Il Tartufo

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2014/2015
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Genova
Il Tartufo
di Molière
versione italiana Valerio Magrelli
regia Marco Sciaccaluga
scene e costumi Cattherina Rankl
musiche Andrea Nicolini
luci Sandro Sussi
con Eros Pagni, Tullio Solenghi

La commedia che scandalizzò la Francia di fine Seicento

Eros Pagni e Tullio Solenghi, straordinaria coppia comica che l’'anno passato ha fatto divertire gli spettatori d'’Italia con I ragazzi irresistibili di Neil Simon, torna sulle scene bolzanine sempre diretta da Marco Sciaccaluga, per interpretare un altro capolavoro assoluto di comicità, ovvero Il Tartufo di Molière.
Può un individuo quasi ostentatamente sgradevole e viscido insinuarsi così profondamente negli affetti di una persona da indurla a cedergli tutti i suoi beni diseredando la sua famiglia? Questo l'’interrogativo da cui prende il via la travolgente commedia di Molière, che narra la storia di Tartufo, un falso devoto, raccattato sui gradini di una chiesa dal ricco borghese Orgon, intenzionato a farlo insediare da padrone nella sua famiglia.
Come ricordava già Voltaire, al suo debutto questa piéce sarcastica ed esilarante fu giudicata un’'opera scandalosa, ma solo pochi anni dopo venne interpretata come una vera e propria lezione di morale.
Sin dal principio della commedia la presenza di Tartufo - nei cui panni troviamo Tullio Solenghi - spacca la famiglia di Orgon, interpretato da Eros Pagni. Quando, nel terzo atto, il “falso devoto” entra in scena per la prima volta, lo spettatore sa ormai quasi tutto di lui avendo assistito a come Orgon e sua madre Madame Pernelle siano intenzionati ad accoglierlo in famiglia, mentre tutti gli altri personaggi vedano con la massima chiarezza l'’ipocrisia del nuovo venuto.
I temi centrali della commedia riguardano le conseguenze nefaste a cui l'’infatuazione di Orgon per Tartufo sta conducendo la sua famiglia e i modi con cui smascherare l'’ipocrisia del nuovo venuto. E nel divenire di scene caratterizzate da una travolgente comicità, Molière costruisce con implacabile determinazione un “giallo” della coscienza, punteggiato da “delitti” contro la logica e la dignità, destinato a risolversi in un sorprendente “happy end”. Rappresentata per la prima volta nel 1664 con il titolo Le Tartuffe ou l’imposteur, la commedia di Molière fu subito oggetto di una violenta campagna censoria da parte della congregazione dei “devoti”, tanto che lo stesso re Luigi XIV fu costretto a intervenire per proibirne la rappresentazione. La “querelle” si protrasse fino al 1669, anno in cui il re concesse definitivamente l'’autorizzazione a rappresentare la commedia che fu pubblicata da Molière con una graffiante prefazione che difendeva Il Tartufo dall’'accusa di offesa della religione e sottolineava come, mentre sino ad allora «i marchesi, le preziose, i mariti cornuti e i medici» avessero sopportato senza strepito che li si rappresentasse, «gli ipocriti non hanno proprio voluto saperne del ridicolo e se ne sono subito irritati, trovando insopportabile che io avessi avuto l’'ardire di prendere in giro i loro difetti».