Sobibor, 14 ottobre 1943, ore 16
Lo sterminio e la rivolta
Francia, 2001
Titolo originale: Sobibor, 14 Octobre 1943, 16 Heures
Genere: Documentario
Durata: 95'
Regia: Claude Lanzmann
Dal cineasta che ha dedicato lintera vita e opera alla Shoah, un film sulla drammatica riappropriazione della violenza da parte delle vittime inermi, senza immagini darchivio e senza rappresentazione della rivolta che scoppiò nel campo polacco di Sobibor, nella data e nellora del titolo. Dispositivo filmico fondato sulla dura testimonianza diretta (il volto e la voce) di uno dei protagonisti di quel giorno, Yehuda Lerner, a cui si aggiungono con forza viva e metaforica le immagini girate nei luoghi molti decenni dopo quegli avvenimenti.
Durante le riprese di "Shoah", è stato realizzato "Sobibor 14 ottobre 1943, ore 16". In "Shoah" nessun protagonista ebreo aveva testimoniato per Sobibor. La rivolta di Sobibor è un esempio di quello che Lanzmann chiamava la riappropriazione della forza e della violenza degli ebrei. La Shoah non fu solo un massacro di innocenti ma anche di gente indifesa, ingannata ad ogni tappa del processo di distruzione e fino alle porte delle camere di tortura. Bisogna fare giustizia su una doppia leggenda: quella per cui gli ebrei si siano lasciati condurre alle camere a gas senza avere alcun sospetto e l'altra, secondo cui non opposero resistenza ai loro carnefici. In realtà, gli atti di coraggio e libertà, individuali e collettivi, furono molti nei campi e nei ghetti. E' anche vero che una tradizione millenaria di esilio e persecuzione non aveva preparato gli ebrei a usare la violenza, che richiede due condizioni: una disposizione psicologica e una conoscenza tecnica, una familiarità con le armi. Fu, infatti, un ufficiale ebreo sovietico, Alexander Petchersky, soldato di professione, che decise, pianificò e organizzò l'insurrezione in appena sei settimane.
La ricostruzione di quegli eventi è affidata alla voce di Yehuda Lerner.
Sobibor, dopo Un vivant qui passe (1997) - che si interrogava sull'accecamento volontario dei testimoni dello sterminio -, è il secondo film direttamente uscito dal considerevole materiale accumulato al tempo della realizzazione di Shoah. È interamente dedicato alla rivolta di Sobibor e, al di là di questo, a ciò che Lanzmann stesso ha chiamato molto giustamente: "la riappropriazione della forza e della violenza da parte degli ebrei". Il film, come il titolo da solo indica, si pone come l'iscrizione circostanziata di quella rivolta fisica e metafisica nella Storia, ma anche - ed è la sua forza - nella leggenda, poiché gli ebrei non hanno di certo cominciato a difendersi a Sobibor: fin dall'inizio del ventesimo secolo, in Ucraina, gruppi di autodifesa rispondevano, colpo su colpo, agli istigatori dei pogrom.
La testimonianza di un sopravissuto di quella rivolta, Yehuda Lerner, filmato nel 1979, così come la ricostruzione, girata oggi, del suo itinerario nell'inferno concentrazionario, danno luogo a un meraviglioso lavoro di cinema, basato sull'interazione di una parola vivente e della cancellazione del contesto che la costruisce. Non si saprebbe, in coscienza, cosa aggiungere su questa opera eccezionale, che fa di Shoah una matrice, nel senso storico e artistico della parola. Bisogna, dunque, vedere e ascoltare Yehuda Lerner, questo eroe spezzato, per apprezzare soprattutto quello sbalorditivo momento di cinema quando Lanzmann, al montaggio, restituisce carne al suo interlocutore - il cui racconto si era svolto fino a quel momento principalmente con una voce monocorde e fuori campo - mentre ritorna sul suo passaggio all'azione, durante la quale spacca in due, con l'ascia, il cranio di un ufficiale nazista. A molti aspetti simili si deve l'effetto del film sullo spettatore, che vede avverarsi il desiderio di Kafka: "Un'ascia che spezza il mare gelato che è dentro di noi". (J. M., "Le Monde")
Claude Lanzmann
Nato a Parigi il 27 novembre 1925. Medaglia della Resistenza, Uffuciale della Legione d'Onore, Commendatore dell'Ordine Nazionale del Merito, dottore in filosofia honoris causa dell'università ebraica di Gerusalemme. Dal 1952 e dopo l'incontro con Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, non ha mai smesso di collaborare con la rivista "Les Temps Modernes" della quale è ancora oggi direttore. Shoah, fin dalla sua uscita nel 1985, è stato unanimemente considerato come un'opera basilare, un evento cinematografico unico.
da: www.alasca.it
organizzazione: Federazione Italiana Cineforum