Magdalena Abakanowicz

Convegno

Mercoledì 26 marzo alle ore 18.00 nella sala conferenze del Mart di Rovereto, si terrà, nell’ambito degli eventi a cornice dell’attività espositiva, l’incontro con l’artista polacca Magdalena Abakanowicz accompagnata da Renilde Hammacher, storica e critica dell’arte e attualmente consigliere artistico e conservatore capo onorario del museo Boijmans-van-Beuningen. L’artista sarà protagonista di una performance durante la quale leggerà un testo filosofico, corredato dalla proiezione di immagini. L’incontro sarà anche occasione per presentare il libro MAGDALENA ABAKANOWICZ, pubblicato dalla casa editrice “Gli Ori” (Prato) e realizzato in stretta collaborazione con l’artista e con la collezione Gori della Fattoria di Celle. Il volume rappresenta il primo tentativo di raccontare il processo creativo di questa protagonista dell’arte contemporanea internazionale.

L’artista polacca si è affacciata sulla scena italiana per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1980 dove ha realizzato un suggestivo allestimento all’interno del padiglione del suo paese. I sacchi di juta grezza, prima sventrati poi ricuciti ed ammassati insieme, hanno esercitato un forte fascino. Come scrive Giuliano Gori nella sua prefazione al volume: “Lasciai Venezia con la convinzione che un lavoro di questa artista a Celle avrebbe potuto rappresentare uno dei pilastri portanti della nostra collezione.” Prosegue, raccontando l’avventura che ha portato l’artista a realizzare alla Fattoria di Celle la prima opera in bronzo della sua produzione: Katarsis, composta da trentatre gusci umani. Altre testimonianze sono arrivate in seguito alla collezione Gori, culminando nel 2000 con numerosi modelli plasmati direttamente dalle mani dell’artista. Questi calchi, grezzi o elaborati, sono stati impiegati in fonderia per realizzare alcune opere che oggi si trovano nelle collezioni permanenti di importanti musei e istituzioni nel mondo. Intorno a questo nucleo di modelli, è stato deciso, nel 2000, di fare una mostra all’interno dello spazio espositivo Casa Peppe, dal titolo “Working Process” e improntato sul processo creativo dell’artista. Nel testo inedito che apre il volume, Abakanowicz scrive “Ciò che in questa mostra chiamo “modelli”, “incompleti” o “spezzati” o “in-progress” non sono altro che le mie sculture, sculture non obbligate ad adeguarsi ai musei o a diventare una parte della storia dell’arte. Queste sculture sono più di tutto questo, sono reali e vere come lo è la necessità fisica. Personali come il sudore. Sono imprevedibili come il nostro intelletto e la nostra sensibilità”.

E’ proprio dall’esposizione “Working Process” che il volume trae origine, rappresenta un’ulteriore indagine all’interno della ricca creatività che investe tutto il lavoro dell’Abakanowicz.
I modelli “Working Process” sono stati successivamente depositati al MART di Rovereto dove, in occasione dell’inaugurazione del nuovo museo, è stata dedicata loro una sala. Tra le immagini nel volume troviamo quindi i vari allestimenti: quello originale eseguito dall’Abakanowicz per la Casa Peppe, quello successivo all’interno della rustica fattoria del complesso di Celle, per finire con l’attuale sistemazione negli spazi museali disegnati da Mario Botta. Il ricco corredo fotografico si incentra sia sull’artista che lavora (dal trambusto della fonderia all’intimità del suo studio) sia sulle sue affascinanti installazioni: dai deserti di Calgary e Gerusalemme ai boschi della Lituania, al tetto della Metropolitan Museum di New York.

Magdalena Abakanowicz avvia la sua carriera artistica in Polonia, un paese distrutto dalla guerra e dalla rivoluzione a cui seguì la dominazione russa per cinquant’anni. L’artista esprime il suo bisogno di spazio e di libertà attraverso la realizzazione di oggetti morbidi fatti di fili presi da vecchie corde inutilizzate, sculture flessibili che si possono arrotolare e trasformare in pacchettini da tenere ovunque. Nel 1965 le viene assegnato il “Great Prize” alla Biennale di San Paolo e da allora il soggetto principale della sua attività diviene la condizione umana.Crea una moltitudine di sculture figurative fatte di tela da sacchi, per finire poi con l’usare il bronzo – figure viste di schiena, una folla, forse un migliaio di figure mai mostrate tutte insieme. Si può trovarle insieme in gruppi di 112, 80, 60, 50, 40 e 330 ospitate in diversi musei del mondo (tra gli altri il Ludwig Museum a Colonia, Sun Jeu Museum in Corea del Sud, National Gallery of Art a Washington, Sezon Museum of Art a Tokyo, ecc.). Le sue figure, a grandezza naturale, sono senza testa e simili a un guscio. Il volto viene studiato dall’artista come un soggetto indipendente e da esso derivano centinaia di metaforici autoritratti in bronzo – INCARNAZIONI, seguite da facce di animali immaginari chiamati MUTANTI. Ogni sua scultura è un pezzo unico, come un principio mai ripetuto. Utilizzando bronzo, pietra, legno e calcestruzzo Magdalena Abakanowicz installa grandi lavori permanenti in spazi aperti in Italia, Korea, Israele, Giappone, Germania, Stati Uniti, Lituania e Polonia, trasformando le sculture da oggetti da guardare a spazio da esperire. Nel 1994 cura la coreografia di danze che si richiamano alle sue sculture, eseguite a Tokyo, Hiroshima e Varsavia da ballerini giapponesi e polacchi. Nel 2002 crea, in Polonia, un gruppo di 112 UNRECOGNISED, un insieme di figure in cammino realizzate in ferro.
Magdalena Abakanowicz vive e lavora a Varsavia.