Zanoni: l’arte del Ferro tra passato e presente

A Casa de Gentili un percorso espositivo dedicato a Luciano Zanoni e al figlio Ivan si intreccia con le testimonianze archeologiche del territorio

Il recupero e la reinterpretazione delle suggestioni artistiche del Passato rappresentano uno stimolo incessante per la creatività. Dall’Umanesimo che guarda come modello alle produzioni ‘magistraliʼ di romani e greci, alle grottesche, decori e ritratti clipeati del Rinascimento che rileggono moduli classici, fino ed oltre il Primitivismo di Gauguin, Picasso e Matisse, l’esperienza degli ‘antichiʼ rappresenta una fonte di ispirazione inesauribile.

Nel caso della mostra di Luciano e Ivan Zanoni, fabbri d’arte di maestria riconosciuta a livello internazionale, resta essenziale il rimando a ‘precedenti illustriʼ che connotano, alle radici, la Storia del territorio alpino e della valle solcata dal fiume Noce. Gli spunti per coltivare le ‘arti del dio Vulcanoʼ, avvolte da un alone di mistero, dovuto alla trasformazione della materia ferrosa con l’uso del fuoco purificatore nella mitica fucina, sono offerti ai Zanoni in questa speciale rilettura del Passato, da testimonianze archeologiche restituite dalla loro terra, che diventano paradigmi con i quali misurarsi sotto il profilo sia estetico sia della sapienza artigiana.

La scintilla della creazione artistica entra in profondo dialogo con un vissuto lontano, reso manifesto da ritrovamenti che afferiscono da un lato alla sfera del sacro, come nel caso dell’iconica figura del cavaliere di Sanzeno e del luogo di culto dei Campi Neri di Cles. Dall’altro affiora il tema della vita quotidiana, richiamata da attrezzi agricoli quali asce, falcetti e altri manufatti di cui l’antico villaggio di Sanzeno costituisce un terreno privilegiato di scoperte.

Si aggiungono, come richiami artistici, oggetti carichi di valenze simboliche, connesse alla pratica cerimoniale del simposio - il consumo comunitario del vino - o della guerra, cui appartiene il Karnyx, la tromba celtica con testa zoomorfa, insegna sonora destinata ad atterrire il nemico. I riferimenti archetipici spaziano dunque da suggestioni desunte dal mondo protostorico dei Reti, a quello romano, come nel caso del culto di Mitra, introdotto da Oriente, fino a testimonianze di fede del primo Cristianesimo.

Alla ricerca di segni ancestrali, l’arte del ferro di padre e figlio Zanoni si configura come una sorta di scavo nelle viscere della terra da dove si estrae anche la materia prima - il ferro - per dare concretezza all’immaginazione. Sorprendente è la capacità di piegare con una sapienza antica la durezza del metallo, per dare forma a un universo animale e vegetale dotato di una forza espressiva ed evocativa che rapisce lo sguardo e il pensiero. E’ una modalità di lavoro che recupera il rapporto fra visione, gusto estetico e abilità tecniche, date dalla padronanza di strumenti e materiali, prima che il dibattito, conosciuto come il ‘paragone delle arti’, sancisse la supremazia delle espressioni artistiche - quale la pittura - considerate più nobili perché emancipate dai severi obblighi del lavoro pesante nelle polveri della cava e nei fumi dell’officina.

Come la scelta accurata dei prototipi che sta alla base dello studio iconografico e dell’inventiva dei Zanoni, espressi nella seducente trasformazione della rigidità della materia prima - il ferro - in figure che si animano straordinariamente nel gioco chiaroscurale delle superfici lavorate con il martello e il fuoco, anche i luoghi dell’esposizione sono attentamente ricercati. Da una parte si propone Casa de Gentili, sede ricorrente di iniziative volte a valorizzare le molteplici manifestazioni di storia, arte e cultura del territorio. Dall’altra parte il dialogo fra il Passato e la Contemporaneità si svolge nel Museo Retico di Sanzeno, custode del patrimonio archeologico della Valle che consolida in questo modo il suo costruttivo rapporto con le comunità, nel segno dell’apertura alle istanze locali e dei valori di coesione e sviluppo sociale di cui sono portatori i beni culturali.

A quanti a vario titolo hanno collaborato per il buon esito dell’iniziativa non può che andare, al di là delle frasi di circostanza, un sentito ringraziamento e in particolare alla famiglia Zanoni, ai curatori Marcello Nebl e Gianluca Fondriest e a Lorenza Endrizzi che, a nome della Soprintendenza, ha seguito con attenzione e entusiasmo le fasi preparatorie e realizzative della mostra.

(testo introduttivo al catalogo "Zanoni l'età del ferro. Le opere di Luciano e Ivan Zanoni dialogano con la storia d'Anaunia")

Franco Marzatico - Soprintendente della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia di Trento

24/07/2019