Andreas Hofer  

Intervento di Andreas Oberhofer 

Incontri e convegni

Quando nell’aprile del 1809 i tirolesi insorsero contro il governo bavarese, certamente non potevano immaginare quali ripercussioni e strascichi avrebbe avuto la loro azione nei secoli a venire. Subito l’opinione pubblica europea si impadronisce di questo fenomeno e mentre ancora fervono combattimenti e rastrellamenti, il popolo tirolese e soprattutto il capo dell’insurrezione Andreas Hofer entrano nella leggenda e nel mito.
Il nascente sentimento nazionale tedesco vede nella rivolta tirolese un precorrimento delle guerre di liberazione contro Napoleone. A partire da allora si parla di “lotta di liberazione tirolese”. Tuttavia quando il Tirolo nel 1814 torna a far parte dell’Impero austriaco non riavrà quelle libertà per le quali si è ribellato, tanto che la mano di Vienna non sarà meno pesante di quella bavarese. In un contesto simile il culto per un personaggio come Hofer risulta scomodo e viene messo al margine dalla storiografia ufficiale.
Nel gennaio 1823 alcuni ufficiali dei Cacciatori imperiali tirolesi disseppelliscono a Mantova i resti di Hofer e li portano, con grande imbarazzo delle autorità civili, nel Tirolo. Per un mese intero lo scheletro “si muove” da Trento a Innsbruck, dove il 19 febbraio vengono celebrate solenni esequie. Questo giorno segna l’inizio della manipolazione di Hofer da parte del potere imperiale. Si accentua naturalmente il carattere filoaustriaco dell’insurrezione e la quasi totale dedizione di Hofer alla figura paterna dell’imperatore Francesco I. Si tace su quello che di pericoloso il movimento portava con sé, soprattutto le sue spinte autonomiste, la volontà di autodeterminazione, il prendere nelle proprie mani il proprio destino e il rifiuto dell’obbedienza cieca alle direttive imperiali.
La successiva rivoluzione del 1848 rinvigorisce i miti: il fedele Tirolo e la secolare dedizione dei tirolesi verso gli Asburgo (e l’imperatore Ferdinando I dalla pericolosa Vienna insorta si rifugia a Innsbruck); la chiesa evoca l’immagine dell’“Anno nove” per richiamare il popolo alle sue tradizioni religiose. Si aggiunge il nazionalismo: per paradosso è nel nome della rivolta antibavarese che si chiama alla difesa del confine tirolese contro le mire italiane.
Con la sconfitta del 1866 e la stagione liberale del 1867-79 il mito subisce una nuova variante: Hofer e l’anno 1809 diventano il simbolo della rivolta di una provincia conservatrice contro un potere accentratore, liberale e laico. Si parla molto di autonomia politica, amministrativa, culturale e religiosa delle varie province verso l’impero; in pratica Innsbruck chiede e ottiene da Vienna quell’autonomia che, a sua volta, ostinatamente poi rifiuta al Trentino.
Nel 1909 questi tre miti (dinastico, clerical-conservatore e nazionalista) raggiungono l’apoteosi nella celebrazione del centenario dell’insurrezione in presenza dell’imperatore.
Cinque anni più tardi i miti hoferiani svolgono una funzione importante per stimolare lo spirito combattivo dei soldati tirolesi e la compattezza del fronte interno, soprattutto in funzione anti italiana. Gli anni postbellici lasciano poche speranze: fascismo e snazionalizzazione forzata al sud (con la battaglia contro la lingua tedesca), crisi economica e politica al nord sono le gravissime conseguenze di una guerra persa. Quando nel 1934 a nord del Brennero il nuovo regime clericale austriaco appena uscito da una sanguinosa guerra civile festeggia il 125° anniversario dell’insurrezione, lo farà quasi in sordina e non accennando neanche con una sola parola alla situazione nel Sudtirolo per non suscitare le ire di Benito Mussolini, garante e protettore dell’indipendenza di Vienna. In compenso la propaganda del regime si dilunga sul carattere antibavarese della rivolta; come già nel 1809 il nemico dal nord minacciò l’identità tirolese, nel 1934 l’indipendenza e con essa l’identità austriaca sono nuovamente minacciate da nord, dalla Germania nazista.
