Aspettando Godot

Un capolavoro che fu considerato da molti una provocazione, prima di essere accettato come opera teatrale d’'eccezione. 

Teatro

Benvenuti a Teatro
Stagione Grande Prosa

Teatro Carcano di Milano
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
con Antonio Salines, Luciano Virgilio, Edoardo Siravo e Enrico Bonavera
Scene di Francesco Bottai
Costumi di Lorenzo Cutùli
Regia di Maurizio Scaparro

Sarà un capolavoro del teatro contemporaneo ad aprire, da giovedì 8 a domenica 11 gennaio al Teatro Sociale, la programmazione 2015 della prosa. Nell'ambito della Stagione organizzata a Trento dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara sarà in scena «ASPETTANDO GODOT» di Samuel Beckett nell'allestimento del Teatro Carcano di Milano.

Considerato da molti una provocazione, prima di essere universalmente accettato come opera d’eccezione,  “En attendant Godot” fu scritto tra la fine del 1948 e l’inizio del ’49 e fu definito dal grande drammaturgo francese Jean Anouilh «un capolavoro che provocherà disperazione negli uomini in generale e in quelli di teatro in particolare». Premio Nobel per la letteratura nel 1969, Samuel Beckett fu autore di poesie, racconti, saggi, opere teatrali, televisive e radiofoniche; attivo nella Resistenza francese, fu amico di James Joyce che conobbe durante i cinque anni di residenza a Parigi.

Maurizio Scaparro, uno dei maestri della scena italiana e internazionale, affronta per la prima volta la regia di un testo del grande drammaturgo irlandese. «Sento la responsabilità, il peso e l'emozione di mettere in scena per la prima volta un testo di Samuel Beckett – afferma il regista – e in particolare 'Aspettando Godot'. Questo testo mi colpisce anzitutto per le sue radici collegate alla millenaria e senza confini Cultura Europea, che noi stiamo colpevolmente dimenticando.»

«Aspettando Godot» ha per protagonisti due vagabondi, Vladimiro ed Estragone, che sono diventati l’emblema della condizione dell’uomo del Novecento, essere in eterna attesa, vagante verso la morte, punto minuscolo nella vastità di un cosmo ostile. «Beckett – argomenta Maurizio Scaparro nelle note di regia – è  certamente tra i primi nel Novecento a intuire che, nel mondo attuale, lo spazio per la tragedia si è fatto minimo, entra di nascosto, quasi sotto il velo del gioco, usa toni leggeri e punta talvolta anche al riso. Mi piace ricordare che per più di cinquanta anni Beckett aveva vissuto nel quartiere operaio di Montparnasse (e dal '40 al '45 ha avuto un ruolo attivo nella resistenza francese). I suoi compagni d'avventura in quel periodo erano stati, tra gli altri, anzitutto James Joyce, (l'ironia del linguaggio di Beckett nasce anche da questo incontro), Giacometti e Buster Keaton.

Il sipario si apre su questa coppia di personaggi, Vladimiro ed Estragone, vestiti come barboni, che stanno aspettando in una desolata strada di campagna un certo Signor Godot. Ma questi, che non appare mai sulla scena, si limita a inviare ai due vagabondi un ragazzo, il quale dirà loro che Godot "oggi non verrà, ma verrà domani". I due uomini si lamentano del freddo e della fame, litigano e pensano di separarsi, ma alla fine rimangono l'uno dipendente dall'altro. Ad un certo punto, appaiono sulla scena anche altri due personaggi: si tratta di Pozzo, un uomo crudele, e del suo servo Lucky che viene trattato dal padrone come un animale ed è tenuto al guinzaglio con una lunga corda. Quando i due nuovi personaggi escono di scena, Estragone e Vladimiro si interrogano sul da farsi, ma il loro linguaggio non riproduce più la realizzazione della volontà individuale. Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che esso dovrebbe esprimere.

Il secondo atto differisce solo in apparenza dal primo: Vladimiro ed Estragone sono di nuovo nello stesso posto della sera precedente. Continuano a parlare (a volte con dei nonsense e a volte utilizzando luoghi comuni o detti popolari, talora anche con effetti comici). Ritornano Pozzo, che è diventato cieco, e Lucky, che ora è muto, ma con una differenza: la corda che li unisce si è accorciata, ad indicare la soffocante simbiosi dei due. Quando escono di scena, rientra il ragazzo per annunciare che, ancora una volta, il Signor Godot non verrà.

In riferimento ad «Aspettando Godot», Maurizio Scaparro ricorda il giudizio che su questa opera teatrale ebbe ad esprimere del filosofo Nicola Chiaromonte per il quale «il fascino dei due atti di Beckett sta nella precisione con cui sono unite due situazioni ugualmente familiari per l'Homo Europeus: la difficoltà di credere nella sensatezza dei gesti quotidiani e la parallela difficoltà di credere nell'avvenire collettivo.»

Estragone e Vladimiro, creature deboli e immortali, vivono (come Pozzo e Lucky) in una terra desolata, aspettando Godot che non arriverà mai. «Vivono – scrive Scaparro – in un lontano e vicino (a loro e a noi) Novecento, nel ricordo romantico di una Tour Eiffel che resiste come immagine e nell'aridità di un presente che esclude loro e quelli che vorrebbero cantare, ballare, parlare, vivere. Beckett ce lo ricorda (capita qualche volta per i grandi classici) e lo fa con profonda drammaticità e spesso con sorprendente ironia.»

«Aspettando Godot»è, infatti, anche una commedia (riuscitissima) che sfrutta a fondo tutte le risorse del genere - il doppio senso, il qui pro quo, la gag farsesca - e in quanto tale è pure un gioiello del divertimento.

Protagonisti della nuova produzione del Teatro Carcano di Milano, quattro interpreti di grande valore e temperamento: nel ruolo di Estragone sarà in scena Antonio Salines, un attore che il pubblico trentino ha avuto modo di apprezzare in più occasioni, soprattutto negli anni della sua militanza nella Compagnia del Teatro Stabile di Bolzano. Al suo fianco Luciano Virgilio (Vladimiro), Edoardo Siravo (Pozzo), Enrico Bonavera (Lucky) e Michele Degirolamo nel ruolo del ragazzo. Il regista, Maurizio Scaparro, è alla sua seconda collaborazione con il 'Carcano' dopo l’exploit de La coscienza di Zeno, calorosamente applaudito anche dal pubblico trentino nel corso della passata Stagione. Le scene sono di Francesco Bottai e i costumi di Lorenzo Cutùli. La traduzione del testo di Beckett è stata curata da Carlo Fruttero

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Venerdì 9 gennaio il «FOYER DELLA PROSA»

Proseguono  presso la Sala Medievaledel Teatro Sociale di Trento i «FOYER DELLA PROSA», incontri di approfondimento critico sulla programmazione teatrale che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università.

Venerdì 9 gennaio l'appuntamento è fissato per le 17.30 e la discussione partirà dalla relazione svolta dal professor Paolo Tamassia dell'Università di Trento. Interverranno all'incontro con gli studenti ed il pubblico gli attori della Compagnia.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara