Paolo Orsi e la scoperta di Locri Epizefiri

Convegno

I Venerdì dell'Archeologia

Presentazione del Corpus dei Pinakes di Locri Epizefiri
Relatori: Gerardo Bianco, Elena Lattanzi, Claudio Sabbione, Licia Vlad Borrelli, Elisa Lissi Caronna, Roberta Schenal Pileggi

dal Sito www.pinakes.it
Atti e Memorie della Società Magna Grecia

Pinakes di Locri Epizefiri
I pinakes locresi sono tavolette votive in terracotta del VI e V sec. a. C., per la maggior parte rinvenute in frammenti, nel 1908, da Paolo Orsi, presso l’edicola tesauraria della Mannella a Locri, polis italiota che si distinse per una sua intensa sacralità e una vigile custodia di antichissime tradizioni mitiche e storiche. Benché l’importanza di questi piccoli rilievi - molti ricostruiti ed esposti nei musei- fosse riconosciuta e sottolineata in ogni sintesi sulla cultura religiosa ed artistica della Magna Grecia, la conoscenza analitica degli esemplari superstiti (oltre 5000 frammenti, quasi tutti nei musei archeologici di Reggio Calabria e di Locri) era rimasta parziale e asistematica.

Solo oggi se ne è apprestato il corpus mediante un’ordinata silloge, ricalcando, con alcune differenze, e con nuovi rilevanti apporti scientifici, la sapiente classificazione, incompiuta ma tenacemente disegnata nel corso di varie revisioni, da Paola Zancani Montuoro. Infatti i frammenti, presi in esame e schedati da cinque archeologi dell’Università di Torino presso la Soprintendenza di Reggio Calabria (con il supporto dell’A.N.I.M.I.-Società Magna Grecia), sono stati divisi, a seconda del soggetto, in dieci gruppi, ciascuno dei quali comprende numerosi tipi -pertinenti a circa 115 scene differenziate- con la distinzione di tutte le matrici e delle generazioni di queste. L’esame dei frammenti fuori classificazione Zancani ha permesso di riconoscere 14 nuovi tipi originali e di accorpare alcune scene non identificabili. Dei frammenti si sono anche analizzate chimicamente le argille e le tracce dei colori. Nelle rappresentazioni dei coroplasti -talvolta veri artisti- preminente è il mito di Persefone. Tra le altre divinità, sicuri sono i riferimenti ad Afrodite, mentre l’ambiente locrese è individuabile attraverso la configurazione di due templi e scene di vita quotidiana, dove, accanto a personaggi, animali e oggetti mitici o cultuali, sono finemente riprodotti carri, arredamenti, vesti e drappi, suppellettili di uso e di cosmesi.

La scoperta di nuovi particolari e i non pochi nuovi agganci tra frammenti singoli forniscono e forniranno agli storici dell’arte, delle religioni e del costume materia per verifiche, riflessioni e dibattiti.


organizzazione: Società del Museo Civico di Rovereto