La corazzata Potëmkin

Cinema

Cineforum Trento 2009/2010
Alla faccia del rag. Ugo Fantozzi

Urss, 1925
Titolo originale: Bronenosec Potëmkin
Genere: Drammatico
Durata: 67'
Regia: Sergej M. Ejzenštejn
Cast: Alexander Antonov, Vladimir Barski, Grigorij Alexsandrov, Michail Gomarov, Ivan Bobrov

Il film è ambientato nel giugno del 1905; i protagonisti della pellicola sono i membri dell'equipaggio della corazzata russa che dà titolo all'opera, ed è strutturato in 5 atti. I fatti narrati nel film sono in parte veri e in parte fittizi: in sostanza si può parlare di una rielaborazione a fini narrativi dei fatti storici realmente accaduti e che portarono all'inizio della Rivoluzione russa del 1905. Infatti - ad esempio - il massacro di Odessa non avvenne sulla celebre scalinata, bensì in vie e stradine secondarie, e non avvenne di giorno ma di notte. Lo stesso regista ha suddiviso la trama dell'opera in 5 atti, ognuno con un proprio titolo: Uomini e vermi; Dramma sul ponte; Il morto chiama; La scalinata di Odessa; Una contro tutte.

1. Uomini e vermi
La corazzata Potëmkin è ancorata al largo dell'isola di Tendra, durante la distribuzione di una razione di cibo i marinai si accorgono che la carne riservata all'equipaggio è deperita a tal punto da ospitare numerose larve di insetti. I marinai protestano e, capeggiati dal valoroso Grigorij Vakulinčuk (interpretato da Aleksandr Antonov), chiedono alle autorità della nave una razione a base di cibo sano; per tutta risposta le autorità convocano il medico di bordo, il quale nega l'evidenza, affermando che la carne dell'equipaggio è buona e perfettamente commestibile e invita l'equipaggio a mangiarla senza fare storie. Il rifiuto dell'equipaggio di accettare questa imposizione comporta l'ordine, da parte dei comandanti, di fucilare chiunque rifiuti di nutrirsi con la carne in questione. Alcuni di essi cedono al ricatto (gli ufficiali, i sottufficiali e qualche marinaio) e mangiano la loro parte, ma altri rifiutano e vengono incarcerati sotto un telone in attesa di essere fucilati sul ponte come monito per tutti coloro che osano anche solo progettare una insubordinazione.

2. Dramma sul ponte
Tutti coloro che rifiutano il cibo vengono giudicati immediatamente colpevoli di insubordinazione e vengono portati sul bordo del ponte, senza subire un regolare processo, e immediatamente ricevono i riti religiosi riservati ai condannati a morte. Davanti al plotone di esecuzione nessuno di loro mostra rimorso e tutti si mostrano convinti di ciò che stanno facendo; al momento opportuno il comandante dà l'ordine di fare fuoco, ma sorprendentemente i soldati del plotone di esecuzione, anziché sparare come loro ordinato, abbassano le canne dei fucili, dando il segnale per l'inizio della rivolta. I marinai sono male armati, ma il loro soprannumero nei confronti degli ufficiali consente loro di prendere ugualmente il controllo della nave. Gli ufficiali vengono uccisi e il medico che aveva rifiutato di ammettere che la carne era marcia viene gettato fuori bordo.

3. Il morto chiama
I soldati sparano sulla follaL'ammutinamento tuttavia ha un costo molto alto poiché, negli scontri, perdono la vita diversi uomini, e tra questi vi è anche il marinaio Vakulinčuk, capo carismatico del gruppo di rivoltosi che ha preso possesso della nave. Durante la rivolta, infatti, l'ufficiale in seconda della nave ha scaricato l'intero caricatore della sua pistola contro il marinaio, non lasciandogli nessuna possibilità di sopravvivere. Arrivati nel porto di Odessa, il cadavere del marinaio Vakulincuk viene trasportato a terra ed esposto pubblicamente dai suoi compagni in una tenda, con un amaro cartello su di lui: "Morto per un cucchiaio di minestra". Tutta la popolazione si raduna a dargli l'estremo saluto e inneggia a lui come ad un eroe, manifestando pubblicamente il proprio appoggio con comizi e ovazioni di gruppo, attirandosi inevitabilmente le attenzioni della severa polizia zarista.

4. La scalinata di Odessa
La folla massacrata sulla scalinataSulla scena irrompono i cosacchi dello zar, che per rappresaglia iniziano a marciare verso la folla inerme con i fucili puntati. Il popolo scappa e dimostra di non avere nessuna intenzione di recare danno ai soldati, ma questi fanno fuoco ugualmente, sparando e travolgendo tutto ciò che trovano: uomini, donne e bambini indifesi. Molto famoso è il montaggio della scena: i soldati vengono mostrati solo attraverso dettagli che li rendono impersonali, inflessibili (gli stivali che marciano, calpestando anche le vittime, i fucili che sparano), mentre la gente di Odessa muore in sequenze estremamente enfatiche e violente: la morte della madre, inquadrata ben due volte (ripetizione peotica[4]), gli occhiali di una vecchia frantumati da una sciabolata, la carrozzina che rotola giù dalla scalinata. I soldati non accennano a smettere il massacro, cosicché i marinai della Potëmkin decidono di sparare sui soldati con i loro cannoni. Al termine di questa battaglia arriva la notizia che una squadra di navi dello zar sta arrivando in porto per soffocare la rivolta della Potëmkin.

5. Una contro tutte
I marinai della Potëmkin decidono di andare fino in fondo ai loro obiettivi e conducono la corazzata fuori dal porto di Odessa per andare incontro alla squadra dello zar. Quando la battaglia sembra inevitabile, incredibilmente i marinai delle navi zariste rifiutano di fare fuoco contro i loro compagni, esternando con canti e grida di giubilo la loro solidarietà verso gli ammutinati e consentendo loro di passare indisturbati attraverso la flotta per dirigersi in mare aperto e scappare. Le navi sembrano allora uno stormo di gabbiani all'orizzonte, mentre la bandiera dei ribelli sventola rossa sullo sfondo, grazie alla colorazione a mano.

da it.wikipedia.org/


organizzazione: Federazione Italiana Cineforum