La vita che ti diedi

Teatro
[ Teatro Stabile di Bolzano]

Benvenuti a Teatro
Stagione Grande Prosa

Teatro Stabile di Bolzano
La vita che ti diedi
di Luigi Pirandello
regia Marco Bernardi
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
con Patrizia Milani e Carlo Simoni

Il tema del distacco è coniugato e contaminato con un'ossessione ricorrente nella scrittura pirandelliana, quella del figlio cambiato. Il dramma è condotto interamente sul filo dell'amore materno, valore che sopravvive intatto tra le macerie dei falsi valori della società e, nella sua autenticità, risulta indenne da ogni schematismo ideologico. «Ho voluto dedicare la mia ultima stagione da direttore del Teatro Stabile di Bolzano alle donne, ai grandi personaggi femminili che animano i nostri palcoscenici e agli sguardi femminili del nostro pubblico più fedele e appassionato.» Marco Bernardi spiega così la scelta di aprire la Stagione, curandone la regia, con questo testo di Pirandello.
In La vita che ti diedi il figlio è un personaggio assente, un cadavere nell'altra stanza. Ma la madre, Donn' Anna Luna, si rifiuta di riconoscerlo tale. La donna, in stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenere il figlio in vita, oltre il limite della realtà. E quando, ignara, l'amante del giovane viene a cercarlo e confessa di essere incinta, la madre sente il figlio ancora più vivo. Lo sente vicino a lei in questa donna che ne porta in sé la vita. Ma, alla fine, a Donn' Anna non resteranno che la solitudine e il dolore.

Torna al Teatro Auditorium, per un nuovo incontro con il pubblico trentino, la Compagnia del Teatro Stabile di Bolzano che porterà in scena venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 novembre, per la regia di Marco Bernardi, un intenso dramma di Luigi Pirandello, « La vita che ti diedi ».
Il grande drammaturgo siciliano scrisse questo dramma nel 1923 per Eleonora Duse, che però non fece in tempo a interpretarla: morì infatti in tournée a Pittsburg nell’aprile dell'anno successivo. A proposito del testo, lo stesso Pirandello in una lettera alla figlia Lietta scrive: «Per ora ti dico che la tragedia mi sembra la cosa più alta e più pura che sia uscita dalla mia fantasia».
La vita che ti diedi è la storia di una madre che subisce il destino peggiore che possa capitarle: la perdita di un figlio. Questa donna, Anna Luna, rifiuta di accettare la sua morte. Immersa in un “lucido delirio” si comporta come se il figlio fosse ancora vivo, con un’ostinata strategia psicologica che tenta di coinvolgere tutti coloro che le stanno attorno. In uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenere il figlio in vita, oltre il limite della realtà.
Il dramma è condotto interamente sul filo dell’amore materno, di cui è l’espressione più compiuta nel teatro di Pirandello: l’unico valore che sopravvive intatto tra le macerie dei falsi valori della società e che nella sua autenticità risulta indenne da ogni schematismo ideologico.
Il punto di riferimento di questa tragedia è un personaggio assente, un cadavere nella stanza accanto. Un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni ed è tornato a casa per morire, consunto da una malattia. Il dolore di Donna Anna, s’intreccia con quello dell’amante, Lucia Maubel, per passione della quale il figlio era partito. Lucia è incinta e per questo ha abbandonato anche i due figli avuti dal marito. La morte unisce le due donne: Lucia si dispera e Donna Anna perde ogni illusione. A lei non restano che la solitudine e il dolore, perché sa che anche la vita che nascerà dall’affranta Lucia sarà solo la testimonianza che il figlio non era più “suo” da molto tempo. In questa tragedia l’impronta sperimentale del Premio Nobel siciliano si manifesta nell’accostare ad un impianto narrativo sostanzialmente realistico un personaggio metafisico, delirante, eccessivo come quello della protagonista Donna Anna Luna.

Con questa messa in scena Marco Bernardi, regista, Patrizia Milani, qui interprete di struggente intensità del personaggio di Donn’Anna Luna e Carlo Simoni (Don Giorgio Mei) chiudono il cerchio di un lungo e fruttuoso sodalizio artistico che ha dato vita ad alcuni degli spettacoli più riusciti della scena italiana degli ultimi venti anni.
Al loro fianco troviamo una compagnia composta da Gianna Coletti (Donna Fiorina Segni), Karoline Comarella (Lida, figlia di Donna Fiorina), Paolo Grossi (Flavio, figlio di Donna Fiorina), Sandra Mangini (Elisabetta, vecchia nutrice), Giovanna Rossi (Francesca Noretti), Irene Villa (Lucia Maubel) e Riccardo Zini (Giovanni, vecchio giardiniere). La progettazione delle scene è stata affidata a Gisbert Jaekel; i costumi sono curati da Roberto Banci; Franco Maurina si occupa dei suoni e Massimo Polo del disegno delle luci.

Venerdì 21 novembre il «FOYER DELLA PROSA»
La rappresentazione dello spettacolo sarà anticipata, nel pomeriggio di venerdì 21 novembre, da «FOYER DELLA PROSA», incontro di approfondimento critico che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
«Il dolore di una madre per la perdita del figlio, tornato a casa solo per morire – scrive la prof.ssa Sandra Pietrini – diventa occasione di una sofferta riflessione sull’elaborazione del lutto: non si piange chi muore, ma la nostra stessa vita in chi non ci può più vedere né parlare. E il figlio di Donna Anna resta vivo, imbalsamato, nel ricordo, completamente diverso da com’era diventato al suo ritorno, finché l’arrivo dell’amante che porta in grembo un figlio da lui generato non le aprirà gli occhi e le farà comprendere di averlo perduto da tempo, prima ancora che morisse. Soltanto allora subentrerà la rassegnazione senza speranza della vita quotidiana che continua.»
Causa l'indisponibilità di Palazzo Festi, che ospiterà nei prossimi giorni un'altra manifestazione, l'appuntamento è fissato per le ore 17,30 presso la Sala Conferenze dello Spazio archeologico SASS, con entrata da Piazza Cesare Battisti. Coordinerà l'incontro la prof.ssa Sandra Pietrini, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso l'Università degli Studi di Trento. Interverranno gli attori della Compagnia del Teatro Stabile di Bolzano.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara