Senza Confini

Teatro

Stagione di prosa di Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole

Giorno della Memoria

Promo Music
Senza Confini - Ebrei e Zingari
di e con Moni Ovadia
e con Paolo Rocca clarinetto, Massimo Marcer tromba, Ennio D'’Alessandro clarinetto, Ion Stanescu violino, Albert Florian Mihai fisarmonica, Marian Serban cymbalon, Marin Tanasache contrabbasso

Gli ebrei e il popolo degli “uomini” per secoli hanno condiviso lo stesso destino. Ebrei e “uomini” hanno per secoli incarnato per ragioni simili e specifiche la radicale “alterità” alle culture dominanti dell'’occidente cristiano. 

I due popoli chiedevano solo di vivere secondo la loro identità senza recare nocumento a nessuno. [...…] Essi seppero essere in tutto e per tutto popoli, per cultura, tradizioni, spiritualità, per profonde strutture del sentimento, per immediata riconoscibilità emozionale, popoli in tutto e per tutto, ma senza confini, senza burocrazie, senza eserciti, senza polizie, senza retorica patriottarda, eppure popoli, sospesi fra cielo e terra a cavallo dei confini, per questa ragione erano temuti al punto da fantasmatizzarli come capaci di ogni nequizia e da stigmatizzarli come essenza del male, e poi sterminarli con facilità.

In questa prospettiva non è difficile capire perché l’'annientamento fu perpetrato nella quasi totale indifferenza del mondo circostante. [...…] Gli ebrei hanno cambiato la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione e il loro statuto di vittime del nazifascismo, il loro immenso calvario, ha avuto pieno riconoscimento e un immenso edificio di testimonianza, di memoria è stato costruito sulla shoa’ e, anche se la condizione ebraica è talora difficile, ancora sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel salotto buono. […...] Il popolo degli “uomini” invece molto spesso continua a subire il calvario del pregiudizio, dell’'emarginazione. [...…] Il porrajmos non è stato riconosciuto, grazie a ignobili cavilli burocratici, il popolo degli “uomini” aspetta ancora giustizia e rispetto. [...…] “Ebrei e zingari” è il nostro piccolo ma appassionato contributo alla battaglia contro ogni razzismo.

È un recital di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio [...…]. “Senza confini” è la nostra assunzione di responsabilità, la sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente.
Moni Ovadia


organizzazione: Servizio Attività Culturali Intercomunale di Arco e Riva del Garda - Comune di Nago Torbole - Coordinamento Teatrale Trentino