Canicola
Austria, 2001
Titolo originale: Hundstage
Durata: 120'
Genere: Drammatico
Regia: Ulrich Seidl
Cast: Maria Hofstätter, Alfred Mrva, Erich Finsches, Gerti Lehner, Markus Davy
Film di Ulrich Seidl, un film austriaco a suo modo realista, con attori non professionisti e una sceneggiatura priva di dialoghi scritti. Il film scandalo della 58ª Mostra del cinema di Venezia.
Un week-end nei giorni di canicola estiva vissuto nella periferia di Vienna. Fra autostrade, ipermercati e file di casette familiari, la gente s'incontra e si confronta, gioca, canta, fa l'amore, subisce e provoca violenza. Tutto a dimostrazione di un desiderio di amore impossibile da colmare.
di Luca Passerini
Agosto in città: afa, sudore, calura, fastidio. Questa è la canicola estiva. Che può dare alla testa, è noto. Canicola, in italiano, è proprio il titolo di questa opera che si sviluppa in una allucinante estate austriaca.
In questo clima il regista, Ulrich Seidl, ci racconta sei piccole storie di terribili disperazioni quotidiane. Un ingegnere vedovo, unautostoppista ritardata, una maestra e il suo squallido amante, un bieco rappresentante di sistemi dallarme, una coppia di separati in casa, una cubista e il suo gelosissimo fidanzato. Sono sei piccoli spaccati di vite alle prese con le loro terribili disperazioni quotidiane.
Tutti i personaggi si incrociano, come automi, in una interazione finta e meccanica. Ognuno porta avanti le sue finzioni e le sue fissazioni, cercano di amarsi ma non ci riescono. Sono piatti e tristi, come il sesso che praticano e come lambiente che li circonda.
Seidl compone un mosaico di varie umanità sullo sfondo un cielo talmente terso e azzurro da risultare accecante. Linsieme potrebbe ricordare i film corali di Altman con, in più, una deriva nichilista e anarcoide. Questo angolo di Austria in fondo non è che uno zoo di individui-animali che si girano intorno, si guardano con sospetto, si annusano, ma che non saprebbero cosa fare se non potessero appunto osservarsi, spiarsi o rimproverarsi. Prova ne sia che, quando alla fine scoppia un temporale, ogni vita torna a essere sola e triste, con una sofferenza ancor più maggiore di quella impartita dallafa e dalla canicola.
La metafora dello zoo è, a nostro avviso, rafforzata dalla disposizione geometrica delle villette dove vivono i protagonisti. Un lotto residenziale dove le abitazioni sono allineate con una precisione carceraria e le siepi sono perfettamente lineari e maniacalmente curate; una immaginaria gabbia i cui confini sono limmutabilità del cielo e del nastro dasfalto della vicina autostrada.
Ulrich Seidl viene dal documentario, è abituato a registrare con occhio imparziale soggetti e comportamenti, i più diversi e, con Hundstage, vincitore del "Gran Premio della Giuria" alla 58° Mostra del Cinema di Venezia, ha realizzato una prima opera di finzione amara e originale, uno di quei film che costringono alla riflessione anche lo spettatore più pigro.
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