Aterballetto - Dreamers

ATERBALLETTO
Dreamers
Crystal Pite Solo Echo
Philippe Kratz An Echo, A Wave
Diego Tortelli Preludio
Produzione CCN / Aterballetto
AN ECHO, A WAVE.
Coreografia di Philippe Kratz
Con Federica Lamonaca e Giovanni Leone
Sound Designer Tommaso Michelini
Una produzione Fondazione Nazionale Della Danza / Aterballetto
Durata 10 Minuti
Probabilmente non esiste altra veduta come quella del mare che possa avvicinarsi a spiegare il difficile concetto dell’eternità. Osservando la sua superficie blu apparentemente infinita, riusciamo a comprendere quanto siamo effimeri, quanto piccoli e limitati, come le proverbiali gocce in un oceano. Il mare è un luogo di meraviglia, di sogni e promesse, di un fascino travolgente che trasmette una grande serenità. Ci ipnotizza, ci assorbe e ci può riempire di stupore spirituale.
Sul Mar Mediterraneo sono state raccontate e scritte grandi storie da parte di tutti i popoli confinanti, ispirate da scoperte, conquiste e patrie adottive. Tutto ciò conduce fino a noi l’eco di infinite speranze, tragedie insopportabili e straordinari incontri.
Quelle onde hanno attraversato la storia, sono sempre state occasioni di partenze, incontri e abbandoni.
Guerre e conoscenze lo attraversano da sempre.
Guardando il fluire del movimento di un danzatore, ritroviamo a volte quel moto naturale e ininterrotto delle superfici marine. E due persone che ballano passano sempre attraverso stati d’animo diversi, emozioni contrastanti, vicinanza e distanza.
È partendo da queste suggestioni che Philippe Kratz ha costruito un duetto per il CCN / Aterballetto, che considera la sua prima casa. Vi ha lavorato per anni, come danzatore e coreografo, prima di intraprendere da coreografo una carriera internazionale, che lo ha portato proprio quest’anno al debutto scaligero.
Sua è una delle creazioni più preziose del repertorio di Aterballetto, il duetto “O”. Ma sono ormai molte le coreografie da lui firmate, in Italia e all’estero.
SOLO ECHO
/ 7 DANZATORI – 20’ /
Coreografia Crystal Pite
Musica Johannes Brahms
Sonata for Cello and Piano in E Minor, Op. 38: I. Allegro non troppo
Sonata for Cello and Piano in F Major, Op. 99: II. Adagio Affettuoso
Set Design Jay Gower Taylor
Costumi Crystal Pite & Joke Visser
Luci Tom Visser
Staging Eric Beauchesne
Creazione nata per Nederlands Dans Theater
(9.2.2012, The Hague)
Riallestimento per CCN/Aterballetto (2025)
Produzione
Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
Coproduzione
Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Premiere: 6-7/02/2025, Bologna
Solo Echo si ispira a due sonate per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms e alla poesia "Lines for Winter" di Mark Strand. Come nella poesia di Strand, Solo Echo invoca l'inverno, la musica e il corpo in movimento per esprimere qualcosa di essenziale sull'accettazione e la perdita.
Versi per l’inverno per Ross Krauss
Di’ a te stesso
mentre si fa freddo e il grigio precipita dall’aria
che continuerai
a camminare, a sentire
la stessa canzone, non importa dove
ti trovi –
nella cupola del buio
o sotto il bianco screpolato
dello sguardo della luna in una valle innevata.
Stasera mentre si fa freddo
di’ a te stesso
ciò che sai, che non è niente
altro che la canzone suonata dalle tue ossa
mentre continui a incedere. E sarai in grado
per una volta di sdraiarti sotto il minuscolo fuoco
delle stelle invernali.
E se capita che non puoi
continuare né tornare indietro
e ti trovi
dove sarai alla fine,
di’ a te stesso
in quel definitivo fluire del freddo nelle membra
che ami quello che sei.
Poem by Mark Strand: “Lines for Winter,” from Selected Poems, © 1979 by Mark Strand. Used by permission of Alfred A. Knopf, an imprint of the Knopf Doubleday Publishing Group, a division of Random House LLC. All rights reserved.Traduzione di Damiano Abeni con Moira Egan, © 2019 Mondadori Libri S.p.A., Milano
PRELUDIO
/ Durata: 16’ –Creazione per 5 danzatori/
Coreografia Diego Tortelli
Musica Nick Cave
Luci Carlo Cerri
Assistente alla coreografia Casia Vengoechea
PRELUDIO è una creazione per 5 interpreti costruita attorno ad alcuni dei più intensi poemi e brani del cantautore australiano Nick Cave, uno dei più grandi esponenti del Post Punk. In questi suoi poemi Cave affronta l’intreccio tra temi come l'amore, il “credo”, la dipendenza, l'ossessione e la perdita intersecandosi tra di loro come se stesse raccontando una storia, un vissuto che può essere percepito da tutti tramite il suo uso delle note o del tono di voce. La sua forza è che non è indispensabile capirne completamente il contenuto o la risorsa di ispirazione per poter “sentire” e “farsi sentire”. Tramite la sua opera Cave sostiene che non dovremmo andare a teatro, a un concerto, a un museo, per comprendere, ma per porci delle domande e per arricchire noi stessi, per analizzare noi stessi.
In uno dei suoi poemi che compare come secondo brano nel mio lavoro ho trovato la domanda che volevo pormi per questa creazione: MAH SANCTUM (il mio credo).
In cosa credo? Credo nel “corpo”, credo nella sua fragilità e forza, nel suo limite e nella sua espansione, nella sua capacità di cambiamento e costante trasformazione, credo nella sua contemporaneità, ma anche alla sua capacità di continuare a provare quelle emozioni che ci sono state tramandate; credo nella sua violenta bellezza e spaventosa fragilità. In questo lavoro ricerco soprattutto su queste ossessioni, compulsioni, dipendenze, contrasti trasformando i corpi dei 5 danzatori non in uomini e donne, ma in stimoli emotivi; stimoli che sono partecipi di poemi scritti dei quali basterebbe comprenderne il fatto che non si concludono lì sulla scena.
PRELUDIO è la mia preghiera profana, la mia lettera d'amore al corpo, il mio credo di oggi.
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