Farsi fuori

L’Arcangelo Gabriele irrompe sulla scena: deve fare l’Annunciazione. La destinataria è una donna di 40 anni, che, davvero, alla prole non ci stava proprio pensando. Ne nasce un dialogo, uno scontro, un agone comico e filosofico sulla libertà di scegliere la maternità.

Teatro
[ http://www.teatroportland.it ]

Luisa Merloni

Con Luisa Merloni e Marco Quaglia
voce Alessandra Di Lernia
Disegno luci Marco Gaurrera
scenografie Gianluca Moro
collaborazione artistica Fiora Blasi
assistente alla regia Cristiano Demurtas
testo e regia Luisa Merloni
con il sostegno produttivo di Psicopompoteatro
Spettacolo finalista In-Box 2019

 

“È davvero l’ultima occasione per noi. Incantate a fissare il vuoto la perderemo.
Amare il vuoto.
Questo no.
Questo mai.”
Farsi fuori nasce da una semplice domanda: siamo la prima generazione che sceglie davvero se essere madre o no? E come si arriva a questa scelta? In che termini viene posta la domanda? Sono partita da una situazione paradossale. Cosa accadrebbe se una donna di oggi, moderna ed emancipata, magari proprio un’artista contemporanea, si trovasse di fronte all’arcangelo Gabriele venuto per farle l’Annunciazione?

In una società che vede forse per la prima volta una generazione di donne ritardare sempre più la scelta di diventare madri, la maternità, come scelta, come dovere, torna ad essere tema discusso e controverso nonchè un nodo nevralgico dove si scontrano spesso visioni differenti sulla vita, la religione, la spiritualità.

Il testo parte da questo humus e lo sviluppa in una chiave comica, dove la comicità, che spesso si nutre di contrasti, illumina il conflitto senza volerlo risolvere.
Femminismo è una parola che sta tornando alla ribalta del dibattito pubblico.

Sempre, irriducibilmente scomoda. Eppure è nel solco del pensiero femminista che troviamo queste parole: margine, eccentrico, nomade. Parole che richiamano un fuori, un luogo vicino ma altro, radicalmente altro, sempre in trasformazione, un luogo che non esiste, se non siamo noi a farlo esistere.

Farsi fuori, dunque, per non essere fatte fuori, anche. È un’operazione difficile, ad alto rischio, che può essere continuamente scambiata con “farsi da parte”.

Si tratta di ripartire sempre da una scomodità, da questo fuori impossibile, non per fare di questa posizione un dogma o un ghetto, appunto, ma proponendola come prospettiva privilegiata di complessità, dove possono cosistere anche in tensione tra loro, i diversi punti di vista critici sulle problematiche di genere.
Farsi fuori è anche, come spesso succede in teatro, frutto di incontri, come quello con l’attore Marco Quaglia, in diversi spettacoli realizzati da Psicopompoteatro, e del comune desiderio di cercare insieme nuovi spazi per il comico nel teatro contemporaneo.