia, rappresenta un modo efficace di prestare attenzione a quella che viene definita ‘periferia’, un  tentativo di far emergere, vivere e conoscere la vivace realtà disseminata sul territorio che messa in rete può diventare elemento di attrazione ulteriore. Ciò anche tenendo conto che i dati nazionali esprimono una forte concentrazione di visitatori in alcuni luoghi e quindi vengono posti in essere dei tentativi, attraverso la creazione di poli principali, per attirare l’attenzione del pubblico sui luoghi considerati impropriamente minori. Alla base di tutto ciò la convinzione che ‘anche piccolo è bello’, l’idea che, come avviene nello slow food, sia vincente la fruizione culturale per la scoperta del territorio, dei suoi angoli meno conosciuti, come i castelli privati aperti in occasioni particolari. C’è ancora tanto da lavorare su questi aspetti e vedremo di attrezzarci”.

Esordisce con questa riflessione Franco Marzatico, del Dipartimento cultura della Provincia di Trento, referente scientifico del progetto Apsat, quando gli chiediamo di spiegarci gli obiettivi della “Rete dei castelli” e il programma estivo di animazione che vi si svolgerà, ormai in dirittura di arrivo.

Dottor Marzatico, partiamo dal progetto Apsat (Ambienti paesaggi e siti d'altura trentini).

“Si tratta di un progetto che prevedeva lo studio, la ricognizione, la schedatura di tutti i siti d’altura compresi castelli rocche, torri[1]. In questo contesto  era contemplato anche un approfondimento inerente alla loro valorizzazione, che ha visto l’edizione di un volume con considerazioni di ordine metodologico”.

Quali i criteri alla base della valorizzazione?

“Nell’ambito di tale attività, è stato proposto uno schema già sperimentato, ad esempio, con i rifugi e le ‘vie del sacro’, cioè una carta fedeltà con l’indicazione di circa venticinque castelli visitando i quali si riceveva un timbro. Raggiunta una quota stabilita, i partecipanti avevano diritto a un premio messo in palio da sponsor (olio, vino e altri prodotti del territorio)”.

Uno sforzo per estendere il più possibile la conoscenza anche presso le nuove generazioni, dunque.

“L’idea, che rimane il perno del progetto della Rete dei castelli, è di far conoscere sempre più questa realtà monumentale che connota la storia artistica del territorio. Una finalità prettamente culturale, indirizzata al contempo ad aumentare l’attrattività e la permanenza sul territorio, a intensificare le occasioni di visita e percorrenza. Insieme alla carta fedeltà abbiamo pensato ad altri strumenti, dedicati soprattutto al mondo scolastico: il giro dell’oca e le carte da gioco dei castelli tra essi”.

Quanti sono i castelli nella nostra provincia? E quanti appartengono alla rete?

“Abbiamo messo a punto una cartina aggiornata dalla quale viene messa in luce la straordinaria densità di castelli sul nostro territorio (attorno ai 300, tra scomparsi visitabili e visibili) e l’abbiamo  presentata a Castel Beseno nell’ambito della mostra I cavalieri dell'imperatore. Il Servizio attività culturali, in collaborazione con il Centro Santa Chiara, ha messo a punto un articolato programma di animazione che si basa su concerti, spettacoli teatrali, degustazioni di prodotti tipici. I castelli interessati quest’anno sono circa una trentina, un numero in continuo aumento”.

Quali sono le caratteristiche del programma? È dedicato a un tema particolare?

“In passato si legava ai temi delle mostre temporanee, penso agli animali fantastici o al rinascimento con Dosso Dossi, quest’anno il filone resta quello del medioevo-rinascimento, ma è anche legato a Expo, con finestre sul cibo. La particolarità della rete è di coinvolgere sia realtà pubbliche sia private. A questo fitto calendario si accompagna l’ambizione di raccogliere anche iniziative che nascono spontaneamente nei diversi comuni”.

Qualche aspetto nuovo nel programma di quest’anno?

“Da segnalare l’iniziativa del ‘trenino dei castelli’ in Val di Non, ideata da Trentino marketing (maggiori iniziative su http://www.visittrentino.it/) che vede il coinvolgimento del Castello del Buonconsiglio per le sedi di Caldes e Thun e la partecipazione attiva delle Apt delle Valli di Non e di Sole. Ogni sabato (dall’11 luglio al 12 settembre, ad esclusione di ferragosto http://www.card.visittrentino.it/DtSrv.aspx?id=311) parte un trenino speciale da Trento, raggiunge Malè con rallentamenti lungo il percorso in zone cruciali, sia di interesse ambientale sia con aspetti collegati ai castelli. L’itinerario propone la visita di quattro castelli: da Malè, con un pullman, il percorso prosegue verso il Castello di Ossana, quindi Caldes, dove è prevista la tappa per il pranzo. Si prosegue con la visita di Castel Valer, elegante residenza privata. La conclusione avverrà con l’approdo a Castel Thun”

[1] (Castra, castelli, e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardo antico e basso medioevo a cura di Elisa Possenti, Giorgia Gentilini, Walter Landi e Michela Cunaccia. Nel quarto e quinto volume sono raccolti in modo esaustivo i dati relativi ai 234 castelli e fortificazioni datati tra V e XV secolo presenti in Val di Fiemme, Primiero, Valsugana e Tesino, Valle di Sole, Giudicarie, Altogarda, Ledro, Vallagarina, Val di Fassa, Rotaliana, Paganella, Val d’Adige, Valle dei Laghi e Altipiani cimbri. Le schede, arricchite da un esaustivo apparato iconografico, svelano la storia evolutiva di questi antichi siti d’altura.

redazione

19/06/2015