Il giardino dei ciliegi

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2014/2015
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Napoli - Fondazione Campania dei Festival- Napoli
Teatro Festival Italia - Teatro Stabile di Verona
Il giardino dei ciliegi
di Anton Checov
regia Luca De Fusco
scene Maurizio Balò
costumi Maurizio Millenotti
luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie Noa Wertheim
con Gaia Aprea, Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini, Paolo Serra

Il capolavoro di Anton Cechov in chiave mediterranea

Un’enorme tenuta che sta per essere venduta all’asta con un frutteto che una volta all’anno si copre di fiori bianchi e diventa giardino, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie e il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita. A contemplare questo miracolo per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i personaggi del Giardino dei ciliegi di Anton Cechov avvertono in maniera netta i segni del tempo che passa e l’approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. L’ultima e la più lirica delle opere di Cechov, nacque tra il 1902 e il 1903 e venne rappresentata per la prima volta nel 1904. All’ombra degli alberi di questo giardino si compiono i destini dei protagonisti che rispecchiano la crisi di una società, la decadenza di una classe e l’affermazione di un’altra, la trasformazione di mentalità e il delinearsi di un nuovo sistema di valori. Nel corso di una lunga estate al crepuscolo di un’epoca, si svolge una vicenda tutta costruita sull’alternanza fra immobilità e brividi forieri di cambiamento.
Diretta da Luca De Fusco e interpretata da Gaia Aprea, affiancata da un nutrito cast di attori, questa nuova edizione dell’opera di Cechov applica un approccio mediterraneo al grande repertorio russo. Il regista infatti, individua un collegamento tra la difficoltà della società russa a entrare nel Novecento e un’analoga problematicità della società napoletana e più in generale di quella meridionale.
«Sia la società russa sia quella meridionale – afferma De Fusco – hanno avuto grandi difficoltà a entrare nella logica della rivoluzione industriale: la trama stessa del Giardino dei ciliegi riflette questo fenomeno. Non ci si sono solo analogie sociologiche tra la Russia e Napoli, ma anche stringenti affinità estetiche tra un teatro estroverso, comunicativo, caldo, come quello russo e l’espressività per molti versi simile del teatro napoletano. Non a caso la tradizione recitativa russa e quella napoletana vengono spesso accomunate tra le massime eccellenze attoriali».
«Anche per questo spettacolo – aggiunge De Fusco – abbiamo voluto continuare sulla linea del teatro/cinema che ha già riscosso tanti successi nazionali ed internazionali grazie alla collaborazione tra Maurizio Balò e Gigi Saccomandi. Il linguaggio scenico della compagnia però, registra una svolta. Dopo due spettacoli basati sul nero assoluto, sulle trasparenze video, su una recitazione assai astratta, il Giardino dei ciliegi sarò uno spettacolo dominato in modo quasi assoluto dal bianco, con una recitazione più morbida e sinuosa. »