Good bye, Lenin!
Germania, 2002
Titolo originale: Good Bye, Lenin!
Durata: 118'
Genere: Commedia
Regia: Wolfgang Becker
Cast: Daniel Brühl, Katrin Sass, Chulpan Khamatova
Lottobre 1989 non è il momento adatto per cadere in coma nella Germania dellEst ma è questo quanto precisamente accade alla mamma di Alex, una convinta attivista per il progresso sociale ed il miglioramento della vita nel regime socialista della Germania dellEst. Quando, otto mesi più tardi, si sveglia improvvisamente dal suo coma profondo, Alex si trova tra le mani un grosso problema. Il cuore della mamma è così debole che qualsiasi shock potrebbe ucciderla.
Premio come miglior film europeo al Festival di Berlino 2003
di Maurizio Marrone
Good Bye Lenin, il film di Wolfgang Becker che ha vinto il premio 'Der blaue Engel' per il miglior film europeo all'ultima Berlinale e che ha inaugurato a Roma la quarta edizione del Festival del Cinema Tedesco può essere sicuramente interpretato come una commedia asciutta e tagliente dai pacati risvolti politici ma, prima di tutto, rappresenta una sottile riflessione sulla Germania e sull'impatto che la caduta del muro e la fulminea riunificazione ha esercitato sul vissuto quotidiano di molti tedeschi dell'est.
Christiane (splendidamente interpretata da Katrin Sass) conduce una vita come tante nella Berlino-est del 1989. Madre di due figli, misteriosamente abbandonata anni prima dal marito, crede nel sistema socialista che, per quanto neghi all'individuo ogni possibilità di scelta, conferisce alla sua vita senso e certezze. Alla vigilia dell'evento che avrebbe cambiato per sempre il volto della Germania e dell'Europa cade in coma colpita da un infarto. Quando otto mesi dopo si sveglia miracolosamente, tutto è già accaduto e il figlio poco più che ventenne Alex (Daniel Brühl), per evitarle uno shock che potrebbe metterne a repentaglio la vita, decide di nasconderle la verità e di trasformare la stanza dove la madre è immobilizzata a letto in un teatro della finzione, un 'isola felice e pacificata dove un socialismo mai esistito (se non forse nelle aspettative e nelle speranze di molti tedeschi) la protegga dall'invasione della coca cola e di un sistema di regole che ella non sarebbe in grado di comprendere e tanto meno di accettare. La costruzione tragicomica di questo mondo immaginario (con tanto di finti telegiornali e reportage giornalistici montati da un amico con la vocazione del regista) trascina Alex in una commedia dell'assurdo ma, nonostante tutto, il figlio devoto resta convinto che l'unico modo di salvare la madre da morte certa sia quello di trasformare per lei il sogno di Lenin in realtà.
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