Donato Savin. Stele

Mostra

Ormai noto a livello internazionale, è uno dei più famosi artisti valdostani, un artigiano contemporaneo che interpreta e rivisita le rocce delle sue montagne in modo essenziale, con molti tipi di realizzazioni ma, soprattutto, con le sue stele – Dèi di pietra – a cui la mostra è dedicata. Una reinterpretazione di una dimensione ancestrale, palpabile nell’aria della sua Valle d’Aosta, dove vive e lavora a Cogne, nella frazione Epinel.

Come tutte le persone che sono abituate a vivere in stretto contatto con la natura, è, prima di tutto, un abilissimo osservatore. Del paesaggio, degli animali, delle sue montagne. Solo così si può spiegare la sua attenzione sottile nella scelta dei monoliti e dei particolari su cui intervenire. Le sue stele assumono allora una nuova fisionomia e, sottratte al proprio habitat naturale, si confrontano con paesaggi urbani e spazi espositivi.

Nella loro essenziale verticalità, nel protendersi verso il cielo, però riaffermano prepotentemente, di volta in volta, la loro provenienza. I verdi acidi dei licheni si mescolano e contrastano con le venature, la porosità della pietra, le sue lievi asprezze, i solchi sottili ci raccontano la composizione minerale della roccia.

«L’idea delle stele – ricorda l’artista – mi venne al Museo Archeologico di Aosta, vidi in quelle forme di roccia allungate Dèi di pietra, e iniziai a cercare pezzi di scisti di quel tipo, con la spaccatura naturale, con la superficie cosparsa dai licheni. Le mie opere sono aperte a ogni interpretazione. Io vedo degli Dèi, principalmente femminili, che salgono verso l’alto; quando non ci sarò più, saranno testimoni del mio passaggio nella vita terrena».

Tutto ha inizio quando, giovanissimo, visitando la Fiera di Sant’Orso ad Aosta, Savin scopre il mondo dell’artigianato tradizionale, ricco di espressioni artistiche. Sceglie un suo percorso da autodidatta e si avvicina alla pietra che scolpisce instancabilmente. Nel 1987 partecipa alla stessa Fiera e vince uno dei prestigiosi premi. È l’inizio della sua carriera: mostre personali e collettive. Oggi le sue opere sono conservate in collezioni private, in musei o sono collocate permanentemente in spazi pubblici all’aperto.

Il progetto espositivo di Trento, a Palazzo Thun sotto i porticati e nel cortile – un evento promosso dal Trento Film Festival e della Regione Autonoma Valle d’Aosta, con le fotografie delle opere e una serie di ritratti realizzati da Maurizio Rosati – che espone venti pezzi, molti di grandi dimensioni (fino a oltre 2,60 metri di altezza), è completato da un catalogo in italiano, francese e inglese.