"Tra le rocce e il cielo"

Il festival ritorna in Vallarsa tra il 20 e il 23 agosto, con due anticipazioni il 14 e il 17

“Un festival che continua a crescere e la cui visibilità è in aumento”. Esordisce così Iva Berasi – direttrice dell’Accademia della montagna del Trentino – introducendo il festival Tra le rocce e il cielo che si svolgerà a Vallarsa dal 20 al 23 agosto, con due anticipazioni il 14 e il 17. Una manifestazione – prosegue - la cui caratteristica è l’alta qualità culturale delle proposte, unita alla sua autorevolezza su temi quali montagna, minoranze, stili di vita delle persone che abitano tali luoghi, nonché tutte le altre qualità intellettuali che la montagna ha prodotto. Un evento che si pone ormai come un riferimento culturale e scientifico per il mondo della montagna a livello internazionale. Va sottolineata, inoltre, la sua capacità di valorizzare il territorio e le sue risorse, anche umane, con particolare riferimento al gruppo di giovani che con competenza e professionalità si è messo a disposizione per il successo di un'intera valle. Una sorta di laboratorio all’insegna della consapevolezza e dell’obiettivo di dare qualità - conclude".

Riagganciandosi all'aspetto della partecipazione dei giovani, Fiorenza Aste – che del festival è direttrice con Mario Martinelli – ha messo in luce il filo rosso che percorre le quattro giornate: la storia, con riferimento alla commemorazione del centenario della Grande Guerra quale spunto per affacciarsi sul contemporaneo e sui suoi tanti conflitti.

La giornata introduttiva (20 agosto) – spiega Luigi Zoppello – è dedicata all’Om selvadeg, figura mitologica diffusa in tutta Europa e fino ai Carpazi. Sopravvive soprattutto nei carnevali in cui compaiono uomini mascherati con rami di abete e pelle di capra, che vivono nei boschi. Un mito tra quelli fondativi della civiltà alpina, legato in particolare alle popolazioni del nord, al “green man”, che può assumere anche le forme di gnomo o elfo. In storia dell'arte è rappresentato da Dürer e da Cranach. Un po' dispettoso e conflittuale con gli uomini, in qualche storia l'Om selvadeg rapisce le donne, in altre bastona, ma a un certo punto s'innamora di una pastorella e in cambio insegna agli uomini come si fa il formaggio, una svolta epocale che permette all'uomo di conservare l'alimento per la stagione invernale. Nella sua figura, inoltre, è racchiusa anche la parte di noi rimasta selvaggia".

Riccardo Rella introduce alla seconda giornata dedicata al tema "Le lingue madri", che al mattino si concentrerà sul tema delle migrazioni quali generatrici di identità. "Quando un gruppo etnolinguistico si sposta, porta con sé anche il proprio punto di vista e lo conserva - spiega -. Affronteremo in tal senso un'analisi delle origini migratorie delle minoranze etnolinguistiche 'storiche' presenti nella nostra provincia: mocheni, cimbri, ladini. Nel pomeriggio il focus si sposterà sul presente e sulle motivazioni che spingono a emigrare: guerra, condizioni intollerabili sia dal punto di vista economico sia religioso, pulizia etnica, interrogandoci sulle minoranze che stanno arrivando ora sul territorio".

Le altre due giornate si concentreranno sulla storia. "Ogni guerra è una sconfitta", questo il punto di partenza di Nicola Spagnolli che le coordina. "Sono diverse e di ottimo livello le mostre che saranno allestite tra la Vallarsa e altri luoghi del festival, accomunate dai 'segni' che la guerrra lascia sui corpi e nella psiche, sul territorio e nel paesaggio. Ma sono anche i segni di matita tracciati dalla satira come arma di propaganda o dai bambini di Vallarsa che attorno al tema della guerra con i loro disegni hanno realizzato una mostra. Il nostro sarà un approfondimento 'dal passato al presente' per individuare costanti antropologiche". 

Paolo Fanini, infine, ci conduce al cuore de I crocevia delle coscienze - Storia di un disertore, il suo lavoro che debutterà in anteprima a Forte Pozzacchio il 14 agosto alle 15.30. "Non si tratta di uno spettacolo legato al centenario come rievocazione celebrativa, ma intende ricollegarsi con espedienti narrativi al presente. Una riflessione sulla Grande Guerra legata all'attualità attraverso l'intersezione di piani narrativi che raccontano la storia di un disertore, fenomeno tutt'altro che marginale in Italia se si pensa che sono stati 160.000 i processi per diserzione e insubordinazione. Il racconto si avvale di cinema, teatro e musica dal vivo - conclude".

La presentazione si è svolta il 4 agosto nell'ambito di Cultura Informa.

redazione

04/08/2015