Non ci vede nessuno quaggiù

Viaggio a Spoon River – Tappa 3 

Teatro

Monologo interpretato da un attore per un singolo spettatore di Angela Dematte’ da Edgar Lee Masters regia: Lorenzo Maragoni

in scena: Massimo Scola

Questo è il dolore della vita:
che per essere felici bisogna essere in due.
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River
 
Viaggio a Spoon River” parte dai 244 epitaffi poetici della “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, uno dei capolavori della letteratura americana: nel progetto di TrentoSpettacoli, la vita di cinque personaggi dell’Antologia riprende voce nel corpo di un singolo attore davanti a ogni singolo spettatore, creando una connessione simbolica intima e fortemente personale.

L’autrice e drammaturga teatrale Angela Dematté ha scelto 5 personaggi immortalati negli epitaffi poetici di Lee Masters, costruendo attorno a ciascuno di essi altrettanti monologhi teatrali della durata di circa 30 minuti. Ogni monologo viene affidato all’interpretazione di un attore o di un’attrice, e alla direzione di un o una regista.

Ciascun monologo viene rappresentato fino a 4 o 5 volte per ogni giornata, e ogni volta per un solo spettatore alla volta, creando quindi una dimensione speciale ed esclusiva per ogni replica, e una relazione individuale e singolare tra l’attore - e ovviamente il personaggio interpretato - e lo spettatore. Ogni giornata di spettacolo prevede fino a 5 turni di repliche per 5 giornate consecutive in una settimana (tutti i giorni dal martedì al sabato).

Ogni monologo viene rappresentato in un mese diverso, e quindi rispettivamente nei mesi di maggio, giugno, settembre, ottobre e novembre 2021. Tutti gli spettacoli del progetto si terranno allo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas (S.a.s.s.) in piazza Cesare Battisti, a Trento, in uno spazio non teatrale, suggestivo in sé e fortemente evocativo rispetto al progetto stesso. 

Il terzo regista coinvolto, dopo le 'trentine' Maura Pettorruso e Carolina de la Calle Casanova, è il padovano Lorenzo Maragoni: "Lavorare su un testo per un attore e uno spettatore è riportare il teatro alle fondamenta, in un certo senso andarne a cercare l'essenza. In un uno-a-uno lo spettatore non può dimenticarsi di sé, lasciarsi assorbire dal buio della platea e da un gruppo di spettatori, non c'è 

un concetto di "pubblico", ma solo l'incontro di due esseri umani. In questa atmosfera intima, fragile, vulnerabile, potenziata dalla suggestione del luogo del SASS, le domande dell'Antologia di Spoon River possono risuonare limpide e struggenti: come guardiamo alla nostra vita passata? Qual è il nostro posto nel mondo? Qual è stato il nostro viaggio finora? E risalendo alla città, alla vita quotidiana, lasciare che queste domande agiscano e si trasformino in altre: quale vogliamo che il nostro posto sia, da adesso in poi? Dove vogliamo che il nostro viaggio ci porti?".

La drammaturgia di tutto il progetto è affidato ad Angela Dematté, che ha avuto il compito di scegliere cinque tra i 244 epitaffi dell’Antologia di Spoon River, e tradurli in altrettante drammaturgie teatrali, tenendo però conto della particolare modalità di fruizione “uno a uno”:

«Quel che può fare un'autrice in un processo teatrale di incontro uno a uno tra attore/attrice e spettatore/spettatrice è tentare di innescare con le parole un processo rituale personale, che affida poi ad altri due cerimonieri, la regista e l'attore. Processo rituale e non religioso – spiega Dematté -, perché una "religio" non c'è, forse c'è stata molti secoli fa, in questo luogo sotterraneo romano-tridentino. Ma non c'è nemmeno a Spoon River, a ben vedere. Ho dunque costruito, credo in modo lecito, un processo misterico e non logico: il personaggio di questo aldilà sa tutto ma allo stesso tempo non sa, ed è condannato a ricordare quel che gli è accaduto e a dolersene e stupirsene ogni volta, di nuovo. Esattamente come per Dante davanti ai dannati o come ci accade nei sogni, è chi guarda e chi sogna che è chiamato a decidere dov'è il germe della colpa e dove quello dell'innocenza».

Il progetto è sostenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, dal Comune di Trento, dalla Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali S. Chiara

Costi

da euro 16,50

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