Ricchezza nazionale
Francia, 2002
Titolo originale: Les Pygmées de Carlo
Genere: Commedia
Durata: 101'
Regia: Radu Mihaileanu
Cast: Stéphane Rideau, Beppe Chierici, Sonia Rolland, Yves Verhoeven
Marc ed Olivier, assistenti di un grande maestro del cinema italiano, partono per il Bangui, nella Repubblica Centrafricana, alla ricerca di un gruppo di pigmei per un film. La delusione è al colmo, quando incontrano i primi pigmei: ormai completamente urbanizzati, i pigmei sono diventati il sotto-proletariato sfruttato da padroni senza scrupoli.
"Prodotto dalla televisione francese, è una commedia piena di disperazione, molto vivace, vitale e divertente come è nello stile del regista, ma anche seria e a volte tragica: sempre interessante, nel descrivere la perdita di identità e cultura attraverso la globalizzazione strisciante, il mimetismo che arriva fino nel cuore delle foreste...." (L. Tornabuoni)
di Daniele De Angelis
Radu Mihaileanu,ebreo rumeno da molti anni emigrato in Francia,è un regista apolide,anche nel senso più strettamente cinematografico del termine. La sua "visione artistica" del mondo pare non avere confini:può filmare la surreale odissea di un popolo (ebrei balcanici in fantasiosa fuga dalle atrocità naziste durante il secondo conflitto mondiale) come nel suo precedente,ottimo,Train de vie; oppure inventarsi una storia eccentrica (ed è il caso di questa sua nuova, interessante e discontinua opera, sospesa tra unazzeccata atmosfera kafkiana ed un -talvolta eccessivamente evidente - simbolismo "post-felliniano") su due francesi coinvolti in un improbabile missione africana tesa a procurare ad un anziano ed irascibile regista cinematografico transalpino (tale Carlo Ercole,Italia "mon amour"...) un piccolo gruppo di autentici pigmei africani. E realizzare cosi, sia pur attraverso due soggetti tra loro diversissimi, le medesime riflessioni su tematiche quali linsopprimibile desiderio di libertà delluomo, lincomunicabilità tra popolazioni geograficamente anche vicine, linevitabile contiguità tra vita e morte, limpossibilità di raggiungere lUtopia Assoluta.
Ciò che cambia in maniera evidente è lo stile scelto da Mihaileanu per raccontare Ricchezza Nazionale (il titolo, amaramente ironico, si riferisce proprio ai pigmei, ricchezza nazionale dellimprecisato paese centro-africano dove è ambientata buona parte del film sia nel senso di forza-lavoro da sfruttare che come mera attrazione turistica...): abbandonata la classicità formale di Train de vie, lautore franco-rumeno sceglie saggiamente un punto di vista ".sporco". e realistico, da finto reportage televisivo (non riuscendo però ad evitare le solite, scontate, ".interferenze video". che poco aggiungono al significato intrinseco del film) in grado di accentuare lo straniamento dello spettatore, che assiste attraverso gli occhi dei due protagonisti Marc ed Olivier (ben interpretati rispettivamente dallo sconosciuto Yves Verhoeven e dal giovane Stephane Rideau, già visto in Lontano di Techinè) alle loro molteplici (dis)avventure, assurde ma anche molto,molto verosimili. I due amici infatti scopriranno un paese soffocato da dittatura e corruzione, burocrazia imperante e paradossale razzismo interno (vedere per credere la sequenza in cui i neri di città insultano i pigmei delle foreste accostandoli alle scimmie...), dove tutto congiurerà a far naufragare il loro intento iniziale, quello cioè di condurre i pigmei a Parigi per la lavorazione del film di Carlo Ercole. Forse però essi troveranno dellaltro: Olivier lamore di una bellissima (persino troppo...) prostituta locale,un rapporto sentimentale il cui esito Mihaileanu lascia giustamente in sospeso viste le differenze razziali e sociali della coppia; Marc la presa di coscienza etica che gli permetterà di contraddire il regista di cui è da molto tempo aiuto, lasciando i pigmei -nobili piccoli uomini sempre più inesorabilmente accerchiati da uomini piccoli- nella loro natia foresta. Non riuscirà però a trovare il coraggio di annunciare ad Ercole (che parallelamente alla trasferta africana di Marc ed Olivier vediamo sottoporsi a ripetute analisi mediche) la sua intenzione di concludere il rapporto di collaborazione per cominciare una carriera cinematografica in proprio: come in Train de vie il film si conclude con quella che Gilles Deleuze avrebbe definito "immagine affezione", cioè la reazione, colta in primo piano dalla macchina da presa, di un uomo (Marc) messo improvvisamente di fronte alla tragedia ineluttabile della morte.
da www.cinemavvenire.it