Per Strada

Mostra

Il Gruppo d’artisti trentini La Cerchia è lieto di presentare, nello spazi della Sala Thun, la mostra “Per Strada”. La rassegna sarà visitabile dal 30 ottobre alle ore 18, nel rispetto delle norme anti Covid, e rimarrà aperta fino al 14 novembre.

“Per strada” indica un movimento, coglie un attimo durante uno spostamento. Una situazione di momentanea instabilità. Un tentativo di fissare in un’immagine un momento di transizione. Una condizione che appartiene al viaggio, ad un possibile percorso di ricerca o a un girovagare senza meta. 

La strada è per definizione una spazio delimitato, una sorta di striscia di terra su cui è possibile transitare, che rende possibile collegare due o più luoghi. Nasce come una traccia, un sentiero, per divenire luogo di incontri e scambi sul piano economico, sociale e, di conseguenza, culturale. Alla strada, fino dall’antichità, sono associate tutta una serie di narrazioni e immagini popolate da figure di vagabondi, girovaghi, mercanti e viaggiatori per puro diletto. Il discrimine è tra chi si muove per libera scelta, e quindi viaggia relativamente privo di vincoli e obblighi, e chi si sposta per necessità, per sfuggire a condizioni materiali sfavorevoli o persecuzioni politiche. Situazione in cui il viaggio diviene un esperienza segnata da una condizione di disagio e da ostacoli e che può accompagnarsi a forme di conflitto.

Nella modernità la strada sembra essere divenuta soprattutto un semplice luogo di transito, dominato dall’accelerazione dove quello che conta è annullare il più rapidamente possibile il divario tra il punto di partenza e quello di arrivo. Ma la strada è stata, e continua ad essere, luogo di confronto con se stessi e con l’altro, dove si stabiliscono relazioni, e che può dar luogo ad un doppio movimento: può essere spazio di meditazione e conoscenza di sé, ma anche di un desiderio di divenir parte di ciò che la strada attraversa ( sia esso un paesaggio o la città) fino a confondersi in esso.

Cominciamo il nostro percorso tra le opere della mostra partendo da Elisa Zeni. Nel suo lavoro predomina la Natura. Nel verde compare una traccia rossa , verticale, che non è sangue, ma che indica il sentiero che porta al cervo, simbolo ancestrale di vita. In Carla Caldonazzi la strada attraversa un bosco dai colori autunnali, mentre in Stefania Simeoni marca il confine tra la terra, con la boscaglia, e la linea del mare.

Mare che ritroviamo anche il Luisa Bifulco. Qui la strada si fa asfalto, che appare definito in tutta la sua presenza da una pennellata agile, ora più larga ora mossa, in un gioco incalzante con gli elementi del paesaggio: le nuvole, il mare e il verde e marrone di una radura di erbe e sterpaglie. In Roberto Segati incontriamo segnali stradali, dove le sagome che vi sono poste al centro sembrano muoversi in uno spazio fluido fatto di sovrapposizioni e svelamenti.

La strada è segno primitivo, traccia netta su una superficie bidimensionale animata dalla ricchezza materica del segno e del colore in Bruno Degasperi. Se in Ilario Tomasi lo spazio urbano ci appare rarefatto, più netto e preciso lo troviamo in Adriano Fracalossi. Qui prevale uno sguardo verso l’alto , dove le case sembrano infine sfaldarsi nella linea spezzata dei tetti che incontra il cielo.

Ma la strada è fatta anche di figure che la percorrono. Come il viandante che incontriamo nell’acquarello di Pierluigi Negriolli, colto nel pieno della fatica durante il cammino. Mentre In Giorgio Tomasi compare seduto , serenamente addormentato, a lato di un cielo blu segnato da corpi celesti.

La dimensione dell’incontro è ben rappresentata dalle due figure, un uomo e una donna, di Gianni Mascotti. Sono volte a evocare una relazione che in Silvio Magnini diviene gesto di pietà: è il buon samaritano che soccorre un uomo abbandonato, percosso e ferito ai margini della strada. Con Roberto Piazza siamo nel pieno delle mitologie contemporanee: protagonista è il ciclista scalatore, grimpeur, che si alza suoi pedali nel pieno dello sforzo per arrivare per primo alla meta.

Se in Paolo Dalponte, con la consueta ironia, sono rappresentate un paio di scarpe con bussola e orologio,  rammentarci la dimensione spazio temporale di ogni cammino , nel dittico di Domenico Ferrari ci troviamo davanti a una raddoppiarsi dell’immagine. Su un muro di un interno esotico troviamo una rappresentazione, in bianco e nero, del paesaggio che potrebbe benissimo essere quello che si intravede dagli ampi finestroni. Un opera che ci fa anche riflettere sulle immagini, sulla loro capacità di misurarsi col reale e sul loro potere evocativo.

La rassegna è corredata di un catalogo con riproduzioni di opere e testi critici a cura di Elisabetta Doniselli e
Adriano Fracalossi.

Gli artisti espositori sono: Luisa Bifulco, Carla Caldonazzi, Paolo Dalponte, Bruno Degasperi, Domenico Ferrari, Adriano Fracalossi ,Silvio Magnini, Gianni Mascotti, Pierluigi Negriolli , Roberto Piazza, Roberto Segati, Stefania Simeoni, Giorgio Tomasi, Ilario Tomasi, Elisa Zeni.