Orchidee

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2014/2015
La Grande Prosa

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione - Teatro di Roma - Nuova Scena-Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna Théâtre du Rond Point- Parigi- Maison de la Culture d’Amiens - Centre de Création et de Production
Orchidee
di Pippo Delbono
luci Robert John Resteghini
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella

Bellezza, amore e senso di perdita nelle visioni poetiche di Pippo Delbono

«L’'orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio, mi diceva una mia amica, perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto. Come questo nostro tempo.» Con queste parole Pippo Delbono spiega il titolo del suo ultimo spettacolo, che verrà presentato nella stagione “La Grande Prosa”. Orchidee è uno dei lavori più maturi ed emozionanti di Pippo Delbono, il talento più folle ed esagerato del teatro italiano. L’'autore, attore e regista ligure è apprezzato internazionalmente per i suoi spettacoli poetici e visionari che portano alla ribalta le persone e la loro umanità in tutte le loro sfaccettature. Le messe in scena di Delbono, rappresentate in più di cinquanta paesi, sono creazioni totali, realizzate con un nucleo stabile di artisti. Tra essi, alcune persone provenienti da situazioni sociali di emarginazione, che hanno consolidato il loro lavoro all'’interno della compagnia e sono tuttora parte centrale della sua poetica e della sua esperienza teatrale.
Orchidee è un lavoro importante per la ricchezza di rimandi che apre, degna degli Shakespeare e dei Cechov che cita, per l'onestà e la limpidezza con cui si interroga sul senso della rappresentazione della vita. Si parla di morte, di bellezza, d'amore, di potere, in un fiume di suoni, musiche, parole, movimenti e video. Una sorta di confessione dove il pubblico è privato e viceversa.
«In Orchidee c'’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo mio, della mia compagnia, le persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti,… con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale» scrive Delbono.
«Orchidee nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po'’ più grande un po'’ più saggio, lei vecchia ritornata un po'’ più bambina. E così il vuoto. Il sentirsi figlio di nessuno. Il vuoto dell'’amore.

Ma Orchidee nasce anche da tanti vuoti, da tanti abbandoni. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell'’essere artisti perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto. Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie. Credo che rappresenti per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto a scrivere, a parlare dell’'amore».