Speciale giornata del dialogo ebraico-cristiano

Cinema

MY AUSTRALIA, di Ami Drozd, Israele, 2011, film, 96'
La soffitta di un edificio nasconde in un plastico un mondo segreto – l’Australia – pronto per essere animato dalla voce e dalla fantasia di un bambino. Ma il gioco di Tadek (uno straordinario Jakub Wróblewski) è subito interrotto da un fischio del fratello Andrzej, che lo chiama ad unirsi alla banda di quartiere per un’incursione contro i vicini ebrei. Anche se i canguri di Tadek sono pugili combattivi, c’è un brusco risveglio tra l’innocenza infantile della scena iniziale e la violenza brutale che sta per seguirla.
Polonia, 1960. Il piccolo Tadek e suo fratello sono stati cresciuti come cattolici. Ma quando vengono arrestati, dopo l’aggressione antisemita, la madre, sopravvissuta all'Olocausto, non ha altra scelta che rivelare al maggiore che in realtà sono ebrei. Facendo credere a Tadek che sono diretti in Australia, la terra delle sue fantasie, la famiglia si imbarca invece per Israele…
“La mia Australia” è un film tenero e potente che si confronta con argomenti non facili - l'antisemitismo e il neonazismo nella Polonia del dopoguerra, la scelta di tanti ebrei di nascondere le proprie origini e farsi passare per cristiani – per esplorare un capitolo importante ma spesso trascurato della storia europea e israeliana.
Diviso tra mondi in conflitto - l'infanzia e l'adolescenza, il suo creativo universo interiore e la realtà esterna della dura necessità – Tadek, ebreo e cristiano, polacco e israeliano, è un ragazzino scaltro e dolorosamente sensibile, allegro e vivace, sconfinatamente curioso e determinato rispetto ad una raffica di sfide alle quali deve far fronte con informazioni incomplete e spesso fuorvianti. Il suo è un mondo in cui tutti, bambini e adulti, per sopravvivere fanno tutto ciò che deve essere fatto - mentire, imbrogliare, rubare, combattere - e Tadek non meno degli altri. Eppure l’Australia dei suoi giochi rivela il desiderio di essere altrove, di trovare rifugio in un mondo immaginario, lontano, esotico, dove scoprirsi libero di essere diverso dal proprio cliché del “ragazzo di strada”. Attraverso le avventure e il punto di vista ingenuo e saggio di Tadek, il film – basato su esperienze personali del regista - esplora con sensibilità e umorismo i concetti di famiglia, casa, patria e identità in un mondo che il trascorrere dei decenni non ha reso meno complesso.