Moro no Brasil
Oggetti smarriti 2005
Germania/Brasile/Finlandia, 2003
Titolo originale: Moro no Brasil
Genere: Documentario
Durata: 105'
Regia: Mika Kaurismaki
Cast: Walter Alfaiate, Velha Guarda da Mangueira, Seu Jorge, Mika Kaurismäki, Margareth Menezes
Sito ufficiale: www.moronobrasil.com
Il regista finlandese Mika Kaurismäki ci porta in un viaggio di 4000 km per scoprire la cultura popolare e locale del Brasile. Incontri con i musicisti, cantanti e danzatori che con i loro incredibili stili musicali ci introducono ad un mondo molto lontano dai ritmi più noti della samba e bossa nova.
Sono quattordici anni che Mika Kaurismaki (fratello e produttore del più noto Aki) scorrazza in lungo e in largo per il Brasile, innamorato del paese, delle varie popolazioni che lo abitano, dei suoi colori, allegria e soprattutto musica. Fin dal 1990 qui Mika ha realizzato numerosi film, dal primo Amazonas (un film ecologista con la presenza in qualità di attori di Jim Jarmush e Samuel Fuller), passando per il documentario Tigreiro, a Film That Was Never Made del 1994 e per Sambolico, lo splendido cortometraggio realizzato nel 1996 con gli studenti del Rio Film College. Daltronde, questo viaggio intrapreso per la realizzazione di Moro No Brasil attraverso i suoni, i ritmi e le note della musica popolare brasiliana, dimostra una profonda conoscenza del paese carioca da parte del cineasta finlandese, il quale, tuttavia, non dimentica le proprie origini lapponi. Infatti, il film ha inizio dalla neve del suo paese, ricordando il giorno in cui si innamorò della musica brasiliana, prima di inoltrarsi attraverso un viaggio di quattromila chilometri nel sole e nel caldo del paese sud americano. Il contrasto iniziale rende bene lidea delle differenze non solo climatiche tra il paese dal quale proviene il regista e il paese latino americano scandagliato in questo documentario scorrevole e ben ritmato, oltre che dal punto di vista musicale, anche dallottica del montaggio delle immagini. Un montaggio basato sul ritmo vertiginoso delle musiche che il film ci fa conoscere, come se la musica fosse la vera e propria sceneggiatura che scandisce ritmi e tempi della visione. Il maggior pregio di questo documentario sta proprio nella conoscenza che porta allo spettatore, che non è quella scontata di musiche come la Samba o la Bossa Nova, di cui ogni spettatore conosce ormai le note.
La musica popolare indagata dal cineasta finlandese è popolare nel vero significato delletimologia della parola, in quanto è la musica che accompagna e scandisce la quotidianità delle popolazioni che abitano alcune delle zone del vasto territorio brasiliano: musiche come il Forrò, il Frevo, Il Coco, lEmbolada, che sono indice delle molte influenze culturali (da quelle degli indios a quelle africane, passando per quelle europee a quelle arabe) che nel corso dei secoli, mescolandosi tra loro, hanno formato e modificato la cultura carioca. Lo stesso regista specifica come questi ritmi musicali siano solo una piccola parte delle molteplici e variegate espressioni musicali presenti in Brasile: il documentario, infatti, concentra la sua attenzione sui ritmi delle zone nord-orientali del paese, Bahia, Pernambuco e Rio de Jainero. Una scelta obbligata quella di selezionare il materiale musicale proprio per lenorme vastità delle infinite sfaccettature culturali di cui si compone la musica brasiliana.
Biglietti presso:
Casse Rurali Trentine convenzionate in orario di sportello
Cassa del Teatro Auditorium lunedì-sabato dalle 10 alle 19
Cassa del Teatro Sociale lunedì-sabato dalle 16 alle 19
Teatro S. Marco da un'ora prima dell'inizio delle proiezioni
Assemblato come un lungo viaggio, un road movie musicale sui luoghi e sulla gente che abita il Brasile, il film di Mika Kaurismaki indica come il documentario svolge la sua funzione primaria, far conoscere realtà spesso sconosciute, senza predeterminarle a priori, seppur indagate attraverso il punto di vista personale dellautore: Impari di più quando fai un documentario poiché praticamente scrivi il tuo film mentre lo giri. Non si può stabilire a priori una vera sceneggiatura perché altrimenti non sarebbe più un documentario. In questa affermazione del regista cè lessenza di Moro No Brasil, che mostra una spontaneità rara nellindagare la gente e i ritmi musicali, espressione della loro gioia, esternazione dellallegria che non viene mai a mancare loro anche in situazioni sociali difficilissime. Questa spontaneità nelle immagini riprese è probabilmente data proprio dal fatto che il cineasta ha usato il mezzo cinematografico per conoscere queste popolazioni attraverso un movimento che parte da se stesso aprendosi verso la loro essenza (questo è quel che indicano le immagini iniziali, un movimento dalla natia Finlandia verso il Brasile), un movimento che è già di per sé garanzia di conoscenza. Lo spettatore scopre così quel che ha scoperto di volta in volta lo stesso cineasta nel suo lungo viaggio: un mondo nuovo, multicolore, gioioso, privo di star e di mode musicali (inutile andare in cerca di nomi di musicisti noti), dominato dallallegria vitale della musica del popolo carioca. Lunico rammarico è di non essersi alzati in piedi durante la proiezione a ballare sulle poltrone del cinema!
Alessandro Morera, 11/05/2004 su www.frameonline.it
organizzazione: Centro Servizi Culturali Santa Chiara