I talibani e l'Afghanistan
Mercoledì 7 aprile, alle 17.30, a Trento, nella Sala del Centro Bernardo Clesio (via Barbacovi 4) il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza la nona conferenza del ciclo "Le molte facce dell'Islam radicale e dei fondamentalismi".
Giovanni Bensi interverrà su "I talibani e lAfghanistan".
Introduce Fernando Orlandi.
Giovanni Bensi, membro fondatore del nostro centro studi, ha lavorato per molti decenni a Radio Liberty, lemittente che trasmetteva in lingua russa prima da Monaco di Baviera e poi, dalla metà degli aNovanta, da Praga. Da Radio Liberty, oggi Giovanni Bensi va in onda come commentatore speciale, mentre segue le vicende della Russia per lAvvenire. Scrive anche per il quotidiano moscovita Nezavisimaya gazeta. Ha pubblicato diversi libri e sta pre licenziare una monografia sul Caucaso.
Con questo ciclo di conferenze, CSSEO intende intende fornire un contributo all'approfondimento della conoscenza delle realtà dell'Islam in generale, e dei fenomeni di radicalismo e fondamentalismo. Nello stesso tempo verranno esaminate alcune delicate zone di crisi e di conflitto.
La situazione dell'Afghanistan, per quanto riguarda l'islam, ricorda molto da vicino quella della Cecenia. In entrambi i paesi svolgono un ruolo importante le confraternite "sufiche" le cosiddette "tariqah", che non sono solo organizzazioni religiose, ma hanno anche una funzione politico-sociale. Almeno due di queste confraternite, la "Naqshbandiyah" e la "Qadiriyah" sono diffuse in entrambi i paesi, una, la "Rushaniyah", è tipicamente afghana. Le confraternite sono caratterizzate da uno stretto legame di sottomissione fra il maestro ("pir", "sheikh") e i discepoli ("murid"). Come in Cecenia, anche in Afghanistan la società è divisa in tribù: "qawm", a loro volta suddivisi in clan ("khel") formati da grandi famiglie ("khesh"). Quando lo "sheikh" di una confraternita è anche il capo ("khan") di una tribù, evidentemente il suo potere politico diventa molto grande. Le tribù principali sono due: Durrani e Ghilzai. Il leader Hamid Karzai appartiene alla prima.
Ancora come in Cecenia, anche in Afghanistan accanto alle leggi della "shari'ah", la legge islamica, valgono anche quelle di un codice d'onore preislamico ("Pushtunwali") che spesso si intrecciano con le prime. In Afghanistan vige la scuola teologico-giuridica detta "hanafiyah", considerata liberale, mentre la Cecenia segue la "shafi'iyah", più rigida.
La storia recente dell'Afghanistan è stata caratterizzata dal regime dei taliban e dalla loro simbiosi con "al-Qa'idah" di bin-Laden. L'origine dei taliban va ricercata fuori dell'Afghanistan nella storia dell'islam indo-pakistano. "Taliban" significa "studente", e si è perciò parlato di "studenti delle scuole coraniche". Ciò però è vero solo in parte. Il primo significato di "taliban" è "colui che tende a qualcosa". L'uso di questo termine in senso politico fu introdotto negli anni '30 del secolo scorso dal filosofo e teologo musulmano indiano Abu-l-Ala Mawdudi, fondatore della "Jama'at-i Islami". Dovendo combattere in India contro il colonialismo britannico e l'intolleranza anti-islamica degli induisti, Mawdudi elaborò la dottrina di uno stato islamico teocratico autoritario che chiamò "teodemocrazia" ("hakimiyah Allah wa-sh-sha'ab"). La classe dirigente di questo stato veniva definita "taliban-i ghayat-i kamal" ("coloro che tendono all'estremo della perfezione"). I cittadini dovevano ispirarsi alla "ibadat", cioè all'obbedienza cieca e assoluta a questi "taliban", mentre lo strumento nelle mani dello stato per estendere il suo dominio era il "jihad", la "guerra santa" che Mawdudi intendeva in senso politico, e non religioso come è nel Corano.
Mawdudi ha espresso le sue idee in molti libri: i più significativi sono "Islami qanun aur dastur" ("La legge islamica e la costituzione") scritto in urdù, e "al-Jihad fi-l-islam" ("Il jihad nell'islam") scritto in arabo.
I taliban del mullah Omar non hanno fatto altro che applicare alla lettera gli insegnamenti di Mawdudi. Per portare all'"estremo della perfezione" la realizzazione dell'islam essi hanno preteso di applicare alla lettera non solo il Corano, ma anche i hadith, cioè i detti e le sentenze extracoraniche di Maometto, raccolti da dotti dell'VIII-IX secolo, in particolare al-Bukhari. Proprio con l'applicazione dei hadith si spiegano certe norme apparentemente assurde dei taliban, come il divieto della musica, della televisione ecc.
In questa situazione si inserì bin-Laden che, come lui stesso dichiarò al momento dell'attacco anglo-americano all'Afghanistan dopo l'11 settembre, intende "vendicare" l'onta che l'Occidente avrebbe inferto all'islam oltre 80 anni fa con la sconfitta dell'Impero Ottomano nella prima guerra mondiale, in seguito alla quale venne abolito l'istituto del Califfo (tale era il sultano di Istanbul), da alcuni visto (ma non è esatto) come una sorta di "papa dell'islam". Bin-Laden è un "kalifatista" (sostenitore della rinascita del califfato, al quale egli implicitamente si candida) ed entra così in conflitto con altri fondamentalisti islamici, come i "wahhabiti" (Arabia Saudita) che invece sorsero nel XVIII secolo guidando la lotta degli arabi contro il dominio ottomano, e quindi contro il califfato stesso.
organizzazione: CSSEO Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale