Proiezioni TrentoFilmFestival
TrentoFilmFestival
Proiezioni
15.30
Vite tra i vulcani
Mario Casella, Fulvio Mariani, 60, Svizzera, 2012
Esplorare le montagne dell'Iran e interagire liberamente con le popolazioni locali è stato impossibile in anni recenti a qualsiasi autore di documentari e perfino anche ai semplici escursionisti. Nel corso della primavera del 2011 un team ristretto di documentaristi svizzeri ha avuto un accesso esclusivo alla catena montuosa che corre dal confine turco fino a quello afghano dell'est. La principale condizione imposta dalle autorità era una sola: niente politica! Il pretesto di una spedizione scialpinistica diventa così la chiave per un viaggio unico nell'Iran rurale all'ombra dei meravigliosi e veri vulcani e nei meandri delle eruzioni politiche che condizionano il paese.
17.15
Saluti da Sar Planina
Erik Fusco, 15, Olanda, 2012
Il Kosovo è l'ultimo territorio dei Balcani i cui cittadini non possono viaggiare liberamente negli stati dell'Unione Europea. Quale influenza ha questa proibizione sull'esistenza di un solitario simpaticissimo contadino raccoglitore di mirtilli che abita in un piccolo villaggio della desolata Sar Planina, disperso fra le montagne del Kosovo, che in un buffo italiano rammenta la sua permanenza felice in Italia prima di essere espulso. L'uomo nutre qualche rimpianto, guarda con ironico distacco alla propria condizione e spera nel futuro dell'Europa. L'Unione Europea sta faticosamente affrontando la maggiore crisi economica della sua storia. I sentimenti europei stanno guadagnando terreno. Ma nel Kosovo si può incontrare qualcuno che mantiene ancora fortemente vivo il sogno di un'Europa unita.
Piccola terra
Michele Trentini, 54, Italia, 2012
Valstagna, Canale di Brenta, Valsugana, provincia di Vicenza: su piccoli "fazzoletti di terra" un tempo coltivati a tabacco si gioca il destino in controtendenza di personaggi diversi, impegnati nel dare nuova vita ad un paesaggio terrazzato per lo più in stato di abbandono. C'è chi rimane aggrappato con ostinazione e orgoglio all'antico podere di famiglia, chi lascia il posto di operaio presso una cava per ritrovare se stesso, chi venendo dal mondo urbano decide di prendersi cura di campi e muri a secco grazie ad un innovativo progetto di adozione, e chi originario del Marocco, sposato con una ceca, gestisce una pizzeria coltivando il sogno dell'integrazione per i propri figli senza dimenticare gli amati sapori e i profumi della propria infanzia.
19.15
Water
Bari Pearlman, 7, Stati Uniti dAmerica, 2011
Nei paesi in via di sviluppo rifornire d'acqua i villaggi è principalmente un compito assegnato alle donne e le regioni rurali del Tibet non costituiscono un'eccezione a riguardo. Le donne si recano al pozzo a prendere l'acqua con un secchio pesante tre o quattro volte al giorno percorrendo molti chilometri. Per quanto ciò che fanno sia necessario al sostentamento delle loro famiglie, il tempo che impiegano in quel quotidiano faticoso impegno le debilita molto fisicamente e non permette loro di studiare e di formarsi per apprendere quanto necessario per svolgere altri lavori e migliorare la propria condizione.
Lasciando la baia del re
Claudia Cipriani, 78, Italia, 2011
Cosa succede se un'insegnante decide di filmare i suoi allievi durante le ore di lezione? E se un'allieva decide di filmare l'insegnante? È quello che succede nel quartiere popolare di Milano chiamato "Baia del Re", dai suoi abitanti che si sono rifiutati di usare il nome "Stadera" imposto dal regime fascista. Scelsero dunque di farsi rappresentare dall'ultimo avamposto scandinavo da cui partì Nobile e la sfortunata spedizione internazionale che negli anni trenta tentò l'esplorazione del Polo Nord in dirigibile. Il quartiere era infatti posto nell'estrema periferia sud della città. Da allora la città è cresciuta e il quartiere si trova ormai alle porte del centro, eppure rimane ancora oggi sul confine tra emarginazione ed integrazione, tra degrado e riscatto. E' un quartiere storico di edilizia quasi esclusivamente popolare in cui abitano anziani soli ma anche tante famiglie giovani con molti bambini e un'alta presenza di migranti soprattutto nordafricani di prima e seconda generazione. Si presenta dunque come un laboratorio di contraddizioni. Lì i destini di una ragazzina e della sua "educatrice" s'incrociano, trasformando il ritratto di una strana comunità nella storia della catarsi di una tragica perdita. La storia di un'amicizia nata da un insolito modo di insegnare diventa così il racconto di un viaggio da un luogo della periferia milanese, chiamato Baia del re, a un luogo del Polo Nord che ha lo stesso nome, tra le meraviglie dell'Artico e la minaccia degli orsi polari.
21.15
The Wintering
Olga Stefanova, 84, Russia, 2010
Antartide, stazione polare russa di Bellingshausen. Per un anno intero, sostanzialmente in pieno isolamento dal continente vivono qui, con compiti diversi, solo quindici persone. Sono i "wintering", coloro che trascorrono i loro giorni perennemente immersi nell'inverno, in pochi piccoli edifici ammucchiati uno accanto all'altro. Intorno a loro solo neve e ghiaccio, gelo e vento, giornate troppo lunghe di buio o di luce. E' una piccola comunità necessariamente chiusa in se stessa, stretta in spazi collettivi limitati, prigioniera di un lungo inverno senza fine e di un lento passare del tempo. Poco o nulla sembra potere accadere che non sia previsto e conosciuto. Ma è sufficiente che una di loro si ammali, che la quotidianità faccia emergere qualcosa di ignoto perchè molto cambi.
LEGENDA
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