Nel 1939 viene fondato l’Andreas Hofer-Bund, associazione clandestina che raccoglie quel piccolo gruppo, in prevalenza di estrazione cattolica, che si oppose alle opzioni [all’opzione per la nazionalità tedesca e il trasferimento a nord dei germanofoni è dedicata la conferenza di Paolo Cova, il 13 aprile]. Dal Bund nascerà dopo il 1943 il movimento di resistenza sudtirolese che prende il nome dal suo capo, l’“Egarter-Gruppe” e che si batterà anche per la riunificazione del Tirolo.
Il mito di Hofer resiste al tempo. Nel 1959 tutto il Tirolo si prepara a festeggiare in forma solenne il 150° anniversario. Le due parti, sebbene divise, vivono in democrazia, ma l’atmosfera a sud del Brennero non è distesa. Lo statuto d’autonomia del 1948 o non è stato attuato o è stato ostacolato, mentre continua l’immigrazione italiana. A questo punto entra in gioco l’Austria, stato tutelare della minoranza sudtirolese, che cerca di smuovere l’immobilismo italiano. Il clima tra i due stati si inasprisce, esplodono le prime bombe, la polizia italiana reagisce con fermezza e si innesca la spirale della violenza e della repressione.
In questo clima il culmine delle manifestazioni per l’anniversario, la grande sfilata per le vie di Innsbruck diventa un’unica, imponente manifestazione di solidarietà con i fratelli d’oltrebrennero oppressi. Il comune avversario, l’Italia, affratella tutti i partecipanti alle manifestazioni sia a sud che a nord. Gli uni lanciano il proprio grido di dolore, gli altri manifestano la loro solidarietà e il loro appoggio, spirituale prima e materiale poi.
Appare alla sfilata di Innsbruck la famosa corona di spine, simbolo della sofferenza tirolese; il mito cattolico-conservatore si congiunge con quello nazionalista che esce nuovamente allo scoperto. L’Italia reagisce con proteste e repressioni. È la stagione degli attentati [cui è dedicata la conferenza di Giorgio Postal, 18 maggio]. Passa oltre un decennio prima che si arrivi al secondo statuto d’autonomia entrato in vigore il 20 gennaio 1972.
Si può così osservare come i miti si sedimentano sulle vicende storiche e come vengono utilizzati da vari gruppi d’interesse per assicurare alle proprie idee una legittimazione. Da questo punto di vista la vicenda tirolese è un caso esemplare. Rivolte controrivoluzionarie e antinapoleoniche si sono susseguite e con motivazioni molto simili a quella tirolese, come nella Vandea, in alta Italia, nella Repubblica partenopea, nella stessa Germania, per non parlare della Spagna. Ma al giorno d’oggi nessuno festeggia le imprese del cardinale Ruffo e dei Sanfedisti nel 1799. Nel Tirolo, però, dell’anno 1809 non se ne può fare a meno.
 
Della vicenda storica e del mito di Andrea Hofer ne discute a Trento mercoledì 17 febbraio 2016, alle ore 17,30 (“Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale, via Roma 55), lo storico Andreas Oberhofer. L’incontro è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino.
 
 
Andreas Oberhofer, nato a Bressanone, nel 2006 ha conseguito un dottorato di ricerca, con la tesi “Weltbild eines ‘Helden’. Andreas Hofers schriftliche Hinterlassenschaft” (pubblicata nella serie Schlern-Schriften 342). All’Università di Innsbruck ha collaborato in vari progetti di ricerca in tema di storia sociale, storia della medicina, sull’anno 1809 in Tirolo, ecc.
Ha poi pubblicato una biografia di Andreas Hofer, “Der Andere Hofer. Der Mensch hinter dem Mythos” (Schlern-Schriften 347, 2008) e l’anno successivo “Andreas Hofer (1767-1810) dalle fonti alla storia” (Fondazione Museo Storico del Trentino, 2009).
Dal novembre 2013 è l’archivista del Comune di Brunico.
 


organizzazione: Biblioteca Archivio del CSSEO, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino