“T-essere memoria”

Il progetto dedicato ai malati di Alzheimer della Soprintendenza per i beni culturali vincitore del “Premio Icom Musei per tutti”

Un progetto che, sin dal titolo, si pone su una strada feconda di pensieri ma anche di azioni concrete. “T-essere”, quanti valori racchiusi in questa scelta: l’essere, innanzitutto, l’esistere di ciascuno, qui e ora, un inno alla vita. Subito dopo, il richiamo all’antico rito del tessere, dell’intreccio tra trama e ordito, quindi un nuovo sguardo alla vita, e al suo specchio, la morte: le Parche, e Cloto tra loro intenta a filare il filo dell'esistenza di ciascuno di noi. Ci sembra poi di cogliere un terzo significato, quello di cui la malattia dell’Alzheimer è responsabile: chi ne soffre perde il filo della memoria, il passato si presenta attraverso flah, “tessere” di un senso generale che è andato smarrito.

“T-essere memoria”, il progetto dedicato ai malati di Alzheimer, ha ottenuto un prestigioso riconoscimento internazionale: ha partecipato al Festival Musées e(m)portable vincendo il “Premio Icom Musei per tutti”, consegnato nei giorni scorsi a Parigi. Il percorso sperimentale è stato condotto dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia di Trento in collaborazione con l’Azienda pubblica di servizi alla persona Margherita Grazioli di Povo con un gruppo di residenti affetti da Alzheimer ospiti della struttura trentina.

Alla conferenza stampa di oggi giovedì 4 febbraio presso la Apsp “Margherita Grazioli” di Povo, sono interventui l’assessore alla salute Luca Zeni il presidente dell’Azienda pubblica di servizi alla persona di Povo Renzo Dori, il dirigente della Soprintendenza per i beni culturali Franco Marzatico, il direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis e i curatori del progetto Luisa Moser (responsabile dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici), Emanuela Trentini, Roberto Maestri e Alberta Faes (animatori, fisioterapista e educatori della APSP di Povo).
Momento cruciale dell’evento, la consegna del premio di 1.000 euro da parte della Soprintendenza alla Apsp di Povo e la firma della convenzione per estendere il progetto di collaborazione ad altre sei strutture trentine.

“Nato verso la fine del 2014 e realizzato nel 2015 su sollecitazione della Soprintendenza - esordisce Dori - il progetto poneva come elemento fondamentale il riuscire a costruire con i pazienti un percorso che permettesse loro di recuperare elementi di benessere che non avvertivano con tanta intensità nella vita standardizzata. Non un progetto per portare i malati in museo, qualcosa di diverso, costruito su una serie di laboratori con al centro il recupero della memoria attraverso elemento di manualità, quelli con cui i palafitticoli costruivano alcuni oggetti di grande semplicità, per garantire ai pazienti una capacità di realizzazione e quindi una gratificazione. Dall’argilla alla tessitura alla realizzazione del burro con vecchi strumenti, attraverso una manualità semplice, i pazienti si emozionavano nel fare e si mostravano inclini a socializzare. La visita al Museo delle palafitte di Fiavé ha costituito il momento finale del progetto:  i pazienti sono entrati in contatto con gli oggetti sui quali si erano svolti i laboratori. Quella che decade più lentamente è la memoria legata alla emozioni, ed è su questa componente che abbiamo lavorato”.

Di soddisfazione della soprintendenza ha parlato Marzatico, sottolineando "l’ossimoro di ricorrere all’archeologia, il cui ambito riguarda la conoscenza del passato, per migliorare le condizioni di chi, invece, la memoria l’ha perduta. La fruizione dell’archeologia non riguarda gli eruditi ancorati al passato ma è inscindibile dal riconoscere attraverso il rispetto per l’antico anche quello per  l’uomo. Per noi, anche andando al di là dei compiti strettamente istituzionali, il progetto rappresenta la possibilità di una visione più  larga dell’archeologia, non da confinare nel campo belle arti, ma quale elemento in grado di recare emozioni e, in questo caso, anche benessere ai malati di Alzheimer". 

Nicolis ha quindi puntato sull’importanza del ruolo sociale attivo della Soprintendenza e sul concetto di  “pubblico godimento” dei beni culturali, mentre Moser ha spiegato che alla base del progetto c’è l’intento di “far star bene le persone partendo da un museo accessibile come quello di Fiavè.  Gli oggetti dell’età del bronzo qui esposti, ricordano agli anziani qualcosa del loro passato: il lavoro nei campi, il vestiario, la cucina, elementi del vivere quotidiano. Elementi della memoria, in definitiva, che durante la visita al museo gli anziani hanno riconosciuto. Ciò, in certo senso, li ha fatti sentire "a casa”.

Zeni, infine, ha messo in luce come il progetto rappresenti un esempio di come la pubblica amministrazione "possa 'agire bene', introducendo validi elementi di innovazione. L’impegno sull’Alzheimer rappresenta la sfida per il futuro, si stima che in Trentino gli ammalati siano tra i 7 e i 10 mila, con ricadute etiche e sociali per tutto il sistema. L’obiettivo è di mettere al primo posto la dignità delle persone, lavorando sulla capacità di diagnosticare precocemente la malattia, di dare certezze e riferimenti alla famiglie e creare sul territorio una rete”. 


04/02/2016