Le Mans '66. La Grande Sfida

Cinema

Regia di James Mangold. Un film con Matt Damon, Christian Bale, Jon Bernthal, Caitriona Balfe, Tracy Letts, Josh Lucas. Genere: azione, durata: 152 minuti.

Il team Ford che ha impiegato tutte le risorse per creare un'automobile capace di gareggiare contro la Ferrari

Commento da mymovies

Carroll Shelby è il pilota che nel '59 ha vinto la 24 ore di Le Mans, la più ardua delle gare automobilistiche.

Quando scopre di non poter più correre per una grave patologia cardiaca si dedica a progettare e vendere automobili. Con lui c'è il suo fedele amico e collaudatore Ken Miles, dotato di uno spiccato talento per la guida, ma anche di un carattere complicato. Insieme accetteranno la sfida targata Ford di sconfiggere la Ferrari e si batteranno per vincere una nuova 24 ore di Le Mans, contro tutti, a bordo di un nuovo veicolo messo a punto da loro stessi.

Il coraggio uno non se lo può dare, insegnava Manzoni. Lo stesso accade per il talento: o c'è, o non c'è. La tecnica si può affinare, ma la straordinarietà di saper eccellere in qualcosa è una peculiarità che appartiene solo alle viscere di una persona e nulla può scalfirla.

È il caso di Ken Miles, pilota nell'anima prima che sulla pista, capace di battere puntualmente i suoi stessi record. Irascibile, testardo, per nulla diplomatico, vanta volto scavato e carisma di Christian Bale, alla sua ennesima interpretazione magistrale.

Pochi come lui, vale la pena ribadirlo, riescono a dar vita a personaggi incredibilmente distanti tra loro e renderli puntualmente credibili e memorabili e questo stesso pilota di cui restituisce tutta la ruvidità del carattere e l'umanità. Miles è l'emblema del campione, colui che a testa bassa, con umiltà, porta avanti la sua vita - una moglie, un figlio, un'officina da seguire - ma non rinuncia alla passione e, appena gli viene data la possibilità, dietro a un volante sa correre per trovare la sua rivincita.

Tratto da storie vere, il film si rivela una metafora interessante della lotta, molto attuale, tra talento e marketing: vale di più un cavallo di razza o il più addomesticabile e fotografabile di tutti?

Miles/Bale risponde in pieno al primo profilo e per nulla al secondo, per questo la grande industria non lo ritiene all'altezza, "non è un uomo Ford", dicono al suo amico e sponsor Carroll Shelby.

Ad interpretare quest'ultimo, un Matt Damon perfetto nei panni di chi sa riconoscere il talento altrui e si spende, anima e corpo, per mostrarlo e difenderlo. Perché è maledettamente difficile riconoscere un talento, altrettanto difficile ammetterlo, ancora di più accettarlo, soprattutto se chi ha talento non appartiene a nessuna lobby e nessuna élite, e non si lascia corrompere né compiacere.

Colpisce, funziona, emoziona l'alchimia tra i due protagonisti che porta il pubblico a parteggiare per loro, prima ancora che sulle piste, di fronte alla mentalità delle grandi industrie che frustrano il merito e barattano la bravura con la vendibilità, ieri come oggi. Ottimi anche gli attori nei ruoli minori, dal titanico Tracy Letts che fa arrabbiare e divertire nei panni di Henry Ford 2 a Remo Girone in quelli di Enzo Ferrari, dalla magnetica moglie di Miles Caitriona Balfe al bambino Noah Jupe, già visto in A quiet place.

Dietro la macchina da presa c'è James Mangold, bravo a firmare un'opera al contempo adrenalinica, ironica, graffiante e commovente. Travolgente, profondo, il film di Mangold si allinea alla grande tradizione americana dei film basati sugli scontri/incontri tra titani, come Rush di Ron Howard oppure, cambiando settore Frost/Nixon. Due ore e mezza di puro spettacolo, in cui è impossibile staccare gli occhi dallo schermo.

Anche perché a settemila giri al minuto, insegna Mangold, possono succedere tante cose. La più sorprendente, dice Shelby/Damon, è che la macchina con cui corri svanisce. Resta un corpo che attraversa lo spazio e il tempo. È il punto in cui ti chiedi chi sei veramente, e per darti una risposta, a quella velocità, non c'è tempo per mentire.